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Editoriale
Ugo Cappellacci
Piano Sulcis: una risposta straordinaria alla crisi
Paola Ferri
Un'area in crisi senza redditi di lavoro
Gherardo Gherardini
Portovesme: un polo vitale per l'economia del territorio

Ripresa del Sulcis: il parere di Confindustria
Gabriella Lai
Un piccolo Piano di Rinascita per il rilancio del territorio
Alberto Monteverde
Parco geominerario: una risorsa per l'isola
Documenti
Protocollo d'Intesa sul Piano Sulcis

Il contenuto redazionale è aggiornato alla data del 30 aprile 2013. Vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e l'utilizzazione di questo numero monografico in incontri, convegni, seminari, se non previa autorizzazione scritta dell'editore.

 

Un piccolo Piano di Rinascita per il rilancio del territorio
Gabriella Lai

 

SARDEGNA INDUSTRIALE n. 1-2/2013 - 30 Aprile 2013

 

Un piccolo piano di rinascita
per il rilancio del territorio

Frutto di una intensa collaborazione istituzionale, il Piano strategico provinciale, ora Piano Sulcis,  si è sviluppato attraverso un confronto fra Regione, Provincia, Comuni e Sindacati ed è stato infine approvato dalla Giunta regionale. Grazie ad accurati studi di fattibilità nei diversi settori dell’economia del territorio (lavori pubblici, turismo, agroalimentare, cultura) sono state ricavate stime prudenziale che indicano la creazione a regime di 2mila posti di lavoro. Le linee del Piano costituiscono la base del recente protocollo d'intesa sottoscritto da Governo, Regione e istituzioni locali

di Gabriella Lai 

 

Il Piano Sulcis prevede una completa ristrutturazione dello scalo marittimo industriale di Portovesme
Il Piano Sulcis prevede la completa ristrutturazione
dello scalo marittimo industriale di Portovesme

