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Editoriale
di Gabriella Lai
C'è ancora spazio per la chimica in Sardegna?
di Gherardo Gherardini
Ore decisive per le industrie di Portovesme

IL PIANO STRATEGICO DELLA CITTA' DI CAGLIARI - Sintesi del documento approvato dal Consiglio comunale il 22 settembre 2009

 

Editoriale

 

La drammatica situazione dei poli industriali della chimica in Sardegna, nei siti di Assemini, Sarroch, Ottana e Porto Torres,  e della metallurgia non ferrosa, nell’area industriale di Portovesme, sono gli argomenti di scottante attualità  dei quali si occupa ancora una volta in questi ultimi anni la rivista “Sardegna industriale”.  Negli ampi servizi destinati a questi due settori strategici per l’economia dell’isola, abbiamo sentito, via via, i pareri degli imprenditori, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle varie istituzioni, a livello locale, regionale e centrale, nell’intento di proporre ai lettori, partendo dagli avvenimenti degli ultimi mesi, un quadro quanto più completo della situazione dei vari comparti, delle cause che hanno provocato la contrazione e, in alcuni casi, la fine dell’attività produttiva degli impianti, e dei possibili rimedi per una eventuale ripresa del settore. La nostra rassegna, come nel passato, ha cercato di tradurre in cifre gli aspetti essenziali dell’attuale momento dei due poli industriali, fornendo i dati più aggiornati sulle aziende operanti nei vari siti industriali, sull’entità della loro produzione, sull’occupazione, distinguendo quella diretta da quella non meno rilevante in atto presso le varie ditte appaltatrici.
Sono dati, quelli da noi forniti, che, confrontati con quelli del recente passato, danno un quadro allarmante di una crisi che si fa strada ormai da anni, e che, soprattutto per il polo della chimica, sembra ormai portare alla fine della più importante esperienza industriale dell’isola. Ne citiamo qui solo qualcuno, particolarmente emblematico dell’attuale congiuntura. Industria chimica: nell’anno 1990, le unità lavorative erano 6.176;  nel 2000, 3.237;  a fine 2009, 2.012. Metallurgia non ferrosa (che nell’isola vuol dire industria dell’alluminio, del piombo e dello zinco): nel 1990, il comparto contava nell’isola 4.411 unità lavorative, che si sono ridotte, a fine 2009, a 1.605. 
A questo punto – dopo anni di lotte, di delusioni fatte talvolta di piccole vittorie, spesso concretizzatesi in semplici interventi tampone, di dismissioni di attività, chiusure di impianti, con relativi provvedimenti di cassa integrazione, mobilità e licenziamenti – la convinzione che si va pian piano facendo strada, anche fra le stesse organizzazioni sindacali dei lavoratori, è che si debba iniziare a prendere seriamente in considerazione l’opportunità di puntare – da subito,  se pure con gradualità e nel pieno rispetto dei diritti acquisiti dai lavoratori – su valide e realistiche alternative.

L’inserto di questo numero di “Sardegna industriale” contiene una breve sintesi del Piano strategico della Città di Cagliari, approvato dal Consiglio comunale il 22 settembre scorso. «Un punto di riferimento per l’intero Mediterraneo e una risorsa per cambiare volto alla Sardegna», ha commentato il sindaco Emilio Floris. Il Piano si propone infatti di esaltare le capacità del capoluogo di attrarre flussi finanziari, facendo leva sulle risorse culturali, ambientali, turistiche, sul tessuto imprenditoriale e produttivo di quella che viene comunemente definita “Area vasta”.  Una cintura che abbraccia 16 comuni, con una popolazione complessiva di oltre 500 mila abitanti.