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Forse un acquirente per la Carbosulcis

 

27/11/2003 – La Commissione Industria ha sentito questo pomeriggio, sulla Carbosulcis il presidente della Giunta regionale Italo Masala.

«Con la prossima liberalizzazione della produzione dell’energia elettrica (1 gennaio 2004) si fanno avanti – ha annunciato Masala – imprese interessate ad acquistare la Carbosulcis. Il carbone diventa infatti elemento strategico. Di recente una società canadese, la “Sardegna Energy Limited” ha chiesto di poter verificare la potenzialità della miniera. Con una lettera d’intenti, deliberata a tempo di record (10 giorni) la Giunta ha consentito l’accesso ai dati tecnici impegnandosi a non modificare le condizioni dell’intesa preliminare per 130 giorni. Dando per scontato il parere favorevole sull’utilizzazione del carbone, l’obiettivo della Regione è quello di favorire la realizzazione di una centrale da cinque, seicento mila megawatt, 350 dei quali da utilizzare, a basso costo, per le imprese del Sulcis».

«In attesa della realizzazione del progetto, il governo regionale – ha assicurato il presidente Masala – darà queste priorità: ottenere dal governo energia a basso costo estendendo ad altre aziende i benefici dell’Alcoa; favorire la realizzazione della centrale; realizzare il metanodotto, per il quale è stato deliberato dal Cipe il progetto di fattibilità».

Ulteriori chiarimenti sono stati chiesti dal consigliere Antonio Calledda, del gruppo Ds («Ci sono altre richieste per la Carbosulcis? Il progetto di gassificazione in che cosa si differenzia dal progetto intergrato realizzato dalla Sotacarb su incarico del ministero delle Attività produttive e della Regione? I benefici per l’Alcoa scadono nel 2005: possono essere rinegoziati?».), da Andrea Pirastu dell’Udr («Che cosa è stato deciso sui 50 miliardi di lire di fideiussione concessi dall’ssociazione temporanea d’imprese che doveva rilevare la Carbosulcis per il progetto di gassificazione?».).

Il presidente Masala ha risposto di non avere notizie dirette di altre società interessate all’acquisto di Carbosulcis, suscitando la reazione di. Giampiero Pinna (Ds) che ha parlato di una trattativa, avviata un anno fa, da una società australiana del settore energetico. Quanto alle tecnologie da adottare nella nuova centrale, si parla non più di gassificazione, ma di combustione accedendo comunque ai benefici per la gassificazione. I risultati del progetto integrato, affidato alla  società Sotacarbo, non sono ancora conosciuti, ma sembra siano favorevoli. Si conosceranno, comunque, entro una decina di giorni. Le centrali a carbone evidentemente ritornano di moda se è vero che anche la Portovesme srl e altre imprese della zona “sono tutte interessate”a realizzarne una, nonostante sia stata confermata la realizzazione del secondo cavo sottomarino da mille kilowatt. Per la proroga del contratto di energia a basso costo per l’Alcoa, da estendere in fase transitoria (condizione imposta dall’Ue) alle altre aziende, la Regione ha chiesto di spostare la scadenza al 2012. Necessario, infine, che si predisponga per la Carbosulcis un piano industriale. Erogare molto danaro (25 milioni di euro all’anno) solo per pagare gli stipendi agli operai non è, per la Regione, un sano principio.

Anche i sindacati (erano presenti le Rsu aziendali) hanno sottolineato la necessità di procedere agli investimenti. I macchinari sono vecchi e obsoleti; esclusa la macchina per il taglio, sostituita dopo 20 anni di onorato servizio, tutto il resto appartiene all’archeologia industriale. Il clima di incertezza è esiziale. La Regione va avanti tagliando i budget e persino pagare i salari diventa un problema. Da gennaio «siamo punto e a capo e i lavoratori si sentono avviliti». Le Rsu sono convinte che la miniera ha una sua economicità e può essere estratto carbone in certe quantità (un milione di tonnellate l’anno) a costi competitivi. Una miniera semiabbandonata da oltre due anni, rischia di non interessare nessuno.

Il presidente della Commissione Industria Rassu ha assicurato l’impegno per affrontare concretamente i problemi e voltare decisamente pagina. Anche in attesa dell’acquirente canadese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Legler – Il presidente Masala ha riferito della richiesta del gruppo (società Madre a Macomer, società collegate a Siniscola e Ottana; novecento dipendenti; il solo, con la Queen di Macomer a rappresentare il tessile in Sardegna) di attivare un tavolo con la partecipazione di Confindustria, organizzazioni sindacali, Sfirs e Regione per trovare insieme una soluzione. La proposta prevede:

il rassetto societario con la trasformazione del credito partecipativo della Sfir, circa 7 milioni di euro, in capitale societario. La Legler avvierebbe un processo di fusione fra le tre società per dare all’azienda una dimensione più adeguata alle esigenze produttive;

la partecipazione al bando della 488 (la Sardegna avrebbe a disposizione 90 milioni di euro, per un terzo riservati al settore energetico) con concrete possibilità di accesso;

la presenza di uno stabilimento ad Ottana aprirebbe le porte all’accordo di programma sulla chimica (con progetto di riconversione dell’impianto).