Via libera al Piano Sulcis: ai primi di agosto 2012  la Giunta regionale ha approvato la delibera sul piano di rilancio del territorio, difendendo i posti di lavoro esistenti e pensando alla diversificazione produttiva con la valorizzazione di settori finora marginali. Il Piano coniuga presente e futuro della provincia più povera d’Italia, mettendo a disposizione 128 milioni di euro di risorse nuove di zecca.
«Il Piano Sulcis – ha dichiarato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci – è l’espressione concreta della volontà della Regione, dei rappresentanti del territorio e delle forze sociali di salvaguardare con determinazione le realtà esistenti e di creare intorno a esse le condizioni di sistema che offrano nuove opportunità di impresa e occupazione».
La delibera è stata adottata di concerto con gli assessori regionali dell’Ambiente, dell’Industria e della Programmazione. Il Piano mette a disposizione nuove risorse dai fondi europei Fas e fa rientrare in un’unica strategia di sviluppo anche altre iniziative già programmate e finanziate, per un totale complessivo di 348 milioni di euro e circa duemila nuovi posti di lavoro previsti.
Nuove opportunità che, secondo il Piano Sulcis, dovranno nascere nel settore delle piccole imprese, della ricerca, del turismo, delle filiere, della pesca, delle bonifiche, senza dimenticare la difesa delle fabbriche già esistenti e da anni in affanno, il progetto Carbosulcis e la metanizzazione attraverso Galsi.
Va ricordato che il Piano è frutto di un’intensa collaborazione istituzionale: è nato infatti dal Piano strategico provinciale, che contiene elaborazioni per ogni settore produttivo. Poi si è sviluppato attraverso il confronto tra Regione, Provincia, Comuni e Sindacati. Infine, come detto, è stato approvato dalla Giunta.
Il percorso del gasdotto Galsi
Il percorso del gasdotto Galsi
«Abbiamo condotto studi di fattibilità su turismo, agroalimentare e cultura – evidenzia Salvatore Cherchi, presidente della Provincia Carbonia-Iglesias – e ricavato stime prudenziali che indicano duemila nuovi posti di lavoro a regime. È importante che il lavoro svolto sia stato riconosciuto dalla Regione, anche se i fondi stanziati non sono sufficienti, ma si potranno attrarre capitali privati. Occorrerà anche un confronto col governo Monti, perché la fiscalità di vantaggio nella misura dei de minimis per le imprese del territorio è di competenza nazionale».
Le azioni previste nel Piano sono state divise in quattro macroaree che vanno dalla salvaguardia del polo industriale (il più importante in Italia per la produzione di metalli non ferrosi) fino alla creazione di nuove opportunità di sviluppo, passando attraverso la realizzazione della centrale elettrica (con il recupero del gas prodotto dall’utilizzo del carbone) e del metanodotto Galsi.
La Giunta regionale non rinuncia quindi all’industria sulcitana, ma anzi – come si legge nel Piano – per programmare i nuovi interventi si parte proprio dalla salvaguardia del polo industriale esistente e si propone «la conferma del decreto legge 3/2010 sull’interrompibilità (e sulla super-interrompibilità) energetica, almeno fino al 2015 e l’abbattimento dei costi di trasporto dell’energia».
Come sottolinea il Piano, per mantenere un’industria moderna e concorrenziale è assolutamente necessario dotare il territorio di infrastrutture e per questo si prevede di avviare una serie di opere nel porto di Portovesme, fra le quali l’escavo di un nuovo canale di accesso, la realizzazione della banchina di levante, la rimozione del pontile Enel e altri interventi sulle banchine esistenti. Fondamentale, sempre nel campo delle infrastrutture, la strada di collegamento tra Iglesias e San Giovanni Suergiu, oltre al «miglioramento delle reti stradali consortili».
La piattaforma pilota della Sotacarbo spa che sviluppa tecnologie avanzate per l'impiego pulito del carbone
La piattaforma pilota della
Sotacarbo spa che sviluppa
tecnologie avanzate per
l'impiego pulito del carbone
La Giunta insiste poi sulla realizzazione della centrale a carbone (con la cattura delle emissioni di CO2), puntando sulla gara internazionale. L’idea della Regione è quella di fare del Sulcis un polo d’eccellenza per quanto riguarda l’attività di ricerca sul carbone pulito e sull’energia. E a proposito di energia viene considerato strategico far passare il gasdotto Galsi attraverso il Sulcis, ma non più da Porto Botte (come inizialmente previsto), quanto facendo arrivare il tubo per il trasporto del metano proprio a Portovesme, da utilizzare come base d’appoggio strategica per lo sviluppo dell’intera opera nell’isola.
Per programmare poi lo sviluppo, il Piano punta decisamente su due settori strategici: il recupero e la riconversione delle aree dismesse del polo metallurgico, ma anche la valorizzazione delle vecchie aree minerarie. Ampio spazio e consistenti risorse sono infatti destinati alla bonifica delle aree minerarie dismesse, con la possibilità di renderle poi attraenti in chiave turistica. La delibera della Giunta regionale tiene anche conto degli interventi in corso di realizzazione grazie alle sinergie messe in campo dall’assessorato regionale dell’Ambiente e dal Commissario per l’emergenza sulle bonifiche (lo stesso presidente della Regione).
Interventi complessi e di notevoli dimensioni, fra i quali meritano menzione le opere di bonifica nelle aree minerarie di Orbai e quelle avviate nella zona di Su Zurfuru a Fluminimaggiore. Altri sono in fase di progettazione, come quelli previsti a Masua e nell’area di Nebida. Sarà poi messa in sicurezza l’area relativa al Rio San Giorgio (Iglesias). Per la bonifica delle aree metallurgiche sono invece disponibili 50 milioni di euro.
