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Editoriale

Un nuovo progetto per la continuità territoriale

Dal Savoia Marchetti alla tecnologia del jet

Monopolio o libera concorrenza?

Tre nuovi scali per il traffico del Duemila

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

Faticoso decollo per Elmas Duemila

Costa Smeralda: un aeroporto di livello europeo

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

Un ponte d’aria sul Tirreno

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

 

di Gherardo Gherardini

 

Tortolì, piccola pista e grandi problemi. Oggi come ieri. Una pista che venne realizzata nel periodo d’oro della Cartiera, per farvi atterrare i jet di Fabbri e Bonelli. Per tantissimi anni nessuno si interessò alla struttura, fino a quando, nell’autunno del 1985, l’allora presidente del Consorzio industriale di Tortolì-Arbatax, l’avvocato Luigi Fanni, commissionò uno studio alla società Santagostino di Milano. La perizia doveva verificare la possibilità di far nascere il primo aeroporto di terzo livello in Ogliastra.

In quell’occasione, si affacciò per la prima volta alla ribalta l’imprenditore oristanese Corradino Corrias, che aveva già avuto una piccola compagnia aerea in un paese dell’Africa. L’imprenditore si propose come gestore della struttura aeroportuale, parlando di collegamenti con Roma e gli altri scali aerei isolani. Tanto fece che, nel 1987, riuscì prima ad avere in affitto la struttura e poi, nel corso della gestione commissariale della Cartiera da parte di Mario Lupo, chiese di acquisirla. Venne siglato un contratto in tal senso e l’Air Sardinia – questo il nome della società aerea di Corrias – cominciò ad effettuare collegamenti aerei con Roma Fiumicino e con gli altri scali isolani con aeromobili “Islander” e “Cessna” da otto e dodici posti.

Ma le cose andarono male e l’11 ottobre 1990 si registrò l’ultimo collegamento aereo (con Fiumicino) della compagnia, che aveva i quattro mori disegnati sul muso degli aerei. Corrias non era riuscito ad onorare le rate per il pagamento della pista, così tutto finì con il fallimento della sua compagnia aerea.

Per poco più di tre miliardi, da tale fallimento, nel 1993 la struttura venne acquisita dall’Aliarbatax di Giorgio Mazzella. All’inizio di settembre dello stesso anno, l’aeroporto venne inaugurato per la terza volta, con un volo di turisti provenienti dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari (Trieste). Si trattava di un Atr-42 dell’Air Dolomiti.

Da allora, lo scalo aereo di terzo livello è cresciuto di anno in anno, con un sempre maggiore numero di passeggeri trasportati, fino a raggiungere nel 1998 la cifra record di 44.412 e 923 voli, con collegamenti – da fine maggio ad ottobre – con vari aeroporti nazionali ed internazionali.

Poi, un calo nell’anno successivo (1.200 passeggeri in meno e la perdita di cento voli), che per la prima volta segnava in rosso i conti della Gearto (società per la gestione dell’aeroporto di Tortolì). «Occorre portare la pista dagli attuali 1.250 a 1.500 metri», era la ricetta di Giorgio Mazzella. Un allungamento necessario per consentire l’atterraggio di aeromobili che potessero trasportare 100 e più passeggeri. «Soltanto realizzando questo intervento – precisava Mazzella – si potrà abbattere il costo del biglietto per passeggero, tornando ad essere competitivi rispetto ad altri scali isolani».

Già da tempo la Regione ha messo a disposizione – previa acquisizione al patrimonio pubblico della struttura aeroportuale – 15 miliardi di lire, per la realizzazione di un progetto di ristrutturazione ed adeguamento dell’aeroporto, comprendente la costruzione di una aerostazione passeggeri, di una nuova torre di controllo, di un parcheggio per gli aeromobili e l’allungamento della pista di 250 metri, di cui 200 verso terra e 50 verso il mare, così come previsto nel progetto di massima.

Le opere di adeguamento strutturale dovranno essere accompagnate da un allargamento del bacino di utenza, che potrebbe avvenire o tramite la realizzazione di sinergie con gli altri scali sardi della costa occidentale, per esempio Oristano (realizzazione di una linea Oristano-Arbatax-Roma), o tramite la realizzazione di un tracciato viario che consenta spostamenti rapidi anche da lunghe distanze.

