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Sud Italia, uno su tre a rischio povertà

Lievi segni di ripresa per l’economia dell’isola

Il testo della nuova legge regionale sul Piano Casa

 

Lievi segni di ripresa per l’economia dell’isola

 

Sardegna industriale n. 3-4/2015 - 1 Settembre 2015

 

Lievi segni di ripresa per l’economia dell’isola

Secondo il rapporto Bankitalia 2015 si è registrato  nello scorso anno un leggero miglioramento nell’economia della Sardegna. Le note moderatamente positive riguardano in particolare agro-alimentare e turismo, mentre persiste la difficile situazione dell’industria che stenta ad espandere la propria presenza nei mercati esteri. In  ripresa  le costruzioni, dove si è fermata  la contrazione dell’attività produttiva.  Ancora in sofferenza, nel terziario, il commercio. Aumenta,  infine la disoccupazione per una maggiore offerta di lavoro, prevalentemente da parte delle donne.

di Paola Ferri

 

«Dopo anni di pesante crisi e flessione dell'occupazione, nel 2014 la situazione è leggermente migliorata, soprattutto nella seconda parte dell'anno». Lo ha detto Luigi Bettoni, direttore della sede di Cagliari della Banca d’Italia,  presentando alla stampa il rapporto 2015 sull’economia della Sardegna.
Uno studio che fa intravvedere finalmente uno spiraglio di luce nel panorama dell’economia dell’isola, ma che non deve indurre ad abbassare la guardia. «Non possiamo ancora parlare di ripresa – ha avvertito Bettoni – però stiamo affrontando una fase nuova».
Fase nuova che si riferisce in particolare all’agroalimentare, grazie all'export che ha fatto segnare un +2,2%, ed al turismo, con un aumento delle presenze del 5,6%, in maggior parte dovuto agli stranieri, e degli arrivi (+8,9%).
Si è leggermente intensificata, secondo lo studio di Bankitalia, l’attività industriale, sebbene ciò si sia riflesso solo marginalmente sui risultati delle imprese. La salute del sistema economico regionale, con l’eccezione del comparto petrolifero,  è ancora condizionata dalla sua limitata presenza sui mercati internazionali. «Per una crescita reale occorre che anche le imprese facciano la loro parte – ha osservato Bettoni –. Per un lungo periodo hanno badato ad agire più sul contenimento dei costi che su investimenti e innovazione. Se ripartono gli investimenti, riparte anche la crescita».
Note moderatamente positive per il settore delle costruzioni, dove  si è arrestata la contrazione dell’attività produttiva che aveva caratterizzato gli ultimi anni: La debolezza dei consumi ha continuato a incidere negativamente sulle imprese del commercio. Tra gli altri comparti del terziario è proseguita, come già accennato,  la crescita dell’attività nel turismo  e l’espansione dei flussi di trasporto marittimo e aereo.
L’occupazione regionale è tornata a crescere in misura moderata, dopo la forte contrazione del precedente biennio. In presenza di una maggiore offerta di lavoro, prevalentemente femminile, la disoccupazione ha continuato ad aumentare.
Se pure in calo rispetto agli ultimi anni, è proseguita nel 2014 la flessione del credito al settore privato, a causa della debolezza della domanda di finanziamenti, soprattutto da parte delle imprese. Dal lato dell’offerta si è osservata una stabilizzazione nelle condizioni di accesso al credito praticate dagli intermediari.
Ma vediamo ora, con il conforto dei dati forniti dal Centro studi della sede Bankitalia di Cagliari, la situazione dei vari settori produttivi dell’economia isolana e dei mercati del lavoro e del credito.
 
Agricoltura - Nel 2014 la produzione agricola regionale è complessivamente cresciuta. Secondo i dati provvisori dell’Istat lo stock di derrate agricole provenienti dalle coltivazioni si è incrementato leggermente (di circa il 2%), beneficiando in particolare dei buoni risultati dei comparti cerealicolo e dell’olivicoltura. Lieve calo invece rispetto al 2013 della produzione vitivinicola. La maggiore richiesta di formaggi sul mercato internazionale, in particolare in quello statunitense, sono stati ancora una volta di valido sostegno alle aziende zootecniche, soprattutto quelle operanti nella filiera ovicaprina. La rigidità dell’offerta nel settore – sottolinea l’inchiesta Bankitalia – si è riflessa in un  apprezzamento dei prodotti e in una crescente remunerazione della materia prima fornita dalle aziende di allevamento.

