Vittorina Baire, assessore ai Trasporti e Politiche della mobilità della Provincia di Cagliari
Ringrazio l’assessore La Spisa, gli Istituti di credito che hanno accolto l’invito, gli operatori, le Associazioni di categoria che sono un fondamentale anello di congiunzione fra gli imprenditori e le Istituzioni.
Vi porto il saluto del presidente Milia, impegnato fuori Sardegna per motivi istituzionali. A lui faremo conoscere i risultati dell’incontro odierno, che tanto ha voluto perché la Provincia potesse contribuire a dare risposte agli operatori dell’autotrasporto merci e passeggeri.
Con l’incontro odierno l’Assessorato da una prima risposta alle richieste avanzate dagli operatori dell’autotrasporto merci e passeggeri in occasione degli incontri che, da maggio ad oggi, si sono succeduti.
Incontri nei quali sono stati affrontati i problemi che affliggono la categoria con riferimento a tutte le implicazioni che la realizzazione dell’attività di impresa di autotrasporto comporta.
Mancava, per completare il quadro, un discorso sul rapporto fra autotrasporto e credito.
Oggi affrontiamo questo argomento e ringrazio vivamente i rappresentanti degli Istituti di Credito che hanno accettato l’invito e che sono certa ci informeranno su quanto essi sono in grado di fare perché le imprese sarde possano continuare nel loro lavoro ed affrontare la crisi con meno angoscia.
Ho seguito la settimana scorsa l’introduzione dell’assessore La Spisa alla Conferenza sul credito e sono rimasta colpita perché ha iniziato il suo intervento parlando della persona che deve essere collocata al centro dell’azione del governo regionale. Se non si mette al centro la persona, non si ottiene il bene. E così avviene per l’azienda: perché è una realtà costituita da persone che con il loro lavoro contribuiscono al progredire ed al successo dell’azienda in cui operano, ma soprattutto dell’economia provinciale, regionale e nazionale.
In un solo anno, lo scenario economico mondiale è completamente cambiato. Si potrebbe disquisire per ore della crisi economica e delle responsabilità della componente finanziaria; si potrebbero azzardare previsioni, ma non è dato sapere se si creerà un nuovo equilibrio multipolare, o se si aprirà una fase di instabilità nelle relazioni economico-finanziarie internazionali.
Di certo, l’assetto che sorgerà dalla crisi sarà differente e l’Asia svolgerà un ruolo ancora più importante. Aumenterà sempre più la sua sfera di influenza e l’economia globale nel medio-lungo periodo segnerà certamente qualche miglioramento dei fondamentali economici, perché il mondo non si è fermato né si fermerà.
Questa fase, che potremmo considerare di passaggio, porterà ad un riequilibrio del sistema e ad assetti che non tarderanno a farsi sentire. Il mondo ne uscirà trasformato. Si affermeranno nuovi motori di sviluppo.
L’Italia e la Sardegna hanno le forze vitali e le risorse per riconquistare quel dinamismo che l’ha resa protagonista della scena globale. Si presenteranno opportunità per il paese e per le aziende che sapranno coglierli e gli operatori dell’autotrasporto saranno capaci di trasformare in valore positivo le sofferenze che hanno contrassegnato la crisi.
La crisi generalizzata ha coinvolto tutti i settori e non ha mancato di farsi sentire in maniera forte anche nel settore dell’autotrasporto, anello di raccordo del sistema produttivo e distributivo, colpito due volte: come comparto e in quanto settore trasversale.
Oggi, i principali indicatori economici rilevano un leggero aumento della domanda, che lascia prevedere un lieve miglioramento nei prossimi mesi, ma non dobbiamo illuderci.
La ripresa sarà lenta e difficile e le incertezze continueranno ancora per molto tempo. Alla fine del tunnel ci si troverà di fronte a scenari completamente diversi. Le imprese, da sempre abituate a fare, sapranno cogliere tutte le opportunità, consapevoli che la crisi economica va letta non solo come un periodo negativo, ma anche come occasione per riflettere sulle cause e sugli errori commessi per evitare di ripeterli, per rilanciare lo sviluppo partendo da nuove basi, senza timore di scelte che oggi possono apparire anche azzardate, ma che sono necessarie per rinnovarsi e guadagnare efficacia e competitività.