Va segnalato che, con deliberazione Cipe del 2 novembre 2000 , è stato proposto dal Governo italiano l’inserimento dell’aeroporto di Tortolì nelle Reti transeuropee di trasporto (Ten-T), in quanto punto di collegamento regionale situato su di un’isola di uno Stato membro.

Anche il comune di Tortolì è interessato al potenziamento della struttura, per far sì che possa funzionare per dodici mesi all’anno, e non solo d’estate. «Sarebbe un grosso passo in avanti per superare l’isolamento dell’Ogliastra», afferma il sindaco Mauro Pilia. Obiettivo indicato anche dall’assessore regionale dei lavori pubblici, Silvestro Ladu, secondo il quale lo scalo di Tortolì non può continuare ad operare soltanto in funzione del settore turistico, ma deve avere dei voli di linea da e per la penisola – quantomeno con Roma – durante tutto l’arco dell’anno.

«Se si vuole battere realmente l’isolamento e consentire anche agli ogliastrini di guardare con rinnovata speranza alla continuità territoriale – dichiara l’assessore regionale dei trasporti, Tore Amadu – occorre fare in modo che possano volare, senza essere costretti a raggiungere Cagliari ed Olbia». La Giunta regionale ha promesso un intervento, purchè sia destinato soprattutto a favorire questo processo e non soltanto alla crescita dei flussi turistici.

Se dovesse decollare il progetto di un volo di linea tra Roma ed Oristano, Tortolì potrebbe divenire mappa intermedia. In questo modo, si avrebbe una vera e propria “coast to coast aerea”, con grande soddisfazione per due territori.

Ma chi vuole l’aeroporto? Tornando alla cronaca, mentre il Comune si mostrava disposto a predisporre a tempo di record le modifiche al Piano regolatore per l’allungamento della pista, diversi problemi si affacciavano su altri versanti.

Per comprendere esattamente i termini della vicenda, occorre risalire a diversi anni fa, quando la Regione concesse alla Provincia un finanziamento di quasi 15 miliardi per l’acquisizione pubblica della struttura, il suo miglioramento e la creazione di servizi a supporto della stessa. La convenzione tra le due amministrazioni parlava di acquisizione, ma era carente sotto altri aspetti, perché non prendeva in considerazione l’esistenza di un’attività che, secondo l’Aliarbatax (proprietaria della struttura), produceva reddito. La Società sosteneva infatti, da sempre, che non si potesse acquisire un’azienda tramite la procedura dell’esproprio senza prendere in considerazione anche il suo valore commerciale.

Questo spiega perché tra le diverse valutazioni vi fosse inizialmente una differenza abissale (sei miliardi). Successivamente, a seguito dell’intervento dell’allora assessore regionale ai trasporti, Ignazio Manunza, la situazione era sembrata sul punto di sbloccarsi. Le parti in causa avevano raggiunto un accordo, in base al quale sarebbe stata una Commissione mista, composta da tecnici nominati da Regione, Provincia e proprietà, a fare una stima non solo dell’immobile, ma anche della società.

Ma i mesi passavano e, nell’agosto del 2002, i tecnici della Provincia non erano ancora stati nominati. Il presidente di Aliarbatax, Mario Festuccia, dichiarava: «È indispensabile dare un’accelerata a tutta la vicenda. Con o senza l’acquisizione da parte della mano pubblica della maggioranza delle quote della nostra società, la pista deve essere allungata quanto prima, per evitare di finire definitivamente fuori mercato. Allo stato attuale, non siamo competitivi con gli altri scali isolani».

Più o meno contemporaneamente, Giorgio Ladu, già sindaco e consigliere regionale, presidente della Gearto (società di gestione dell’aeroporto), giudicando positivamente l’ingresso del pubblico come azionista di maggioranza nell’Aliarbatx, sosteneva fosse «opportuno, anzi indispensabile, il coinvolgimento del Comune di Tortolì, della Comunità montana n.11, della Camera di Commercio, della costituenda Provincia Ogliastra e di tutti gli enti locali interessati». «Ritengo però giusto – affermava – che la gestione della struttura aeroportuale continui ad essere affidata ai privati, per evitare che si creino i soliti problemi e lungaggini».

