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Editoriale
di Gherardo Gherardini
Il pericolo nascosto dei rifiuti industriali

Il Piano regionale per i rifiuti speciali

Siti inquinati: i programmi di bonifica

Problema imballaggi: no alla filosofia dell’usa e getta
di Pietro Stagno
Un Mezzogiorno a propulsione segmentata

Nuove strategie operative per l’area vasta di Cagliari

 

Siti inquinati: i programmi di bonifica

 

Conferimento di rifiuti alla discarica di Serdiana
Conferimento di rifiuti alla discarica di Serdiana

La programmazione regionale in materia di bonifica dei siti inquinati ha subito negli anni diverse modificazioni ed elaborazioni, in funzione delle normative che si sono succedute, e si è sviluppata su quattro documenti fondamentali elaborati, direttamente o indirettamente, dalla Regione Sardegna:
– il primo Piano regionale di bonifica delle aree inquinate predisposto dalla Divisione ambiente della Ansaldo Industria spa per conto della Regione Sardegna, costato quasi seicento milioni, concessi dal ministero dell’Ambiente nel 1989. Nell’ambito di questo studio, negli anni successivi sono stati stabiliti i criteri e le linee guida per l’elaborazione e la predisposizione dei Piani di bonifica, nonché le modalità per l’erogazione delle relative risorse finanziarie (tale pianificazione è stata approvata con delibera della Giunta regionale n. 11/9 del 26 marzo 1998);
– il Piano per il disinquinamento e la riabilitazione ambientale delle aree minerarie dismesse del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, scaturito da un’Intesa di programma tra il ministero dell’Ambiente, la Regione Sardegna e l’Ente minerario sardo (Emsa), firmata nel gennaio del 1997;
– il Censimento delle discariche non autorizzate in Sardegna (Cendi) predisposto dall’assessorato regionale della Difesa dell’ambiente nel 1998;
– lo studio propedeutico per la predisposizione del Piano di gestione dei rifiuti speciali in Sardegna e l’aggiornamento del Piano di bonifica delle aree inquinate, predisposto dal Cinsa dell’Università di Cagliari nel 2001.
Il Piano regionale di bonifica delle aree inquinate (Piano Ansaldo). Questo primo strumento di pianificazione è stato elaborato negli anni 93-94 seguendo i criteri e le linee guida stabilite dal Decreto ministeriale del maggio 1989, con l’obiettivo principale di fornire un quadro più dettagliato possibile delle aree di degrado presenti in Sardegna, di redigere un primo elenco delle aree da bonificare con priorità, di individuare gli interventi più adatti alla bonifica di tali aree, di sviluppare un programma di identificazione e classificazione delle aree da bonificare nel medio termine e delle tecniche di bonifica da utilizzare.
Il Censimento delle discariche dismesse (Cendi). Con questo censimento venne fornito un quadro dettagliato di tutti i siti potenzialmente contaminati da attività di stoccaggio dei rifiuti di qualsiasi tipo, sia pregresse sia in atto, come pure autorizzate e non autorizzate. Il censimento si configurava inoltre come una vera e propria anagrafe in virtù della notevole quantità di informazione reperite per ciascun sito (caratterizzazione geologica e idrogeologica, individuazione dei potenziali bersagli dell’inquinamento, destinazione d’uso, caratterizzazione dei rifiuti stoccati, stato d’inquinamento).
Aggiornamento del Piano di bonifica delle aree inquinate, predisposto dal Cinsa dell’Università di Cagliari. Il Piano Cinsa ha recuperato tutte le informazioni elaborate precedentemente dalla Regione, inquadrando il lavoro nella logica introdotta dal decreto ministeriale del 1999 e specificando, conseguentemente, i nuovi obbiettivi. Fra questi, innanzitutto, la costituzione dell’anagrafe dei siti da sottoporre a bonifica e/o messa in sicurezza, l’individuazione degli interventi da realizzare al fine di bonificare i siti stessi e l’indicazione delle priorità con cui tali interventi dovevano essere realizzati.