Tutti questi interventi permetteranno di restituire ai sardi e in particolare ai sulcitani una porzione importante di territorio, per promuovere poi attività diversificate. Non è da escludere, ad esempio, un potenziamento delle imprese turistiche, puntando soprattutto sui porti di Sant’Antioco, Calasetta, Portoscuso, Carloforte e Buggerru, che dovranno essere anche collegati fra loro da una buona rete viaria. Con il miglioramento delle infrastrutture in questi approdi, si potrà decisamente potenziare l’attività diportistica, ma anche quella della pesca e della cantieristica navale, come si legge nella delibera che approva il Piano Sulcis.
Impianti esterni della miniera Rosas, a Narcao
Impianti esterni della miniera Rosas, a Narcao
L’obiettivo, dunque, è quello di sfruttare il patrimonio minerario, una volta messo in sicurezza e riadattato per scopi turistici, per aumentare le capacità di attrazione del territorio, legandola anche alle produzioni tipiche dell’area.
Un altro settore strategico per promuovere la ripresa del Sulcis, infatti, è quello dell’agroalimentare, senza trascurare la filiera ittica. Per stimolare la nascita di nuove imprese sul territorio, la Regione cercherà di stimolare azioni di venture capital (investitori finanziari che scommettono su una nuova attività produttiva) puntando sulla qualità delle produzioni. Una caratteristica importante che va tutelata, cercando anche di aggregare le attività secondo logiche di filiera, partendo dunque dalla produzione della materia prima, passando poi per la trasformazione e la commercializzazione.
In questo quadro, un’attività sulla quale puntare, nell’area compresa tra Portoscuso e Carloforte, è senza dubbio quella ittica e il Piano Sulcis è decisamente orientato verso quest’opportunità.
Anche sul fronte dei servizi il Piano riserva un ruolo fondamentale a quelli turistici, per garantire uno sbocco prioritario alle produzioni locali. «Si intende sviluppare e incentivare i settori, strettamente connessi tra loro, che fanno riferimento al sistema turistico locale: alberghiero, agriturismo, agroindustria e termale», si legge nel Piano.
Barche a vela latina ormeggiate nell'approdo turitico di Portoscuso
Imbarcazioni  a  vela  latina  ormeggiate  ad  un
pontile dell'approdo turistico  di Calasetta
Per rendere questi obiettivi raggiungibili sarà necessario anche incrementare la ricettività sul fronte della nautica da diporto. Una rete degli approdi del Sulcis potrebbe essere funzionale a questo scopo e rappresentare anche un esempio per l’intero territorio regionale.
Il Piano dedica anche una parte non marginale al ruolo affidato alla formazione, perché la qualità è anche figlia della formazione, e ciò vale anche per le imprese agroindustriali e quelle turistiche.
«Il nostro giudizio sul Piano Sulcis è positivo – dicono all’unisono i tre segretari territoriali Fabio Enne (Cisl), Roberto Puddu (Cgil) e Mario Crò (Uil) – ma ora occorre passare alla fase concreta. Il documento è frutto della mobilitazione generale che il territorio ha proposto in varie occasioni con istanze finalizzate a far ripartire l’economia del territorio. Manca ancora un protocollo d’intesa e soprattutto va pensato un accesso al credito che superi i tempi della burocrazia. Se si sta parlando di emergenza, si devono dare le autorizzazioni in tempo reale e non dopo parecchi lustri, come accade spesso in Sardegna».
I settori dove si dovrà maggiormente agire, a parere dei Sindacati, sono turismo, agroalimentare e infrastrutture, mentre nel comparto industriale si ritiene sufficiente che ripartano gli impianti temporaneamente fermi o in fase critica. «La Giunta regionale – aggiungono i sindacalisti – ha recepito bene le istanze del territorio, ma ora deve concretizzare quanto messo su carta. Esistono alcuni progetti già approvati, quindi cantierabili. Per ora si parla di risorse intorno ai 130 milioni di euro, ma se si da corso immediato alla spendita non è escluso che i privati accettino di investire in zona, incrementando gli investimenti nei settori che avranno ricadute occupazionali importanti».
Caratteristici carrugi nell'abitato di Carloforte
Caratteristici carrugi nell'abitato di Carloforte
Applausi senza riserve al Piano Sulcis arrivano dalla Confapi, per bocca del presidente Francesco Lippi: «Approvando questo Piano, la Giunta regionale ha concretizzato gli impegni che sono stati assunti nei confronti delle imprese del territorio, che ora si aspettano un immediato utilizzo delle risorse. Investire in iniziative di natura infrastrutturale e produttiva rientra nella logica, sostenuta anche da Confapi, di preparare il Sulcis a un rilancio dei settori produttivi, rendendolo altamente attrattivo agli investimenti».
Va detto, in buona sostanza, che lo sforzo di progettare un nuovo modello economico al quale affidare la rinascita di una provincia come quella di Carbonia Iglesias, tra le più povere d’Italia, rappresenta un’ottima base di partenza. Anche perché il Piano approvato dalla Giunta regionale disegna, forte di analisi e studi approfonditi, proposte e progetti che non appaiano campati per aria.
Resta un dettaglio, non di poco conto: il Piano per corroborare l’economia del Sulcis e sfoltire le liste di disoccupazione punta su risorse consistenti: 348 milioni di euro. Dei quali, però, solo 128 sono destinati a nuovi investimenti. Gli altri 220 sono risorse che già esistono, finanziamenti assegnati e non ancora spesi.
Da qui la necessità di accelerare le procedure di spesa, come sottolinea il presidente della Provincia, Salvatore Cherchi. «Se la politica, le istituzioni fossero conseguenti e puntassero a risultati immediati, una serie di progetti in corso di progettazione e anche in fase di imminente realizzazione sono in grado di generare occupazione. Per molti settori, vedi ad esempio il risanamento ambientale, si tratta di accelerare il passo. Il compito della politica e delle istituzioni è quello di utilizzare subito le opportunità e le risorse».

