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Sommario


Editoriale
Giancarlo Bussetti
Una nuova strategia per la portualità turistica
Unione nazionale cantieri e industrie nautiche
Per il Mezzogiorno una proposta degli imprenditori
Sergio Stagno
Una struttura comune per il rilancio del settore
Sergio Piras
Argos: un sistema per i porti in rete

 

Editoriale

 

 Portualità turistica. Un tema che poteva essere strategico nei programmi di sviluppo più volte stilati dall’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna, ma che sinora ha prodotto ben pochi benefici sia in termini di reddito che di occupazione. Forse, ad occuparsi di questo settore sono in troppi: il Compartimento marittimo della Sardegna; la Regione, con tre Assessorati, ciascuno dei quali in questo campo è autorizzato a dire la sua (l’assessorato al Turismo che gestisce in prima linea i fondi per la costruzione ed il completamento delle strutture, l’assessorato ai Lavori pubblici, che ne gestisce la parte operativa, l’assessorato alla Programmazione che amministra gli interventi comunitari destinati al settore); i comuni, che provvedono alla realizzazione delle strutture nel territorio circostante; i gestori, pubblici e privati, che costituiscono l’ultimo ma importantissimo anello di questa catena, assicurando la gestione operativa e amministrativa del porto. Sinora fra tutti questi enti è mancato spesso il dialogo, e ciascuno ha “navigato a vista” per proprio conto, anche perché non esisteva, e non esiste tuttora, alcun programma da rispettare. Non è stato infatti mai approvato nell’isola un vero e proprio Piano della portualità turistica, come è avvenuto invece in altre regioni del Mediterraneo: per esempio, in Liguria (con il Piano della Costa), in Corsica, nella Costa dalmata. Per rendersi conto del disordine e dell’improvvisazione che regna nel settore, provate a dare un semplice sguardo alla carta dei porti turistici della Sardegna. La maggior parte degli approdi è concentrata nella parte nord-orientale e, un po’ meno, nel sud dell’isola, mentre lunghi tratti della costa orientale ed occidentale sono sguarniti, rendendo quasi impossibile al diportista effettuare il periplo dell’isola in condizioni di sicurezza. Per non parlare poi del regime tariffario in vigore nei vari porti, dove è quasi impossibile orientarsi, con differenze sensibili, a parità di servizi, anche fra scali distanti poche miglia l’uno dall’altro.

Come pensare che in queste condizioni un diportista possa programmare un viaggio in Sardegna con la sua barca, essendo quasi impossibile prenotare ormeggi e servizi e prevedere il costo della vacanza? Come pensare di essere competitivi in queste condizioni, con concorrenti agguerriti nel bacino del Mediterraneo, come Baleari, Corsica, Grecia, Turchia, ma soprattutto la Costa dalmata?

In quest’ultima regione, per esempio, è operativo lo Yacht Club Croazia, un sistema di 21 porti, gestiti in maniera unitaria. «È facile capire – sottolinea Giancarlo Bussetti, nel servizio di apertura di questo numero monografico sulla portualità turistica – la capacità di attrazione sui diportisti interessati al bacino mediterraneo, di un messaggio come questo, citato dal materiale pubblicitario del sistema: "... essendo titolare di un contratto annuale con lo Ycc in uno dei nostri marina della Dalmazia, siete a casa in tutti i marina della Dalmazia; potete fare le crociere o lasciare la vostra barca in qualsiasi di questi marina per quanto volete, gratuitamente"».