Al fine di rendere più modulare l’attività, è stato deciso di suddividere i siti da sottoporre ad analisi ed elaborazione in cinque macrocategorie, all’interno delle quali erano riscontrabili caratteristiche omogenee.
1. Aree già bonificate o attualmente in fase di bonifica.In questa fase sono stati analizzati i siti più importanti e per ognuno di essi è stata predisposta una scheda di sintesi, nella quale sono state riportate le caratteristiche ambientali, i risultati delle analisi sull’inquinamento e le caratteristiche dell’intervento di bonifica.
Le azioni del piano nei confronti di questi siti sono fondamentalmente riconducibili alla richiesta di un monitoraggio post-operam e alla richiesta di ulteriori interventi nel caso in cui sia stata verificata l’inadeguatezza dell’intervento.
All’interno di questa categoria sono stati analizzati 13 siti, tra cui quelli di discariche industriali contaminati da tossico nocivi e quelli su cui insistono impianti produttivi. È da precisare che ogni sito di stoccaggio è stato considerato a sé stante, nonostante spesso ricadesse all’interno dell’area di un impianto a sua volta considerato sito inquinato.
2. Aree minerarie dismesse o attualmente in fase di dismissione. In questa categoria sono state censite le aree minerarie del Sulcis-Iglesiente-Guspinese potenzialmente inquinate o soggette a rischio di dissesto geologico o idrogeo­logico.
La principale fonte utilizzata in questa fase è rappresentata dal Piano per il disinquinamento e la riabilitazione ambientale delle aree minerarie realizzato dalla società Progemisa. Sono stati censiti in tutto 99 siti potenzialmente inquinati e/o degradati dal punto di vista geologico e idrogeologico e chimico; successivamente, sono stati individuati gli interventi di bonifica da realizzare.
L’applicazione di opportuni criteri di valutazione del rischio ha permesso di suddividere questi interventi in base alle priorità (a breve e medio termine, di completamento e valorizzazione).
3. Siti inquinati da attività industriali e/o stoccaggio di rifiuti industriali. In questa categoria sono stati inclusi gli impianti industriali per i quali l’analisi delle attività pregresse o in atto potesse far pensare a un possibile inquinamento, derivante da rilasci accidentali, stoccaggio di rifiuti, ricaduta al suolo di emissioni gassose.
4. Discariche di Rsu o assimilabili da sottoporre a bonifica. In questa categoria sono state individuate tutte le aree sede (passata e presente) di smaltimento di rifiuti solidi urbani. L’analisi condotta nell’ambito del Censimento discariche della Regione Sardegna (Cendi) ha permesso di verificare che la quasi totalità dei rifiuti stoccati era di origine urbana. In questa fase sono stati censiti 403 siti.
Sono state individuate inoltre le priorità di intervento e le linee di indirizzo, nonché la tipologia degli interventi da realizzare.
5. Discariche abusive contaminate da amianto. In questo censimento sono stati individuati 5 siti inquinati da amianto, di cui tre già soggetti a intervento di messa in sicurezza. 

Gli obiettivi - Questa parte del Piano indica nel dettaglio le modalità di attuazione degli obiettivi, per il raggiungimento dei quali la Regione si impegna ad attuare diverse linee di azione. Fra le più significative, ricordiamo:
– conseguire l’omogeneizzazione dei criteri tecnici relativi alle indagini, alla definizione degli obiettivi progettuali e alle modalità d’intervento attraverso l’adozione, per l’approccio alla bonifica delle aree minerarie dismesse, delle “Linee guida per la redazione dei progetti e la realizzazione di interventi di bonifica e risanamento ambientale delle aree minerarie dismesse” e l’adozione, per il risanamento delle aree compromesse dalle attività legate alle produzioni chimiche e petrolchimiche, delle “Linee guida operative per la redazione, esecuzione e gestione dei Piani di caratterizzazione di cui al decreto ministeriale 471/99”, redatte nell’ambito del protocollo per gli interventi di risanamento dei siti EniChem spa e Polimeri Europa srl ubicati in Sardegna;
Un sito minerario dismesso nei pressi
Un sito minerario dismesso nell'Iglesiente
– procedere in tempi ristretti, attraverso l’utilizzo delle risorse del Por Sardegna 2000-2006, ad attivare nelle principali aree industriali, nelle discariche di Rsu dismesse, nonché nelle aree minerarie più significative, un’indagine preliminare volta ad attività di monitoraggio per la definizione dello stato delle componenti ambientali acqua e suolo, al fine di conseguire nel tempo un’efficace azione di controllo dei territori bonificati e, individuare, se necessario, ulteriori interventi di risanamento.
– procedere a far realizzare gli interventi di bonifica da parte dei soggetti obbligati per legge;
– attivare tutte le iniziative necessarie affinché gli interventi di bonifica da condursi da parte dei soggetti obbligati vengano portati a termine entro un termine massimo di cinque anni dalla data di approvazione del Piano, nel rispetto del principio” chi inquina paga;
– attivare in via prioritaria, di concerto con il ministero dell’Ambiente, gli interventi di bonifica da attuarsi nei siti di interesse nazionale (Sulcis-Iglesiente-Guspinese) e nell’area industriale di Portotorres;
– procedere all’istituzione, attraverso l’emanazione di apposita norma, di un fondo di rotazione per gli interventi di bonifica e di messa in sicurezza di siti inquinati per i quali i Comuni, competenti per territorio, o la Regione debbano intervenire in via sostitutiva, ferma e impregiudicata ogni iniziativa tesa all’individuazione e comunque al recupero delle spese sostenute secondo le procedure previste dalle leggi vigenti;
– attivare e rendere operativa entro sei mesi l’Anagrafe dei siti inquinati;
– privilegiare tecniche di bonifica tendenti a trattare e riutilizzare il suolo nel sito. In particolare, trattamento in situ ed on site del suolo contaminato, con conseguente riduzione dei rischi derivanti dal trasporto e messa a discarica di terreno inquinato.