In fase di assestamento di bilancio (anche per avere la necessaria copertura politica) la Giunta chiederebbe al Consiglio di approvare una leggina che cambi la natura giuridica del rapporto con la Sfirs, da credito a partecipazione.

L’azienda a queste condizioni sarebbe d’accordo – ha precisato il presidente Masala – assicurando i livelli occupativi.

A sua volta il sindacato ha dichiarato che l’azienda ha tempi strettissimi non solo per risolvere lo stato debitorio (l’operazione Sfirs lo consentirebbe in buona misura) ma anche per avviare un programma di investimenti indispensabile per reggere la concorrenza soprattutto del mercato asiatico. Il progetto di rilancio non può prescindere dalle nuove tecnologie. Sono da “aggiornare” sia l’impianto di filatura di Macomer che 140 telai fra Macomer e Ottana. Il tempo rema contro, perché stanno scadendo i termini della cassa integrazione. Se a Ottana “scoppia” anche il tessile – settore esposto all’andamento dei consumi – l’economia sarebbe davvero in ginocchio.

L’ex assessore, on. Pirastu ha chiesto un’attenta valutazione del piano industriale, meglio ricorrendo ad un advisor esterno.

 

Carbuslcis – Con la prossima liberalizzazione della produzione dell’energia elettrica (1 gennaio 2004) si fanno avanti – ha annunciato il presidente Masala – imprese interessate ad acquistare la Carbosulcis. Il carbone diventa infatti elemento strategico. Di recente una società canadese, la “Sardegna Energy Limited” ha chiesto di poter verificare la potenzialità della miniera. Con una lettera d’intenti, deliberata a tempo di record (10 giorni) la Giunta ha consentito l’accesso ai dati tecnici impegnandosi a non modificare le condizioni dell’intesa preliminare per 130 giorni.

Dando per scontato il parere favorevole sull’utilizzazione del carbone, l’obiettivo della regione è quello di favorire la realizzazione di una centrale da cinque, seicento mila megawatt, 350 dei quali da utilizzare, a basso costo, per le imprese del Sulcis.

In attesa della realizzazione del progetto, il governo regionale – ha assicurato il presidente Masala – darà queste priorità:

primo, ottenere dal governo energia a basso costo estendendo ad altre aziende i benefici dell’Alcoa;

favorire la realizzazione della centrale;

realizzare il metanodotto, per il quale è stato deliberato dal Cipe il progetto di fattibilità.

Ulteriori chiarimenti sono stati chiesti dall’on. Antonio Calledda, del gruppo Ds (ci sono altre richieste per la Carbosulcis? Il progetto di gassificazione in che cosa si differenzia dal progetto intergrato realizzato dalla Sotacarb su incarico del ministero delle attività produttive e della regione? I benefici per l’Alcoa scadono nel 2005: possono essere rinegoziati?), dell’on. Andrea Pirastu dell’Udr (che cosa è stato deciso sui 50 miliardi di lire di fideiussione concessi dall’associazione temporanea d’imprese che doveva rilevare la Carbosulcis per il progetto di gassificazione?).

Il presidente Masala ha risposto di non avere notizie dirette di altre            società interessate all’acquisto di Carbosulcis, suscitando la reazione dell’on. Giampiero Pinna (Ds) che ha parlato di una trattativa, avviata un anno fa, da una società australiana del settore energetico. Quanto alle tecnologie da adottare nella nuova centrale, si parla non più di gassificazione, ma di combustione accedendo comunque ai benefici per la gassificazione. I risultati del progetto integrato, affidato alla  società Sotacarbo, non sono ancora conosciuti, ma sembra siano favorevoli. Si conosceranno, comunque, entro una decina di giorni.

Le centrali a carbone evidentemente ritornano di moda se è verso che anche la Portovesme srl e altre imprese della zona “sono tutte interessate”a realizzarne una, nonostante sia stata confermata la realizzazione del secondo cavo sottomarino da mille kilowatt. Per la proroga del contratto di energia a basso costo per l’Alcoa, da estendere in fase transitoria (condizione imposta dall’Ue) alle altre aziende, la Regione ha chiesto di spostare la scadenza al 2012.

Necessario, infine, che si predisponga per la Carbosulcis un piano industriale. Erogare molto danaro (25 milioni di euro all’anno) solo per pagare gli stipendi agli operai non è, per la Regione, un sano principio.

Anche i sindacati (erano presenti le Rsu aziendali) hanno sottolineato la necessità di procedere agli investimenti. I macchinari sono vecchi e obsoleti; esclusa la macchina per il taglio, sostituita dopo 20 anni di onorato servizio, tutto il resto appartiene all’archeologia industriale. Il clima di incertezza è esiziale. La Regione va avanti tagliando i budget e persino pagare i salari diventa un problema. Da gennaio “siamo punto e a capo e i lavoratori si sentono avviliti”. Le Rsu sono convinte che la miniera ha una sua economicità e può essere estratto (in certe quantità: un milione di tonnellate l’anno) a costi competitivi. Una miniera semiabbandonata da oltre due anni, rischia di non interessare nessuno.

 

Il presidente della Commissione Industria Rassu ha assicurato l’impegno per affrontare concretamente i problemi e voltare decisamente pagina. Anche in attesa dell’acquirente canadese. (adel)