Gli strumenti del Piano

Il Piano Sulcis individua alcuni strumenti, sino ad oggi poco valorizzati, considerati strategici per lo sviluppo della regione. Qui di seguito forniamo alcune brevi notizie di alcuni di loro: il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna; l'Associazione universitaria del Sulcis Iglesiente (Ausi); la Società per gli interventi geoambientali (Igea);e, ifine, la Sotacarbo, che sviluppa tecnologie avanzate per l'impiego pulito del carbone.

Parco geominerario - Istituito con legge dello Stato, il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna è stato inserito nel 2007 nella rete europea e globale Geoparks dell’Unesco, con l’obiettivo di recuperare, tutelare e valorizzare un patrimonio geologico, minerario, storico e ambientale unico al mondo. Situato al centro del bacino del Mediterraneo, il Parco (del quale ci occupiamo diffusamente su un’intera pagina di questo numero di “Sardegna industriale”, ndr), comprende otto aree dell’isola, per poco meno di 4mila kmq, che racchiudono ben 81 Comuni della Sardegna e ne fanno uno tra i parchi nazionali più estesi ed eterogenei d’Italia.

Ausi - L’Ausi (Associazione universitaria del Sulcis Iglesiente) è un Consorzio per la promozione delle attività universitarie, costituito dagli enti locali e dalle aziende del territorio per l’innovazione tecnologica e l’insegnamento universitario. Il Consorzio ha una sede principale a Monteponi (Iglesias) e una secondaria a Serbariu (Carbonia). I corsi di laurea promossi dall’Università di Cagliari sono avviati a chiusura, a seguito delle decisioni nazionali e regionali sulle sedi universitarie decentrate; conseguentemente, è stata impostata un’attività di e-learning. La ricerca tecnologica dovrebbe svolgersi essenzialmente nei comparti dell’energia, dei nuovi materiali e dell’ambiente. Molto lavoro deve essere fatto per dare compiuto ruolo all’Ausi, secondo un progetto peraltro coerente con il disegno del nuovo sviluppo.

Igea - L’Igea spa (società per gli interventi geo-ambientali in house della Regione Sardegna), una società regionale nata a seguito dello scioglimento dell’Ente minerario sardo. La sua missione principale è la bonifica dei terreni inquinati dall’attività estrattiva, dove si riscontra un grave ritardo. L’Igea si occupa anche della gestione dei siti minerari museali, che dovrebbe essere assegnata al Parco geominerario.

Sotacarbo - Società per azioni costituita con legge dello Stato, la Sotacarbo è partecipata da Regione ed Enea. La sua missione è lo sviluppo delle tecnologie energetiche pulite, utilizzando carbone. In questo campo Sotacarbo è soggetto di riferimento nazionale. Ha i laboratori nella ex miniera di Serbariu, in locali ristrutturati e messi a disposizione dal Comune di Carbonia. Il suo principale progetto realizzato è l’impianto pilota sperimentale per la produzione di idrogeno a partire dalla gassificazione del carbone. L’attività è in linea con le decisioni europee di politica energetica ed ha quindi un notevole potenziale di sviluppo.

