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Problema imballaggi: no alla filosofia dell’usa e getta
di Pietro Stagno
Un Mezzogiorno a propulsione segmentata

Nuove strategie operative per l’area vasta di Cagliari

 

Nuove strategie operative per l’area vasta di Cagliari

 

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Movimentazione container sulla banchina del porto canale di Cagliari
Il lancio definitivo del porto industriale, un nuovo ruolo per il porto commerciale, lo sviluppo dei traffici aerei nello scalo di Cagliari-Elmas, l’urgente adeguamento della rete viaria provinciale, una riorganizzazione razionale del sistema di trasporto pubblico locale. Sono stati i temi di grande attualità affrontati in un recente convegno, promosso dalla Camera di commercio di Cagliari, sulle strategie operative ed i progetti per l’Area vasta del capoluogo regionale.
L’incontro ha offerto una occasione di analisi e dibattito ad amministratori pubblici, operatori del settore, imprese e forze sociali, con il comune scopo di proporre un nuovo sistema di mobilità. All’iniziativa ha preso parte anche il presidente della Regione, Renato Soru, che nel suo intervento non si è limitato al consueto breve messaggio di saluto, ma ha affrontato i vari temi in discussione con diversi spunti di particolare interesse.
La relazione di apertura è stata svolta da Giorgio Asuni, che nei mesi scorsi ha guidato il lavoro della Commissione Trasporti istituita dal Consiglio camerale. Un intervento che ha spaziato dal porto canale alle carenze della rete stradale, dai collegamenti aerei al trasporto pubblico locale.
Ricordando che la Sardegna meridionale si trova in una posizione strategica nel Mediterraneo rispetto ai traffici di merci di livello mondiale, Asuni ha spiegato che «la direttrice euro-asiatica è una delle grandi opportunità per la nostra portualità, per realizzare e fornire servizi logistici e di trasporto, oltre che valide opportunità di localizzazione di attività produttive legate al transhipment. Una quota importante dei carichi che solcano il Mediterraneo è rappresentata da “merce ricca”, che spesso ha bisogno di essere lavorata, smistata e rispedita. L’allargamento ulteriore del canale di Suez, che permetterà il transito alle navi di ultima generazione, con portate superiori ai 6 mila teu, aumenterà ulteriormente la competitività del Mediterraneo per il traffico merci. In questa partita anche Cagliari e la Sardegna possono giocare le proprie carte. Ma per ricevere queste grandi navi occorrono fondali fra i 16 e i 18 metri, ampi spazi di accosto e adeguati bacini di evoluzione. Deve essere completato con urgenza l’intervento di escavo del porto canale, e contemporaneamente dobbiamo pensare agli investimenti ipotizzati per la banchina ovest del canale. È urgente quindi che gli enti preposti al governo del territorio portuale assumere le decisioni necessarie allo sblocco delle aree».
Auto
Porto commerciale di Cagliari: semirimorchi in attesa dell'imbarco su una nave ro-ro
Sviluppo del sistema portuale per Cagliari significa anche valorizzazione del fronte mare cittadino, servizi per il turismo crocieristico e nautico, una marina per la nautica da diporto: «Tutte scelte importanti – ha detto Asuni –, ma dobbiamo puntare su infrastrutture che possano effettivamente garantire un incremento delle occasioni di crescita economica e sociale. In altre parole: una nuova banchina si deve costruire se si è certi di poterla riempire, non soltanto per aprire un cantiere».
Nel capitolo strade, la relazione ha dato spazio alla «vergogna della statale 195, la Sulcitana: una strada al servizio della più grande raffineria del Mediterraneo; di una zona turistica in costante crescita, che richiama importanti investitori italiani e stranieri; una strada indispensabile per estese comunità, per aziende agricole e agroalimentari emergenti, per un centro di ricerca di livello internazionale. Oggi l’area costiera sud-occidentale della Sardegna e le sue opportunità di sviluppo sono ostaggi di questa strada strozzata, degli incolonnamenti dietro ad autobotti cariche di combustibili, di una velocità commerciale ridicola e di un carico di incidenti e vittime da tempo intollerabile».