Questo il mondo dell’autotrasporto saprà sicuramente fare. Ma perché possa farlo c’è necessità che possa essere supportato da decisioni rapide da parte delle Istituzioni. Perché la lentezza nelle decisioni si paga in diversi modi:
– in tempi di crescita, come ostacolo alla competitività;
– in tempi di crisi, come difficoltà a conservare quote di mercato;
– nel momento in cui si intravede la ripresa, come debolezza strutturale.
Pensiamo all’Alcoa ed alla situazione in cui questi lavoratori si trovano.
Usciamo da anni in cui i trasporti hanno sofferto a causa di progetti di riforme che si sono trascinati da una legislatura all’altra, spesso supplendo all’inadeguatezza normativa con circolari o istruzioni ministeriali o addirittura con il contenzioso e con le sentenze.
Questa è da tempo la condizione di pezzi importanti del sistema dei trasporti fra cui l’autotrasporto e i servizi pubblici di trasporto.
Con riferimento ai servizi pubblici di trasporto vi sono spinte per rinviare al 2019 l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di assegnare tramite gare i servizi di trasporto pubblico locale e riaprire, per le imprese a controllo pubblico, la possibilità di partecipare a gare sul mercato, nelle quali ovviamente parteciperebbero in condizioni di vantaggio sleale, essendo sovvenzionate dal denaro dei contribuenti.
Questo rappresenterebbe un passo indietro rispetto alla situazione legislativa approvata nel 1997. Si tratterebbe di un passo indietro che allargherebbe, invece di restringere, l’area delle attività che richiedono la spendita di denaro pubblico, in un momento nel quale la scarsità delle risorse pubbliche esigerebbe che esse venissero invece destinate in modo esclusivo a quelle finalità di interesse generale che non possono essere servite dalle attività di mercato.
Il rischio concreto che si corre – e che dobbiamo assolutamente scongiurare – è che la crisi colpisca in maniera irrimediabile proprio le imprese “virtuose” che hanno sempre agito nel pieno rispetto delle regole e che oggi faticano a contrastare una concorrenza giocata sul filo della legalità, contro la quale apparentemente non esistono armi, se non quella di cambiare il modo di intervenire a sostegno del settore.
Gli imprenditori dell’autotrasporto – sia di merci che di passeggeri – sono, come dice la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, imprenditori veri che hanno sempre investito e continuano ad investire in mezzi, tecnologie, organizzazione e risorse umane.
Sono stati e sono artefici di una vera politica industriale per l’autotrasporto, orientata, anzitutto, al completamento dei processi di liberalizzazione e di rilancio competitivo, alla creazione di una logistica integrata, efficiente e strutturata, in grado di rispondere alle esigenze del sistema trasportistico ed industriale nazionale, per offrire realmente un contributo alla ripresa dell’attività economica ed al rilancio produttivo del settore.
L’autotrasporto ha il dovere di innovare la propria struttura organizzativa e la propria capacità produttiva per essere più competitivo e al passo con le sfide economiche e tecnologiche richieste dai mercati nazionali ed internazionali. Ma, allo stesso tempo, deve avere la possibilità di agire in contesti concorrenziali secondo regole chiare e trasparenti.
Devono però essere risolti i veri nodi del mercato e quindi i problemi di una struttura dell’offerta dei servizi di trasporto troppo frammentata e disorganizzata.
Soltanto una vera politica priva di logiche dirigistiche e assistenzialistiche ma orientata a far crescere e a rendere competitiva l’offerta potrà contribuire ad aumentare l’efficienza e la capacità negoziale dell’autotrasporto.
Anche la domanda non può solo cercare il prezzo più basso ma deve privilegiare di più la qualità, l’efficienza e la regolarità.
Gli stessi incentivi al settore non possono essere solo strumenti di mero sostegno alla gestione, ma devono rappresentare l’opportunità per migliorare gli assetti organizzativi e la competitività.
In caso contrario, nonostante gli interventi messi in campo da Governo e Istituzioni comunitarie, la debolezza competitiva del settore, recuperabile solo attraverso azioni di sistema, condannerà alla scomparsa molte imprese: in particolare, quelle marginali.
Un processo che forse va letto come una selezione naturale a favore delle imprese più strutturate, quindi un’occasione di crescita.