L’incontro Governo-Regione

Il fatto più importante per il passaggio dalla parte progettuale a quella realizzativa del Piano Sulcis, dopo il via libera da parte della Giunta regionale con la delibera di agosto 2012, si concretizza il 13 novembre dello stesso anno, con l’incontro istituzionale, a Carbonia, fra i ministri dello Sviluppo economico, Corrado Passera (affiancato dal sottosegretario Claudio De Vincenti), della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ed i rappresentanti delle istituzioni regionali: il presidente della Regione, Ugo Cappellacci; la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo; il presidente della Provincia Carbonia Iglesias, Salvatore Cherchi, i sindaci del territorio e i rappresentanti sindacali dei lavoratori. Tutti presenti per assistere alla storica sottoscrizione del Protocollo di intesa,lo strumento che individua gli obiettivi e i relativi programmi per lo sviluppo del Sulcis, «figlio – osserva  Cherchi – delle lotte e dell’impegno del territorio, per il quale il nuovo sviluppo e la difesa dell’industria sono un unico obiettivo».
Un incontro, è il caso di ricordare, preceduto nei mesi precedenti da un attento esame, da parte delle strutture tecniche del ministero dello Sviluppo economico, del Piano Sulcis, giudicato «una buona base di partenza, articolato e con proposte approfondite», anche al fine di perseguire «l’attuazione di strategie e investimenti finalizzati a riconvertire le produzioni esistenti, ove sia possibile farlo, e a favorire la creazione in tempi adeguati di iniziative di sviluppo sostenibile».
Le linee-guida del “Piano Sulcis”, è stato ribadito nel corso dell’incontro, sono: la salvaguardia del tessuto produttivo attraverso iniziative industrialmente sostenibili (con particolare riferimento al settore della metallurgia non ferrosa); la realizzazione di un centro di eccellenza “carbone pulito” nel quadro di un polo tecnologico di ricerca e produzione di energia eco-compatibile; la realizzazione delle infrastrutture indispensabili a creare le condizioni per la realizzazione di nuove iniziative settoriali e imprenditoriali; l’individuazione di nuove prospettive di sviluppo con particolare attenzione alla filiera dell’energia pulita e dell’agro-energia eco-compatibile, alla filiera del risanamento ambientale, alla filiera del turismo; il lancio, di un concorso internazionale di idee («per aprire il Sulcis al mondo», ha sottolineato il ministro Barca) per tradurre le ipotesi territoriali di sviluppo in un progetto concreto.
La dotazione finanziaria del Piano è di circa 451 milioni di euro, dei quali 233 a valere su fondi regionali e locali, 128 dal Fondo Sviluppo e Coesione (sulla base di un accordo tra Regione e Governo), 90 di provenienza del Governo nazionale (Fondi del Piano operativo nazionale sviluppo imprenditoriale locale). Si tratta di un programma operativo, con assi di intervento ben definiti e risorse certe ad essi destinati.
Sul fronte delle vertenze aziendali aperte, nel corso degli incontri si è riscontrata: la positiva sottoscrizione, avvenuta in luglio 2012, del contratto di sviluppo con Portovesme srl che ha portato investimenti significativi e a nuove assunzioni di personale; la svolta in corso nella vicenda Eurallumina, con la firma del protocollo d’intesa con Rusal. Tale protocollo d’intesa prevede un piano d’investimenti capace di assicurare il futuro produttivo e occupazionale dell’impianto.
Per quanto riguarda Alcoa, le istituzioni ribadiscono di essere innanzitutto impegnate a mettere in sicurezza, attraverso gli ammortizzatori sociali, i redditi dei lavoratori, e confermano, inoltre, che seguono con la massima attenzione l’evolversi delle negoziazioni in atto, sollecitando l’azienda ad accelerare il più possibile le tempistiche.
Soddisfatti e ottimisti, a conclusione dell’incontro, i rappresentanti politici sardi, secondo i quali è stato stabilito un punto di partenza dal quale in futuro non si potrà prescindere. Piuttosto delusi, invece, i sindacati, che hanno lamentato l’assenza di soluzioni per Alcoa e la mancata discussione del fondamentale problema Energia.