Se per risolvere i problemi di una rete stradale drammaticamente inadeguata e di un sistema ferroviario regionale che scivola verso l’irrilevanza è necessario uno sforzo globale di enti, amministrazione e forze sociali, «lo stesso impegno collettivo è indispensabile per la costruzione di un efficiente sistema di trasporto pubblico locale». Ricordando alcune questioni urgenti («le difficoltà di tanti sindaci chiamati a far rispettare le norme di compatibilità ambientale sugli scarichi in atmosfera dei mezzi pubblici e privati; i piani di investimento delle Ferrovie Meridionali della Sardegna; l’ambizioso progetto elaborato dal Ctm per un tronco di metropolitana per l’Area Cagliaritana»), Asuni ha auspicato che «la Camera di commercio, le istituzioni, gli enti e le imprese che operano nel settore sappiano “fare sistema” e assieme alla Regione chiedere al Governo e all’Unione europea i finanziamenti per la realizzazione di un moderno sistema di mobilità».
Viadotto
Viadotto d'ingresso al nuovo aeroporto di Elmas
Il presidente della Giunta regionale, Renato Soru, non si è limitato a un saluto di circostanza ma ha messo sul tavolo diversi spunti che meritavano d’essere annotati. Innanzi tutto la conferma dell’incontro(1)con il ministro dei Trasporti, Pietro Lunardi, per la verifica dell’intesa istituzionale sulle grandi opere infrastrutturali. Si parlerà fra l’altro del sistema portuale e di mobilità, «ma nell’intesa non ci sarà spazio per un progetto impegnativo come la metropolitana da 500 milioni di euro proposta dal Ctm: mi dispiace, ma le risorse proprio non ci sono». La Regione vorrebbe individuare una serie di priorità e presentarsi a Roma «con una visione ampiamente condivisa dalle amministrazioni locali e dagli operatori, per sollecitare finanziamenti adeguati».
Secondo punto, il porto industriale, che «incomincia a lavorare bene con un importante operatore internazionale ma probabilmente lavorerebbe meglio se gli operatori fossero due. Un altro grande operatore portuale – ha detto il presidente Soru – ha chiesto alla Regione un incontro per discutere possibili investimenti nel Mediterraneo e a Cagliari». In attesa di nuove iniziative, dovrà procedere il collegamento dello scalo con la rete ferroviaria, eventualmente spostando verso il porto industriale anche il traffico merci attualmente gestito dalla stazione ferroviaria di Cagliari: un trasloco che fra l’altro permetterebbe di liberare aree importanti a ridosso del centro cittadino.
Con l’amministrazione comunale di Cagliari la Regione continua a discutere sul completamento della rete viaria di accesso e di attraversamento della città, così come valuta assieme ad altri Comuni le ipotesi di potenziamento della statale 554. L’area della cittadella universitaria e del policlinico sarà servita dalla metropolitana leggera targata FdS: la linea di metro-tram finanziata con risorse europee potrebbe essere prolungata nel terminale cittadino fino alla piazza Matteotti. E dalla stazione Fs dovrebbe partire un treno-navetta per l’aeroporto di Elmas: «Il treno fin dentro l’aeroporto, come si è fatto a Palermo, sarebbe la soluzione ideale», ha detto il presidente Soru.
E ancora, a proposito di collegamenti aerei: «La Regione è pronta ad investire sulla crescita dei traffici grazie ad accordi con le compagnie low-cost. Oggi le norme europee ci consentono questa forma di promozione del territorio e presto sarà pubblicato un bando per l’apertura di nuovi collegamenti punto a punto tra la Sardegna e le maggiori destinazioni europee».
La statale
La statale Carlo Felice, nei pressi di Monastir
Nel frattempo dovrebbe essere risolta la questione della continuità territoriale: «Attendiamo con fiducia la decisione del Tar del Lazio e il via libera alla soluzione che porterà le destinazioni in regime di continuità territoriale da 2 a 8, e le tratte da 6 a 18, ha ribadito Soru. «È positivo comunque che nel frattempo le compagnie abbiano incominciato a discutere seriamente e si lavori su ipotesi di collaborazione tra Meridiana e AirOne».