Industria – Primi segni di recupero per l’attività industriale in Sardegna nel 2014, ma i livelli produttivi sono rimasti tuttavia ancora molto più bassi nel confronto con il periodo precedente la crisi economica. Il fatturato delle imprese a prezzi correnti, secondo lo studio Bankitalia,  è leggermente aumentato; la dinamica delle vendite è stata più favorevole tra le imprese più grandi (con più di 50 addetti), maggiormente in grado di intercettare la domanda proveniente dall’estero. In base alle aspettative degli imprenditori, nel 2015 è previsto un rafforzamento della domanda e una crescita dei ricavi più sostenuta.
Nonostante l’utilizzazione degli impianti sia cresciuta di circa 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente,  la dotazione tecnica installata è stata ancora sottoutilizzata. La spesa per investimenti, se pure relativa ad una quota minoritaria di imprese, è complessivamente cresciuta, dopo la caduta registrata negli ultimi anni. Le imprese prevedono un rafforzamento dell’attività di accumulazione per il 2015.
Sulla base dei dati Istat, il valore delle esportazioni ha fatto registrare nel 2014 un calo del 13,6 per cento, soprattutto in seguito alla contrazione delle vendite all’estero da parte del comparto dei prodotti petroliferi (-16,3%), che contribuisce per oltre l’80 per cento al totale delle esportazioni regionali. Al netto del settore petrolifero le esportazioni sono cresciute lievemente rispetto al 2013 (0,6 per cento), dopo il forte calo fatto registrare l’anno precedente (oltre 10 punti percentuali).
Tra i vari comparti si segnala un’espansione delle vendite dei prodotti dell’industria agroalimentare e di quella metallifera (2,2 e 18,6% rispettivamente). È proseguita la contrazione nel settore della chimica, le cui esportazioni si sono ridotte del 15 per cento rispetto al 2013. Sono nettamente diminuiti gli scambi con il resto dell’Unione monetaria (-24,4%) e con i paesi asiatici (-16,7%), mentre è aumentata la presenza negli altri paesi europei e in America settentrionale (rispettivamente 41,2 e 55,5 per cento).
Le importazioni hanno continuato a contrarsi anche nel 2014. La flessione, causata dai bassi ritmi produttivi,  ha riguardato tutti i comparti. Sono diminuiti di circa il 16% gli approvvigionamenti di petrolio greggio destinati in gran parte all’industria di raffinazione regionale.

Costruzioni e mercato immobiliare –
Si è finalmente interrotta nel corso del 2014 – si legge nel rapporto Bankitalia – la lunga fase di recessione nel comparto delle costruzioni. Il valore della produzione è rimasto pressoché costante, con una contrazione dell’attività nel comparto non residenziale privato, ma con maggiori investimenti nell’edilizia pubblica, invertendo la tendenza degli ultimi anni.
Secondo i dati Infocamere-Movimprese, si è registrata nell’ultimo anno una flessione del numero delle aziende attive di circa il 2 % (-3,8% nel 2013).
Sulla base dei dati Cna costruzioni nel 2014 gli investimenti nel settore residenziale, valutati a prezzi costanti, sono rimasti stabili sui livelli di spesa dell’anno precedente (- 4,7% nel 2013). Al calo della spesa per la realizzazione di nuovi edifici si è contrapposto un incremento degli investimenti per il rinnovo delle abitazioni.
Il mercato immobiliare si è ulteriormente assottigliato, risentendo ancora della debole propensione delle famiglie all’investimento in edifici residenziali: I dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare (Omi) dell’Agenzia delle entrate indicano una riduzione del 3,5% su base annua del numero delle compravendite di immobili residenziali in regione (in attenuazione dal -13,7% del 2013). 

