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Buggerru: una delegazione del Comune ricevuta da Serrenti per i problemi dell’inagibilità del porto

 

17/06/2003 – Il presidente del Consiglio, Efisio Serrenti, ha ricevuto una delegazione di amministratori e di pescatori di Buggerru, in forte difficoltà per le condizioni del porto, ormai al limite della praticabilità. La sabbia, portata dalle mareggiate, ha ridotto il fondale  a poco più di un metro rendendo difficoltoso il transito e l’approdo delle barche da pesca. Il sindaco, Gianni Degortes, ha ricordato le tappe di una lunga vicenda affidata, con scarso successo, alla burocrazia e che oggi richiede un intervento politico per trovare una soluzione.

Un progetto rivelatosi infelice (la bocca del porto è esposta a libeccio e subisce gli effetti devastanti del mare; l’assenza di un canale di deflusso determina l’accumulo della sabbia) è probabilmente all’origine dei molti mali. Quello che, sui portolani, è indicato come un porto attrezzato, non è in grado di dare asilo a natanti in difficoltà e sta perdendo i requisiti di sicurezza. La mareggiata di febbraio, durata quindici giorni («il mare qui è velenoso», ha commentato uno dei pescatori presenti all’incontro) ha danneggiato la barriera di protezione alla diga foranea. La falla è stata chiusa, ma è solo un rimedio temporaneo: Alla prossima mareggiata violenta – ha detto il sindaco – la diga può crollare mandando in briciole i 28 miliardi spesi per la realizzazione di un’opera che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto costituire un volano per l’economia del paese ed oggi, invece, costituisce forse il cruccio maggiore.

Levare la sabbia (ma il problema è quello di riprogettare l’opera, per evitare che la sabbia continui ad accumularsi, ogni due o tre anni) è tutt’altro che semplice, per una serie di “cavilli” burocratici, il principale dei quali riguarda la presenza di metalli (in particolare piombo, zinco, cromo e cobalto) che fa classificare quella sabbia come “rifiuto speciale”. In realtà quella presenza non è frutto di inquinamento dell’uomo ma il processo millenario di sfarinatura delle rocce, cariche di metalli. In sostanza non si altera alcun equilibrio ambientale, ma per i funzionari di assessorato e ministero dell’Ambiente, c’è il decreto Ronchi a dettare legge ed a bloccare qualsiasi operazione di dragaggio.

Ammesso pure che il sindaco, con una sua ordinanza (che si è dichiarato disposto a emettere), decida di intervenire per motivi di sicurezza, non si sa dove mettere la sabbia dragata dal fondale. No al ripascimento della zona costiera o dei fondali vicini; non a depositarla “in montagna”, nello scavo di Malfidano; no a scaricarla in mare lontano dalla costa. La competenza rimbalza e nessuno vuole assumersi la responsabilità. Neppure l’intervento del prefetto Orrù (che ha messo attorno allo stesso tavolo i rappresentanti del Genio civile opere marittime, della Capitaneria di porto, degli assessorati degli Enti locali-demanio e Ambiente) è riuscito a indicare tempi e modi di risolvere il problema.

Il presidente Serrenti si legge in una nota del Consiglio regionale – ha preso buona nota delle cose dette, manifestando la disponibilità a favorire un incontro politico per superare la fase di stallo e garantire da un lato i pescatori e dall’altro gli amministratori, che sperano ancora in un porto, anche turistico, se non altro per rispettare le indicazioni dei portolani.

Fra l’altro, a preoccupare il sindaco, c’è l’invito pressante dell’assessorato dei Lavori pubblici, che ha finanziato lavori per il ripristino dei fondali, a eseguire rapidamente le opere pena la revoca del finanziamento. Ma se iniziano gli scavi, la sabbia diventa un “rifiuto” che nessuno vuole.

A giorni, avvenuto il passaggio delle consegne al vertice dell’Assessorato fra Ladu e Onida, il presidente Serrenti ha dichiarato di voler prendere l’iniziativa che non riguarda solo il dragaggio delle dune; ma anche la possibilità di sostenere un nuovo progetto, più idoneo e funzionale, preoccupandosi di trovare i finanziamenti necessari (non meno di 15 miliardi di vecchie lire). Se ne riparlerà appena possibile, ha assicurato Serrenti, «col fermo proposito di trovare la soluzione giusta».