A fine agosto l’accordo sembrava cosa fatta, tanto che il sindaco Pilia si augurava che si riuscisse «a concludere la trattativa nel più breve tempo possibile, in modo da avere un aeroporto pubblico, con regolari voli di linea, che possa finalmente accedere ai vari finanziamenti statali». Il Consiglio provinciale faceva registrare un clamoroso en plein di voti a favore della delibera “di indirizzo” sull’acquisizione della quota di maggioranza dell’Aliarbatax, superando i dubbi e gli interrogativi dell’ultimo minuto.

Ricordiamo i principali: l’acquisizione di un aeroporto non sarebbe andata in controtendenza con la imperante privatizzazione, con uno Stato che sta vendendo anzichè acquistare? L’aeroporto ogliastrino avrebbe potuto beneficiare della continuità territoriale come gli altri tre isolani? Se l’acquisizione fosse stata fatta dalla Provincia di Nuoro, quali sarebbero stati i rapporti con la futura Provincia di Ogliastra? Infine, il bacino di utenza sarebbe stato sufficiente a giustificare un investimento tanto oneroso?

Tutti dubbi superati dalla considerazione che si trattava della «occasione buona per rilanciare lo sviluppo delle zone interne». «Quella – ha sottolineato il presidente, Francesco Licheri – in grado di farci amministrare oltre il solito cliché delle strade, degli edifici scolastici, delle cantoniere...». Con la “delibera di indirizzo” veniva rimandata ogni decisione ad un momento successivo, quello di un’attenta valutazione da parte di esperti e consulenti, delle condizioni (economiche soprattutto) per l’acquisizione dell’aeroporto. «Si inizia un percorso, per ora – ha detto Licheri -, poi si ritornerà in Consiglio. Stiamo andando soltanto a vedere vantaggi o limiti di un’operazione che è comunque importante per tutta la Sardegna centrale».

Si arriva frattanto a fine dicembre 2002, ed ecco il colpo di scena: il Consorzio industriale di Tortolì acquista la maggioranza di Aliarbatax. Precisamente, il 70 per cento del pacchetto azionario. Cosa sia successo lo spiega il presidente Franco Ammendola, nel corso di una conferenza stampa.

«Ci siamo preoccupati, allorquando ci siamo resi conto che si rischiava seriamente di compromettere lo sviluppo economico del territorio. La mancanza di tempi certi per l’acquisizione da parte della Provincia ci ha indotto ad agire». Acquisita la disponibilità della banca d’affari meneghina Meliorbanca a finanziare l’operazione (che è costata due milioni e 728 mila euro), il Consorzio conclude la trattativa, non senza prima aver intascato l’impegno della società di gestione, la Gearto, a garantire l’apertura dello scalo per tutto l’anno.

Obiettivo raggiunto anche per Giorgio Mazzella, che evidenzia come sia stato semplice condurre in porto l’operazione e quanto tempo sia invece occorso “per non farla”. Evidente il riferimento alle lungaggini della Provincia di Nuoro. «Ancora oggi – dichiara – non sappiamo il nome del perito che avrebbe dovuto stimare il valore della pista», il cui ampliamento (possibile soltanto dopo l’acquisizione da parte di un ente pubblico) rappresenta la conditio sine qua non per l’incremento del flusso turistico».

«Il fatto che la società Aliarbatax avesse un reddito garantito pari ad 800 milioni annui – spiega Mazzella, riferendosi all’importo che la Gearto deve versare annualmente alla proprietà come canone d’affitto per la pista –, ha reso l’operazione finanziabile».

Gli effetti benefici dell’operazione si fanno subito sentire: sia il comune di Tortolì che la Comunità montana assicurano la loro partecipazione. Dalla Regione arrivano promesse di finanziamenti. La compagnia austriaca Air Alpes, rappresentata in Italia da Daniele Azzarone, inizia nel mese di giugno del 2003 un collegamento stabile con Fiumicino, con voli di linea andata e ritorno due volte alla settimana, il venerdì e la domenica. Si tratta di una “sperimentazione estiva”, dichiara il sindaco Pilia, che chiede agli operatori del settore turistico un impegno per garantire la riuscita dell’operazione.

«Per coprire i costi – spiega il primo cittadino – l’amministrazione comunale si è impegnata in una sponsorizzazione, concretizzata nella scritta “Tortolì-Arbatax” sulla carlinga del Dornier 328. Il mercato ogliastrino (compresi gli albergatori ed i titolari di agenzie di viaggio) ha invece garantito l’acquisto di un pacchetto di 150 biglietti nell’arco dei quattro mesi che vanno da giugno a settembre».