Servizi – Nel 2014 la congiuntura nei servizi è rimasta ancora debole, anche se in lieve miglioramento dopo le forti difficoltà registrate nell’anno precedente. Un contributo positivo è stato fornito dalla dinamica favorevole del turismo, mentre l’attività delle imprese commerciali ha continuato a risentire della debolezza della domanda interna; è tornata a crescere leggermente la spesa delle famiglie per beni durevoli. Secondo le stime di Prometeia il valore aggiunto dei servizi in regione ha continuato a diminuire nell’ultimo anno, anche se in misura contenuta (-1,0% in termini reali, a fronte del -6,4% nel 2013). 

Commercio – Nel 2014 l’attività delle imprese del commercio in Sardegna ha continuato complessivamente a ristagnare; la crisi degli ultimi anni ha comportato una riduzione complessiva dei fatturati e della redditività del comparto. Negli ultimi trimestri, tuttavia, si sono osservati alcuni deboli e parziali segnali di miglioramento. I dati della Banca d’Italia indicano una stagnazione del fatturato in termini nominali, dopo il calo registrato nel 2013. Secondo i dati di Infocamere-Movimprese, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni, in rapporto alle imprese attive alla fine dell’anno precedente, è stato pari al -1,3% (-1,6 nel 2013).
Secondo i dati di Prometeia nel 2014 la spesa per consumi delle famiglie sarde, espressa in termini reali, è rimasta stabile rispetto al 2013, dopo la contrazione osservata negli ultimi tre anni; i livelli complessivi di spesa sono rimasti tuttavia al di sotto di quelli registrati prima della crisi economica. 

Turismo – Confermando la crescita dell’anno precedente, l’attività turistica si è rafforzata, nel 2014. Secondo un’inchiesta Bankitalia sulle imprese dei servizi, si è registrata nella maggioranza delle imprese regionali una crescita del fatturato e risultati di esercizio complessivamente positivi. In base ai dati provvisori forniti dalla Regione Sardegna, le presenze e gli arrivi nelle strutture ricettive dell’isola sono aumentati rispettivamente del 5,6 e dell’8,9 per cento rispetto al 2013; mentre è lievemente diminuita la durata media dei soggiorni.
La dinamica positiva ha riguardato sia i pernottamenti presso le strutture alberghiere (in aumento del 3,3%), sia, in misura più marcata, quelli negli esercizi complementari (12,7%). Alla crescita delle presenze hanno contribuito sia i turisti italiani (circa il 4 per cento) sia quelli provenienti dall’estero (7 per cento).
Sensibile calo invece nel turismo croceristico, dove, sulla base dei dati forniti dalle  Autorità portuali dell’isola, i flussi turistici legati all’arrivo delle navi da crociera nei principali porti dell’isola hanno fatto registrare una calo del  33 per cento. Per il 2015 è previsto invece un netto miglioramento della situazione, anche in relazione alle note vicende che hanno colpito i paesi del nord Africa, e che hanno comportato una riprogrammazione delle tratte in favore degli altri porti del Mediterraneo.

Trasporti – Dopo il calo del 2013 (-0,8 per cento), nel 2014 è tornato ad aumentare (del 3,5%), il numero dei passeggeri transitati attraverso i porti e gli aeroporti dell’isola, una crescita che ha riguardato sia il traffico negli scali marittimi (2,7%) sia, con maggiore intensità, quello negli aeroporti (4,0%), che assorbe circa i tre quinti del totale dei flussi. L’aumento più consistente, nel traffico nazionale e con l’estero, l’ha fatto registrare l’aeroporto di Olbia (8%), lo scalo di Cagliari ha segnato un incremento dell’1,5% unicamente nei voli domestici.
Diverso il. discorso per il traffico delle merci nei porti dell’isola che ha registrato una pur lieve flessione  dell’1 per cento, dovuta esclusivamente all’andamento dei flussi legati all’attività di raffinazione dei prodotti petroliferi. Al netto di questa dinamica il traffico nello scalo di Cagliari è aumentato, rispetto al 2013, dell’8,2% ed è tornato a crescere anche nei porti del Nord dell’isola  (8,1%) e in quelli di Portoscuso (9,4%) e Oristano (11,4%); in quest’ultimo il maggior volume di traffico è dipeso dai maggiori approvvigionamenti di materie prime per il settore alimentare.
Per quanto riguarda il terminal containers (o porto industriale) di Cagliari, l’attività di transhipment  ha continuato a crescere (2,1%), se pure in misura inferiore rispetto all’anno precedente (13,0%).  Considerevole la crescita dei flussi gestiti dal terminal di Cagliari negli ultimi 15 anni: dai 25mila teu del 2001 si è passati agli oltre 700mila  del 2014. Una crescita notevole – dovuta in parte alla difficile situazione dei paesi nordafricani, che ha indotto le compagnie di trasporto a scegliere gli scali del Sud Europa – che pone il porto industriale del capoluogo sardo, con il suo 7% del totale del traffico nazionale container, al quarto posto in Italia, dopo Gioia Tauro, Genova e La Spezia.
In prospettiva, si legge nel rapporto Bankitalia,  un contributo positivo all’ulteriore sviluppo dell’attività del porto è connesso ai programmi di investimento pluriennali previsti dalla società di gestione per il  rinnovo e l’ampliamento delle dotazioni di handling. 

