Approvato oggi dalla Giunta il Programma regionale di sviluppo, ovvero il principale documento di programmazione regionale – sottolinea un comunicato – che include l'intero programma elettorale e disegna strategie e obiettivi per l'intera legislatura. Il Programma – informa la nota – punta a investire sul capitale umano con istruzione e ricerca, creare lavoro, migliorare le politiche socio-sanitarie, gestire i beni comuni nell'interesse comune, rafforzare infrastrutture e trasporti, costruire istituzioni di alta qualità. «Dopo aver raccolto e preso in considerazione i contributi arrivati dopo la presentazione del Prs alle parti sociali – ha detto il vicepresidente della Giunta e assessore del Bilancio e della Programmazione, Raffaele Paci – oggi l'abbiamo approvato in Giunta. In questo programma la priorità è assolutamente il lavoro, il lavoro che manca e che dobbiamo fare in modo che si ricominci a trovare, intervenendo direttamente sul sistema economico con opere e cantieri, incentivando le imprese ma anche investendo nel lungo periodo sul capitale umano e l'innovazione tecnologica. E sull'istruzione: un caposaldo per questo esecutivo. Non dimentichiamo neanche la semplificazione della burocrazia, unico modo per attirare imprese nella nostra terra». Il documento – precisa il comunicato – è articolato in sei capitoli che tracciano il percorso della Giunta, dalla strategia, ovvero l'individuazione di un'idea della Sardegna ai progetti, che da quella idea di Sardegna devono derivare. E poi la crisi economica, come affrontarla attraverso riforme, piani strategici, programmi; l'individuazione delle fonti finanziarie a disposizione, l'analisi socio-economica della situazione regionale e infine le schede del progetto con l'articolazione dettagliata di ciascuno. «Serve – ha sottolineato l’assessore Paci – un approccio complessivo delle risorse che mettiamo a correre nei vari settori e territori ma serve soprattutto un radicale cambio di mentalità. È indispensabile risparmiare spendendo in maniera razionale, cominciando dal taglio delle partecipate che costano troppo, come ha sottolineato anche la Corte dei Conti. E poi la Sanità: centinaia di milioni ingoiati con la scusa che era fuori dal Patto di stabilità. Ma dal 1° gennaio 2015 non sarà più così: basta con gli sprechi
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