La prima relazione tecnica è stata svolta dal professor Italo Meloni (Università di Cagliari, Ingegneria dei trasporti), che ha citato due studi europei che relegano la Sardegna in posizione preoccupante in base all’indice di perifericità, che tiene conto dell’accessibilità di un territorio su strada, per mare e in aereo. I dati peggiori sono quelli sull’accessibilità stradale – che ovviamente deve includere il traghettamento dei veicoli – e soprattutto ferroviaria. Nei collegamenti aerei invece le province di Cagliari e Sassari sfiorano la media europea e la Sardegna complessivamente segue le Baleari ma precede sia Corsica che Sicilia.
«Uno dei nodi da sciogliere – ha sottolineato Meloni – è quello del traghettamento dei vagoni ferroviari, essenziali per qualunque sistema intermodale: in dieci anni il numero dei vagoni che hanno valicato il Tirreno si è più che dimezzato».
Sul fronte della gestione, il relatore ha rilevato «una forte carenza nel governo operativo degli interventi, anche in presenza di obiettivi condivisi. Il settore trasporti in Sardegna ha vissuto fra emergenze ed improvvisazione, non si è riusciti ad attuare le scelte fatte». Un caso emblematico sono gli accordi di programma quadro per le ferrovie: «Quattro documenti, l’ultimo firmato nel 2004, e tutti ripropongono gli stessi interventi – ha osservato Meloni –. Quasi che l’obiettivo fosse la firma dell’accordo, e non l’attuazione dei contenuti». A giudizio del relatore, la Regione dovrà attrezzarsi per la pianificazione degli interventi per infrastrutture e servizi, ma contemporaneamente dovrà riuscire a organizzare e monitorare l’esercizio dei servizi di trasporto e la gestione delle infrastrutture.
Il professor Giovanni Corona, docente all’Università da Cagliari ma soprattutto presidente del Ctm, ha parlato ovviamente di trasporto pubblico locale. D’accordo con i principali obiettivi individuati dalla bozza di legge regionale (aumento dell’incidenza del trasporto pubblico; costruzione di un sistema integrato, a rete e non più a linee; liberalizzazione del settore; razionalizzazione della spesa) Corona ha criticato invece la parte che prevede dei servizi minimi a carico del bilancio regionale: «In questo modo rischiamo di riprodurre la situazione esistente. Noi crediamo invece che il trasporto pubblico possa autofinanziarsi, e i servizi minimi debbano soddisfare esclusivamente le esigenze degli utenti più deboli. La premessa ovviamente è una diversa politica tariffaria. A Cagliari la tessera mensile del Ctm costa 23 euro. Lo stesso abbonamento può raggiungere i 70 euro in una città olandese o tedesca di dimensioni paragonabili. E con 70 euro il Ctm non solo non avrebbe bisogno di contributi pubblici, ma riuscirebbe a produrre degli utili».
Imbarco
Imbarco di carri merci su un traghetto delle Ferrovie
dello Stato, nel porto di Golfo Aranci
Dopo aver difeso il costoso progetto di metropolitana in galleria profonda che dalla stazione di Cagliari dovrebbe arrivare a Quartu-Pitz’e Serra («È l’unica soluzione capace di decongestionare il traffico a Cagliari, punta all’autonomia gestionale in sei anni, e le risorse per costruirla si possono trovare»), Corona ha ricordato alcuni dei progetti sui quali il Ctm è al lavoro: dalla linea filoviaria per il Poetto all’espansione dei collegamenti verso altri comuni dell’Area vasta di Cagliari, dalle iniziative per il controllo dell’inquinamento a un progetto pilota sulla sicurezza.
Di sviluppo e infrastrutture ha parlato il professor Luigi Pieraccioni, consigliere scientifico dell’Istituto Tagliacarne di Roma, ricordando la stretta relazione fra dotazione infrastrutturale e Pil pro-capite (la Sardegna è agli ultimi posti fra le Regioni italiane).