Se il periodo di prova andrà a buon fine, non dovrebbero esserci ostacoli per la prosecuzione dei voli di linea per tutto l’anno.

31 maggio 2003: Giorgio Mazzella si dimette dall’incarico di amministratore delegato della Gearto, la società di gestione dell’aeroporto di Arbatax (ricordiamo che il gruppo Mazzella detiene attualmente il 70 per cento della Gearto ed il 30 per cento della società proprietaria dell’aeroporto, ovvero l’Aliarbatax).

«È con rammarico – si legge in una nota diffusa dall’interessato – che, dopo dieci anni, rassegno le dimissioni». Mazzella ripercorre, nella lettera, le tappe che lo hanno indotto a lasciare la carica. «A partire dal 14 marzo scorso – scrive – si è verificata una serie di avvenimenti, conseguenti all’applicazione dei nuovi piani di sicurezza aeroportuali, legati alla normativa antiterrorismo, che prevedono l’acquisto e l’uso di macchinari per il controllo dei bagagli da stiva. Consapevole che in altri aeroporti italiani il servizio è svolto dalla Polizia, dai Carabinieri o dalla Guardia di Finanza, ho chiesto ripetutamente che nel nostro aeroporto, situato in una zona socialmente ed economicamente svantaggiata, il servizio, almeno per quest’estate, fosse svolto dagli organi dello Stato».

Così non è stato e la Gearto si è accollata il costo del servizio. «Purtroppo – prosegue il documento – vi è stata una presa di posizione della Polizia di Stato, che neppure il ministro Pisanu è riuscito a smuovere. Sono stati inutili anche i vari appelli a Commissariato, Questura e Prefettura. La sensazione che ho avuto – ribadisce Mazzella – è che ci sia stata una guerra sulle competenze di tale servizio tra le autorità citate ed io, nella qualità di amministratore delegato e forse anche sul piano personale, ne sono convinto».

Secondo l’ex amministratore, a nulla sono valsi gli interventi del sottosegretario alla Difesa, Salvatore Cicu, del direttore generale dell’Aviazione civile e dell’Avvocatura dello Stato. «In questi ultimi mesi l’aeroporto ha subito una serie infinita di controlli da parte delle autorità statali, come se tutti avessero scordato che la struttura è vecchia e necessita di lavori urgenti, perché a lungo dimenticata proprio da quelle stesse autorità. Infatti – ecco l’accusa di Mazzella – mentre tutti gli aeroporti della Sardegna hanno beneficiato di contributi regionali e statali, quello di Tortolì non ha mai visto il becco di un quattrino».

Nella sua “requisitoria” Mazzella lancia un accorato appello a tutti i soggetti istituzionali, dalla Regione agli Enti locali, perché si interessino concretamente per trovare le soluzioni al problema. «In questi ultimi mesi – osserva – mi sono aspramente confrontato, nell’interesse dell’aeroporto e dell’Ogliastra, con molte autorità, nel tentativo di far capire quali fossero i danni economici e sociali che sarebbero derivati dalla chiusura dello scalo».

Ed ecco le conclusioni: «Oggi ritengo che il rapporto con diverse autorità competenti non possa più essere sereno e finalizzato ad agevolare, nel rispetto delle norme, la crescita dello scalo. Per cui, nell’esclusivo interesse della società che sino ad ora ho amministrato, mi faccio da parte, rassegnando le dimissioni».

Non sta a noi stabilire se la presa di posizione di Mazzella sia sta giustificata o se sia basata invece su pretese prive di fondamento, anche perché, a sentir suonare le campane dell’altra parte, la musica è totalmente diversa.

Resta il fatto dell’abbandono del leader storico della Gearto e della sua sostituzione con Andrea Balzano, 58 anni, imprenditore locale, grande appassionato di volo, da oltre vent’anni in possesso del brevetto internazionale di pilota privato. Il presidente della società di gestione, Giorgio Ladu, nello spiegare ai membri del consiglio di amministrazione che la società ha chiuso il 2002 con un bilancio attivo pari a 117 mila euro, propone che questi fondi vengano “girati” a Mazzella, che per dieci anni ha ricoperto la carica come volontario, vale a dire a titolo gratuito. L’interessato accetta, ma fa subito sapere che la somma sarà devoluta per intero in beneficenza.