Questo non vuol dire, naturalmente, abbandonare le aziende più piccole o più deboli, ma sostenerle nel fare sistema e metterle nella condizione di resistere e contrastare quelle realtà nazionali e multinazionali che operano in condizioni di vantaggio competitivo, proprio facendo leva sulla fragilità del mercato.
Gli sforzi che le imprese dell’autotrasporto hanno compiuto in questi anni per promuovere la qualità del loro agire, puntando alla certificazione dei servizi, alla innovazione tecnologica e alla formazione per evolversi verso servizi sempre più articolati e orientati alla logistica, devono essere sostenuti e non penalizzati da misure regolatorie e pseudo-tariffarie che somigliano troppo ad un pericoloso e dannoso “ritorno al passato”.
E la disciplina di altri oneri burocratici (come la scheda di trasporto e la data certa dei contratti), se resta in balia degli atteggiamenti strumentalmente vessatori della committenza da parte di alcune rappresentanze, serve solo ad aumentare i costi e l’incertezza operativa delle imprese, senza ottenere gli obiettivi di trasparenza della filiera condivisi da tutti.
Altro problema dell’imprenditore che svolge attività di autotrasporto merci in conto terzi è il requisito della capacità finanziaria. Ai sensi dell’art. 6, comma 3, del decreto legislativo 395/2000, il requisito di capacità finanziaria deve essere dimostrato mediante un’attestazione rilasciata da imprese che esercitano attività bancaria.
Ma, come ben sanno gli operatori, il requisito di capacità finanziaria è sussistente se vi è la disponibilità di risorse finanziarie in misura non inferiore a:
– 50mila euro, qualora l’impresa abbia la disponibilità di un solo autoveicolo
adibito all’attività di trasportatore su strada;
– 5mila euro per ogni autoveicolo supplementare.
La capacità finanziaria è un problema soprattutto per le piccole imprese, ed in Sardegna sono moltissime, se le banche per certificare il requisito di capacità finanziaria chiederanno di lasciare sul conto 50mila euro.
Mi auguro che le Banche ragionino in termini diversi e valutino l’azienda e la capacità di questa di stare sul mercato.
Il 2009 è stato un anno difficile: ma tutti, imprenditori, istituzioni, dobbiamo fare meglio. Deve essere un’occasione per rimetterci in gioco e diventare più forti, anche e soprattutto con il sostegno virtuoso delle banche che non possono abbandonare le imprese proprio nel momento del bisogno.
La stretta del credito non può dunque rimanere lo sterile alibi di chi non vuole in alcun modo assumersi il rischio di impresa. È il sistema finanziario che deve dare impulso all’economia con investimenti e controlli mirati per sostenere chi con la propria azienda e i suoi collaboratori si impegna per far crescere l’economia.
In Italia, in confronto ad altri paesi europei, è molto difficile ottenere credito: questo non è lusinghiero per chi vuole investire nel nostro paese ma indica anche che le nostre imprese, i nostri lavoratori autonomi, chiunque si trovi a vivere in Italia ed in Sardegna e debba svolgere attività economiche ha delle difficoltà addizionali che costituiscono un handicap nei confronti dei nostri concorrenti. Di conseguenza le imprese dell’autotrasporto, non avendo facile accesso al credito, si trovano in grosse difficoltà.
Secondo Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, le aziende di autotrasporto in esercizio in Italia denunciano un indebitamento medio, più o meno consolidato, che ha superato di gran lunga la soglia di guardia: 250mila euro per impresa.
Questo tracollo settoriale può essere in parte arginato con il Fondo di garanzia per l’autotrasporto attivato con il decreto 138 del 27 luglio 2009 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con quello dello Sviluppo economico.
Ma perché il Fondo possa sortire effetti adeguati a contenere la situazione di difficoltà è necessario che i tempi e le modalità di erogazione siano celeri. Il Fondo di garanzia può rappresentare un’occasione importante ed uno strumento per segnare l’avvio di un dialogo tra banche e imprese e per assicurare alle imprese liquidità e disponibilità economica.
