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Editoriale
Lucio Piga
I nuovi scenari dell'industria estrattiva
Carlo Mannoni
Un fondo unico per tutte le modalità di trasporto
Gherardo Gherardini
L'anello mancante della continuità territoriale
Lucio Piga
Investire in risorse umane: formula vincente di Vitrociset

 

Editoriale

 

“Inizia dalle zone interne la continuità territoriale nell’isola”. Questo il titolo di un servizio sui trasporti pubblicato più di dieci anni fa su questa rivista. Si sottolineava in quell’inchiesta il fatto che i problemi della continuità territoriale non riguardassero esclusivamente i collegamenti fra gli scali marittimi e aeroportuali dell’isola e del continente, ma riguardassero anche, e soprattutto, i collegamenti – nello stesso ambito regionale – fra le zone interne ed i centri regionali di maggiore importanza, coincidenti con i poli di interscambio (porti e aeroporti).

Ancora oggi quel servizio non ha perso nulla della sua attualità. Viabilità e ferrovie, nonostante promesse e impegni scritti, continuano a penalizzare sensibilmente lo sviluppo economico e sociale dell’isola.

La rete ferroviaria è ancora oggi quella realizzata alla fine dell’Ottocento, con una media di percorrenza che non supera i 40 chilometri all’ora. Di elettrificazione ormai non se ne parla più, dopo lo scandalo degli 800 miliardi buttati al vento per l’acquisto di 25 elettromotrici (350 miliardi) e l’elettrificazione della tratta Cagliari-Decimomannu (450 miliardi per 12 chilometri!). Dal 1990 ad oggi, è stato tutto un seguito di intese e accordi firmati da Regione, Governo e Ferrovie, puntualmente disattesi: dal contratto di programma 1990-94, che prevedeva finanziamenti per 300 miliardi, mai arrivati in Sardegna, sino agli accordi di programma del 1995 e del 1996, che prevedevano finanziamenti per 900 miliardi (ma ne furono spesi soltanto 10 per progetti!), per arrivare infine all’Intesa Stato-Regione del 1999, con finanziamenti complessivi di quasi 600 miliardi. Ma anche dopo la firma di quest’ultimo documento, poco è stato realizzato. Anzi la situazione si è aggravata con l’ormai prossimo definitivo smantellamento del servizio traghetti-merci fra Golfo Aranci e Civitavecchia.

Non meno desolante il quadro della situazione nel settore della viabilità. Fra le regioni del Mezzogiorno la Sardegna è quella che ha maggiori carenze in termini di rete stradale, essendo totalmente priva di autostrade e con appena 50 chilometri di rete per ogni 100 chilometri quadrati di superficie. Sulle principali strade dell’isola, la media di percorrenza raggiunge i 90 chilometri orari soltanto su 452 (il 40%) dei 1.129 chilometri complessivi. Tutto ciò nonostante nell’isola l’86% degli spostamenti giornalieri extraurbani di persone per motivi di lavoro e di studio avvenga su strada.

In complesso, quindi, un quadro poco edificante quello dei trasporti interni nell’isola. Né vale il discorso dell’importanza del quadro finanziario per i prossimi anni: 600 miliardi per la rete ferroviaria provenienti dall’Intesa Stato-Regione e oltre mille miliardi per la viabilità statale nell’isola.

Più che l’entità degli stanziamenti potrebbe giocare un ruolo determinante per un salto di qualità dei trasporti interni dell’isola – come osserva Carlo Mannoni su questo numero della rivista – la costituzione di un Fondo unico per tutte le modalità di trasporto da assegnare alla Regione con totale autonomia di utilizzazione, in modo da svincolare i finanziamenti da logiche di assegnazioni settoriali.