Mercato del lavoro – Nel 2014 si è arrestato il forte calo dell’occupazione che ha caratterizzato il mercato del lavoro regionale nei due anni precedenti. Sulla base dei dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat il numero degli occupati è aumentato su base annua dello 0,3 %, una variazione in linea con quella registrata nella media nazionale (0,4 per cento) e superiore a quella delle regioni meridionali, dove l’occupazione è diminuita dello 0,8 per cento. Il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro è aumentato di 0,3 punti percentuali, attestandosi al 48,6% nella media dell’anno.
Il tasso di disoccupazione, pari al 18,6 per cento nella media dell’anno, è cresciuto di circa un punto percentuale rispetto al 2013; per gli individui di età compresa tra i 15 e i 34 anni il dato è pari al 37,0 per cento, in aumento di 1,7 punti percentuali. Per far fronte alle crescenti difficoltà delle fasce di età più giovani è stato attivato su impulso del Consiglio europeo, a partire dal 2014, un pacchetto di iniziative (la cosiddetta Garanzia Giovani) volte a migliorare l’accesso al mercato del lavoro di questa categoria di individui.
Sulla base della Rilevazione delle forze di lavoro dell’Istat, nel 2014 la quota delle famiglie dove nessun componente aveva un lavoro, il cosiddetto jobless households rate, era pari in Sardegna al 23,6 per cento, un dato inferiore alla media del Mezzogiorno, ma più accentuato di quella italiana (rispettivamente 27,5 e 16,7%).
In base ai dati dell’Indagine sulla condizione di vita delle famiglie dell’Istat (Silc), nel 2012, ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, il reddito disponibile equivalente delle famiglie sarde era pari a 16.486 euro, un dato superiore alla media del Mezzogiorno, ma inferiore di oltre il 9 per cento rispetto a quello nazionale.

Credito – Nel 2014 la contrazione dei finanziamenti ha continuato a caratterizzare il mercato del credito in Sardegna. I prestiti bancari concessi alla clientela residente sono diminuiti del 2,5 per cento, un dato in attenuazione rispetto a quanto osservato l’anno precedente (-3,4 per cento) La dinamica è dipesa soprattutto dai prestiti alle imprese, il cui calo a dicembre è stato pari al 2,8 per cento (-4,0 a fine 2013); anche la variazione dei finanziamenti alle famiglie è rimasta negativa (-1,5 per cento, contro il -2,1 per cento dell’anno precedente).
La diminuzione del credito è stata lievemente più marcata nel settore delle costruzioni (-3,1 per cento), caratterizzato da un’elevata incidenza di nuove esposizioni deteriorate. La flessione si è stabilizzata al 2,0 per cento nella manifattura: il leggero aumento nell’industria alimentare è stato più che compensato dalla variazione negativa nelle altre attività . Si è invece attenuato il calo nel comparto dei servizi (-2,8 dal -4,9 per cento del 2013), riflettendo soprattutto la dinamicadelle attività commerciali e di quelle ricettive.
Dopo essere aumentati nel corso dell’anno oltre l’8 per cento, i tassi di interesse bancari sui prestiti a breve termine alle imprese si sono attestati a dicembre su livelli leggermente inferiori rispetto all’anno precedente (7,8 per cento), riflettendo anche le misure espansive di politica monetaria intervenute nella seconda parte del 2014. Il contenimento del costo del credito ha riguardato in particolare le imprese di maggiori dimensioni.