Ma il Fondo di garanzia per l’autotrasporto interessa esclusivamente l’autotrasporto di merci per conto terzi e non l’autotrasporto passeggeri. Gli imprenditori dell’autotrasporto passeggeri sono i parenti poveri dell’autotrasporto? O rappresentano un’isola felice nella crisi generalizzata? Non sono certamente i parenti poveri dell’autotrasporto perché sono imprenditori che, come quelli che appartengono al comparto delle merci, “lottano” (è un vocabolo forte ma che fotografa bene la situazione), lottano, dicevo, per tenere in piedi le loro imprese, per conservare il patrimonio di professionalità che nelle loro aziende si è formato ed è cresciuto.
Ed allora perché non creare un fondo dedicato all’autotrasporto passeggeri all’interno del Fondo di garanzia per piccole e medie imprese, così come stabilito per l’autotrasporto merci in conto terzi? «Si attiverebbe allora – ha scritto ultimamente Gian Maria Gros Pietro sul bimestrale di Federtrasporto – una rivoluzione gentile che spingerebbe le imprese a rinnovare, attualizzandoli, il lavoro, la produzione, l’impresa, integrandoli con le relazioni industriali, la distribuzione della ricchezza, il risparmio e gli investimenti».
Si realizzerebbe in tal modo un nuovo modo di cambiare direzione di marcia per le imprese, consapevoli della necessità di un nuovo inizio che riguardi interdipendenza e responsabilità.
Nel presentare il convegno “Autotrasporto merci e province”, nel maggio 2009, avevo parlato della situazione finanziaria delle imprese sarde e dello scarso potere contrattuale su cui possono contare. Forse è conseguenza del fatto che al 70% il comparto è costituito da imprese artigiane?
Nella stessa occasione ricordavo quanto auspicato dal Patto per la Logistica del maggio 2005, in cui si chiedevano agevolazioni che facilitino – così recita il documento firmato dal Governo e dalle Associazioni datoriali e sindacali – l’accesso al credito per i soggetti che si aggregano e trasformano le imprese in imprese di trasporto e logistica.
E proseguivo: «Credo sia giunto il momento di chiarire da parte delle Autorità preposte se esiste o no una volontà di considerare strategico, nell’ambito dell’economia nazionale e regionale, l’autotrasporto e le sue potenzialità».
Le dichiarazioni di volontà non sono più sufficienti, e non solo per l’autotrasporto ma per tutto il sistema della logistica.
Nonostante tutti i problemi legati alle carenze infrastrutturali (nella nostra regione sono talmente gravi che l’autotrasportatore sardo sostiene un costo del 30% superiore a quello del collega su qualsiasi altra parte d’Italia) e alla forte concorrenza in termini di costi e tariffe, l’autotrasportatore ha saputo adattarsi alle crescenti e mutevoli esigenze della domanda.
È però necessario che la pressione cui il comparto dell’autotrasporto è sottoposto per effetto di regolamentazioni comunitarie sempre più stringenti, sia canalizzata in un salto di qualità organizzativa che può derivare solo da una maggiore integrazione funzionale con le altre modalità di trasporto e da un arricchimento dell’offerta in direzione della logistica.
Il settore del trasporto su strada, secondo gli estensori del nuovo Libro Bianco “Ridisegnare la politica dei trasporti per il futuro” (attualmente in preparazione e che sarà presentato entro giugno 2010) è il pilastro più importante dello scambio di merci e passeggeri, garantendo due delle quattro mobilità espresse a suo tempo dal Jacques Delors, nel documento “Crescita, competività, occupazione”: mobilità delle persone, mobilità delle merci, mobilità dei capitali, mobilità delle idee.
Il Libro Bianco illustra gli obiettivi politici fondamentali del futuro dei trasporti dell’Unione europea, con particolare riguardo allo sviluppo di una rete multimodale e pienamente integrata, all’adozione di una politica in materia di carburanti alternativi, allo sviluppo di veicoli e tecnologie di trasporto alternativi e al ruolo chiave degli utenti dei trasporti e dei lavoratori del settore quali soggetti principalmente interessati dal sistema di trasporto del futuro.
«La futura politica dei trasporti – ha sottolineato recentemente il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ad un incontro a Bruxelles – sarà quella di favorire l’Europa dei cittadini e potenziare le nuove fonti di crescita e competitività».
A distanza di 17 anni – il documento Delors è del 1993 – il tema crescita e competitività è nuovamente al centro dei massimi artefici della politica europea per creare occupazione. Senza competitività, non vi è crescita, senza crescita non vi è occupazione.
