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Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci | «La vertenza Alcoa e la questione Sulcis in generale vedono mobilitata un'intera Regione». Lo ha dichiarato il presidente Cappellacci, intervenendo in Consiglio regionale durante il dibattito sulla vertenza Alcoa. «Le vertenze aperte – ha aggiunto il presidente – non appartengono a una sola parte politica, a una sola categoria o a un singolo territorio ma coinvolgono un'intera isola e un popolo che chiede allo Stato Italiano ascolto e attenzione pari a quelli dedicati ad altre aree del Paese». «Dinanzi a problemi complessi e risalenti nel tempo – ha evidenziato il governatore – la Regione ha posto in essere e intende proseguire un'azione costante e determinata finalizzata a salvaguardare le realtà esistenti, che ancora possono essere competitive, e contemporaneamente ad aprire nuove prospettive di sviluppo attraverso interventi infrastrutturali individuati nel piano Sulcis per complessivi 350 milioni di euro. È un metodo che abbiamo adottato per il Sulcis, con il coinvolgimento delle forze sociali e dei rappresentanti del territorio e che abbiamo replicato nelle altre aree si crisi dell'isola. Alcoa, Carbosulcis, Portovesme ed ex Ila sono le battaglie di un'unica guerra finalizzata a rialzarci dalle macerie delle crisi, che intendiamo portare avanti senza remore e senza timori reverenziali verso nessuno. Durante questi mesi – ha aggiunto il presidente – non ci siamo limitati al ruolo di osservatori o gestori dell'esistente, ma siamo anche andati oltre il compito istituzionale e abbiamo dato luogo ad una vera e propria attività di scouting diretta a promuovere il passaggio dello stabilimento di Portovesme nelle mani di un nuovo soggetto imprenditoriale». «La scadenza fissata per il 31 di Agosto – ha concluso il presidente Cappellacci – deve essere rivista perché il quadro é cambiato: l'interessamento della Glencore e di altri soggetti richiede tempi che consentano gli approfondimenti necessari. La mozione di oggi deve servire a unire le forze, a sostenere un percorso comune. Dinanzi ai lavoratori e alle loro famiglie abbiamo il dovere di fare del loro grido l'urlo di un'intera isola: non molleremo».
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