L’assessore regionale ai Trasporti, Sandro Broccia, ha chiesto tempo per rivoltare «un sistema che non è sistema, un settore non governato per gli ultimi cinque-dieci anni, senza un minimo di integrazione, con tanti operatori che non provavano neppure a dialogare. In Italia il 16,5% dei cittadini si sposta con i mezzi pubblici. Se in Sardegna il dato precipita all’8% ci sarà una ragione, a parte gli alibi geografici e demografici. Questa Giunta ha trovato innanzi tutto un grave problema di mezzi: abbiamo una flotta di autobus che marciano in media da 12 anni sulle strade urbane e da 10 lungo le rotte extraurbane. Le direttive europee prescrivono un’età massima di 7 anni. Saranno necessari investimenti rilevanti. E mirati: dobbiamo servire grandi città e piccoli paesi ma oggi i piccoli autobus sono forse qualche decina su una flotta di 1.700 mezzi». Annunciando una riforma ambiziosa, «un testo unico sul trasporto locale in Sardegna, piuttosto che un mero recepimento della norma nazionale», l’assessore Broccia ha promesso che il testo sarà a disposizione del Consiglio tra marzo e aprile e potrà essere approvato entro l’anno.
Luciano Ticca, presidente della Sogaer, ha rilanciato la questione della “congruità tariffaria” per l’aeroporto di Cagliari-Elmas, vittima dello stesso male che affligge tutti i nuovi scali proiettati verso il futuro: strutture pensate per i volumi di traffico del 2015, costi di gestione in proporzione, ma entrate che dipendono dai passeggeri e dalle merci che viaggiano oggi. Oltre ai piani di sviluppo dello scalo e alle politiche aziendali per una maggiore efficienza e per servizi migliori, Sogaer punta ovviamente a una crescita del traffico, «che ha risentito negativamente del sistema di continuità territoriale in vigore fino allo scorso dicembre. Oggi, con più concorrenza sulle rotte principali, incominciamo a vedere risultati positivi: da quando anche Meridiana vola su Linate, il numero dei passeggeri è cresciuto del 34 per cento», ha detto Ticca. Ma la scommessa più importante sarà quella sui voli low-cost e sulla crescita del movimento turistico, alla quale Sogaer vuole contribuire anche con l’adesione al Sistema turistico locale.
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Un pullman del Ctm per il collegamento fra il centro
di Cagliari e il litorale di Quartu
Alessandro Becce, amministratore delegato della Cict, ha parlato delle prospettive del porto canale, di un volume globale dei traffici destinato a raddoppiare in 10 anni nel settore transhipment, con una corsa verso navi sempre più grandi che troveranno sempre meno porti in grado di accoglierle. Cagliari dovrà correre se vuole inserirsi stabilmente sulle rotte mediterranee: «L’approvazione dell’intervento di dragaggio dei fondali è un fatto positivo», ha detto Becce, «ma ora bisogna farlo, così come è urgente completare i servizi a terra. Il mercato chiede tempi certi per programmare lo sviluppo, nessuno ci aspetterà». Il porto canale ha bisogno anche di una maggiore integrazione intermodale: «Dobbiamo poter garantire che, a 30 ore dallo sbarco a Cagliari, il container potrà già essere su un carro ferroviario in viaggio sul continente». Intermodalità significa anche nuove opportunità per far crescere il traffico locale (che oggi raggiunge il 6%) e aprire nuovi mercati per le esportazioni isolane.
Tra inviti alla collaborazione e concilianti aperture, il convegno ha riservato qualche scintilla per il finale. Il presidente del Casic, Sandro Usai, ha contestato un passaggio nella relazione di Giorgio Asuni che a proposito del porto canale ricordava «la diatriba tra Casic e Autorità portuale relativa alla proprietà delle aree tra gli annosi problemi che ne strangolano l’enorme potenziale». «Macché, è un falso problema – ha detto Usai –. L’Autorità controlla il triplo delle nostre aree, a sufficienza per qualsiasi progetto di sviluppo. In realtà il porto canale soffre della mancanza di un piano regolatore che indichi obiettivi e strategie, oltre che di fondali adeguati per accogliere le grandi navi».
Controreplica in chiusura del presidente della Camera di commercio, Romano Mambrini: «Il problema esiste. Il porto canale è un bene pubblico e non può essere ridotto a palestra per lotte politiche e beghe personali». Quanto alla zona franca, citata dal presidente Usai come grande occasione sprecata, Mambrini ha criticato la scelta iniziale di una società di gestione divisa a metà fra Casic e Autorità portuale: «Soltanto chi intende perdere tempo dà vita a una società come questa, con due soci al 50 per cento pronti a porre il veto su tutto. L’invito a coinvolgere altri soggetti, e per prima la Camera di commercio, purtroppo è rimasto inascoltato».