Il percorso intrapreso per uscire dalla crisi deve definirsi ulteriormente ed occorre superare difficoltà e resistenze di ogni tipo, soprattutto culturali. Ma è indispensabile avere fiducia.
Vorrei finire con il libro di McCarty, “La strada”. Dopo la guerra c’è un padre con un figlio che si incamminano e vedono alcuni uomini affamati che mangiano altri uomini. Il padre cerca di proteggere il figlio con una busta di plastica ed un carretto. Il bambino, nonostante il padre abbia fatto di tutto per proteggerlo, lo vede e dice «Papà noi abbiamo il fuoco dentro». Che cosa voleva dire il ragazzo, con le parole «Abbiamo il fuoco dentro»?. Penso che volesse dire: «Abbiamo la fede, dobbiamo andare avanti».
Nei momenti di crisi bisogna reagire. Io ero piccola e mio padre rientrava tardi dal lavoro ed io ne soffrivo perché non era presente. Erano tempi di crisi, ma lui diceva: «Abbiamo seminato: domani si vedrà».
Ed io questo lo auguro a tutti gli autotrasportatori.
Giorgio La Spisa, assessore alla Programmazione, Bilancio e Credito della Regione Sardegna
Partecipo volentieri a questo incontro e ringrazio l’assessore Baire dell’invito, perché il tema non è assolutamente estraneo a ciò che la Regione sta cercando di costruire.
L’Assessore ha fatto cenno prima all’incontro della settimana scorsa, la Conferenza regionale per il Credito. Credo che in quella occasione si sia lavorato bene insieme – banche, Regione, imprese – per individuare quali siano oggi i problemi e quali prospettive abbiamo con gli strumenti che si possono attivare sulla base della legislazione vigente, sulla base anche delle disponibilità finanziarie del nostro sistema, in particolare il bilancio della Regione, per affrontare questo momento che, come è stato detto giustamente dall’Assessore, è un momento particolare di crisi.
Non è un luogo comune, non è retorica dire che oggi viviamo una situazione di crisi del tutto particolare. Il cenno fatto dall’Assessore, e ricorrente in questi giorni, al caso Alcoa è d’obbligo; evidentemente per il significato che ha in termini sociali, per l’impatto che può avere la chiusura di un impianto industriale di quelle dimensioni – e in particolare in un territorio come quello del Sulcis – per il sistema delle imprese e per la popolazione.
Ma io voglio fare qui un’altra considerazione. L’Assessore ha citato Jacques Delors che diceva che non c’è crescita senza competitività. Che lo dica io penso possa avere un valore diverso. Io sono più che certo che la competitività debba esserci. Ma la competitività ha un senso se è vera competitività, cioè quando si compete ad armi pari.
Noi abbiamo oggi una crisi che è determinata da un sistema finanziario ipertrofico che ha superato, soverchiato l’economia reale. Questo è il problema di fronte al quale ci troviamo; la crisi porta ad nuovo ridimensionamento dell’economia reale, dell’economia fatta dalle persone e dalle imprese che guardano al sistema finanziario come a uno strumento subordinato rispetto all’impresa, alla produzione di beni e servizi, al valore della persona che intraprende o gestisce un’impresa ed ai lavoratori che collaborano con l’impresa stessa.
Il sistema finanziario è un sistema servente, subordinato. Ed è questo lo spiraglio che noi possiamo avere rispetto a questa situazione così difficile come quella che stiamo vivendo.
Cosa c’entra tutto questo con il “caso Alcoa”? C’entra per questo motivo: noi abbiamo in Sardegna un settore industriale che è stato caratterizzato negli anni prevalentemente dall’industria di base rispetto al tessuto delle piccole e medie imprese. Un tessuto di piccole e medie imprese che in realtà è cresciuto negli anni e gioca oggi un ruolo importante nell’economia dell’isola.
La grande industria era prima rappresentata nell’isola dalle Partecipazioni statali, la cui strategia industriale era basata sul fatto che alcune produzioni primarie non potevano essere abbandonate e dovevano restare nel sistema produttivo del nostro paese come risorsa strategica, come risorsa fondamentale, in mancanza della quale, cioè in mancanza di prodotti chimici prodotti qui in Italia, in mancanza di prodotti della metallurgia non ferrosa, quali l’alluminio, il piombo, lo zinco, il paese sarebbe stato costretto ad importare dall’estero queste vitali materie prime.
