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Una proposta di riforma per lo Statuto speciale della Sardegna

 

«Si parla tanto di riforme, poi non si fa nulla. Oppure si propongono soluzioni che avrebbero bisogno di  molti anni per giungere a conclusione». Il capo gruppo di Federazione dei democratici e dei socialisti, Peppino Balia, ha presentato in Consiglio regionale una "ipotesi di percorso", decisamente più veloce di quelle proposte da altre forze politiche, per giungere in tempi rapidissimi ad una sostanziale modifica dello Statuto speciale della Sardegna.
Un'operazione, hanno sottolineato i consiglieri regionali dello stesso Gruppo Raimono Ibba e Pierangelo Masia, che deve essere conclusa prima che diventi definitiva la riforma delle Regioni approvata dal Governo alla fine della scorsa legislatura; riforma che ha concesso molti poteri a tutte le regioni italiane riducendo, se non si interverrà tempestivamente, la "specialità" di quella regionale sarda.
L'Assemblea costituente – spiega un comunicato – è immediatamente improponibile, perché si dovrebbe far approvare una legge di modifica costituzionale; le altre iniziative ipotizzate non sono in grado di portare ad una reale modifica dello Statuto, quindi inutili. Partendo da queste premesse, il Gruppo consiliare di Federazione dei democratici e dei socialisti, d'intesa con Benedetto Ballero, docente universitario ed esponente di spicco del socialismo isolano, ha messo a punto una strategia più rapida ed incisiva.
«Il professor Ballero, ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione e dell'articolo 1 dello Statuto, presenterà una petizione al Consiglio regionale, perché si apra, subito, una approfondita discussione sulle riforme».
I consiglieri di Fds, hanno fatto sapere dal canto loro Peppino Balia, Raimondo Ibba e Pierangelo Masia, che presenteranno  una mozione, sulla quale chiederanno il consenso anche delle altre forze politiche presenti in Consiglio, che proporrà le necessarie integrazioni e modifiche allo Statuto speciale. Il "Nuovo Statuto", approvato dal Consiglio, dovrebbe essere immediatamente trasmesso al Parlamento come "proposta della Sardegna" ed approvato con una legge costituzionale.