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Editoriale

Inceneritori: termovalorizzatori o termoinquinatori?

Una proposta europea per ridurre l'inquinamento

Indice per autore "Sardegna industriale" 1980-2006 (prima parte - lettere A-M)

Indice per autore "Sardegna industriale" 1980-2006 (seconda parte - lettere M-Z)

 

Editoriale

 

Con i suoi due impianti di incenerimento, uno a Macomer e l’altro nell’area industriale di Cagliari, la Sardegna nel 2005 ha trattato complessivamente 188 mila tonnellate di rifiuti urbani, il 21,5 per cento cioè della produzione complessiva regionale.
Nella graduatoria nazionale l’isola, per numero di inceneritori e per quantità di rifiuti urbani trattati da impianti termici, si colloca ai primissimi posti, superata soltanto da Lombardia, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Nel Centro-Sud,  la Sardegna supera abbondantemente le altre regioni; da sola, infatti, avvia all’incenerimento il 20% della quantità totale di rifiuti urbani termotrattati in tutto il Centro-Meridione. Sono dati che acquistano particolare rilievo se si pensa che la popolazione dell’isola supera di poco un milione e 600 mila abitanti.
Ma la quantità di rifiuti avviati all’incenerimento nell’isola potrebbe aumentare sensibilmente nei prossimi anni se sarà dato il via alla costruzione del nuovo impianto di Ottana, che dovrebbe sostituire quello ormai obsoleto di Tos­silo-Macomer.
Tutto bene quindi per la Sardegna che con l’aumento dei rifiuti urbani avviati all’incenerimento vede finalmente diminuire la quantità di quelli avviati in discarica?  Non è proprio così. Anche alla luce di quanto successo in altre parti d’Italia dove c’è stata negli ultimi anni una vera e propria levata di scudi contro gli inceneritori, anche nell’isola, se pure in misura meno eclatante, sta prendendo piede un movimento contrario alla realizzazione di questo tipo di impianti e si fa sempre più forte la convinzione che sia soltanto la raccolta differenziata la vera soluzione del problema rifiuti.
L’inchiesta pubblicata su questo numero di “Sardegna industriale” vuol tentare appunto di dare una risposta ai tanti interrogativi sul ruolo degli inceneritori nello smaltimento dei rifiuti urbani ed in particolare verificare se la Sardegna non commetta un grave errore puntando su questi costosissimi impianti senza averne valutato prima, con molta oculatezza, validità ed efficienza, soprattutto dal punto di vista della tutela della salute pubblica, ma senza trascurare anche il problema della convenienza economica della loro gestione. Abbiamo voluto quindi sentire il parere di alcuni fra i più importanti studiosi di questa materia: Marco Cattini, ordinario di storia economica alla Bocconi di Milano, che ha sviluppato nel corso dei suoi studi una spiccata sensibilità ambientale; Stefano Montanari, direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostic di Modena, che con Antonietta Gatti, direttrice del Laboratorio di Biomateriali dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha svolto ricerche sulle nanopatologie, con risultati importantissimi riconosciuti a livello mondiale; lo statunitense Paul Connet, studioso di fama internazionale, che nelle sue ricerche si è occupato soprattutto della pericolosità dei sistemi di smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento.
Ma nella nostra inchiesta, oltre che ai “nemici” degli inceneritori, abbiamo dato voce anche ai sostenitori di queste impianti, che sono favorevoli ad una loro utilizzazione, a condizione che rispettino le più severe norme di tutela sanitaria e dell’ambiente.