Poter realizzare queste produzioni primarie nel nostro paese era quindi considerato un valore strategico. Ma situazioni contingenti di mercato – sicuramente il grandissimo peso che ha avuto in questo settore produttivo la crisi energetica, a partire dai primi anni ’70 – certamente hanno inciso tantissimo. Come del resto è stata determinante anche l’assenza di una adeguata capacità manageriale del sistema pubblico.
Si è passati quindi drasticamente dalle Partecipazioni statali ad un sistema industriale basato prevalentemente sulla privatizzazione per cui ecco che i settori produttivi prima citati, cioè quello della chimica e della metallurgia non ferrosa, hanno suscitato l’interesse di grossi gruppi societari, inizialmente americani e russi, oggi tailandesi ed arabi. Tutte imprese caratterizzate dalla prevalenza della logica finanziaria su quella strettamente industriale, affermatasi quest’ultima dopo gli anni Sessanta, con l’insediamento nell’isola dell’industria di Stato.
Oggi, Alcoa, anche se non lo si dice apertamente, vuole andare via dall’Italia perché gli analisti finanziari le consigliano di insediarsi in altri Paesi, dove i costi di energia e lavoro sono meno elevati.
Del resto il Governo italiano, anche con l’ultimo decreto, ha fatto di tutto per abbassare il costo dell’energia elettrica per le industrie energivore della Sardegna (soprattutto Alcoa e Portovesme srl), ma la realtà è che si razionalizza sulla base dei costi che incidono in maniera determinante sulla competitività.
Giusto che la crescita dipenda dalla competitività delle aziende, ma nella competizione bisogna poter competere ad armi pari ed un eccessivo e indiscriminato affidamento del sistema alle dinamiche del mercato ha determinato e determinerà sempre la sconfitta dei più piccoli.
Chi perde sono i più prudenti, sono quei paesi che si prendono cura dell’ambiente, quindi hanno dei costi energetici più alti. Chi perde sono quei paesi che considerano il lavoro e la persona che lavora come un valore fondamentale che non può essere utilizzato come un qualunque fattore della produzione e quindi costo del lavoro più alto, anche per i motivi collegati alla tutela del lavoratore.
Potremmo enumerarne altri di questi fattori. Ora noi dobbiamo orientarci in questa direzione, almeno per quanto riguarda la politica regionale.
Dobbiamo il meno possibile dipendere da fattori esterni: deve poter crescere un tessuto di imprese sarde, di imprenditori sardi, accogliendo qui quegli imprenditori che privilegiano il valore degli investimenti.
Noi favoriremo il più possibile l’ingresso di nuovi imprenditori che vengono non soltanto per investire, ma per radicarsi nella nostra regione. Come quegli imprenditori che sono qui presenti in questa sala, che sono venuti da fuori ma che oggi sono sardi quanto noi e forse più di noi.
Questo è il valore. Ma se noi continuiamo a perseguire un modello di sviluppo che è basato su investimenti finanziari in cui le decisioni non vengono prese guardando all’azienda, ma guardando semplicemente all’aspetto finanziario, noi non avremo futuro. Per fare questo occorre che il sistema delle piccole imprese venga rafforzato e quindi, mi collego al tema di oggi: autotrasporto e credito.
Parliamo di un comparto all’interno del settore dei servizi, di un comparto molto importante, fondamentale, tanto più in una regione come la nostra caratterizzata dall’insularità.
Noi abbiamo certamente la necessità di sostenerlo, ma è anche vero che si tratta di un settore, quello dei servizi, che risente in maniera determinate degli andamenti della domanda del primario e del secondario.
Per tirar su il settore dei servizi noi dobbiamo puntare su una politica innovativa: un compito difficilissimo, ma è una via obbligata. Per fare crescere la domanda in quei due settori non abbiamo alternativa, dobbiamo puntare sull’innovazione nella ricerca, sulla specializzazione, sull’eccellenza, sulla qualità dei nostri prodotti.
In un momento di crisi finanziaria, che è anche crisi del credito, noi stiamo attivando una politica del credito. Come si può intervenire? Non abbiamo più la possibilità di usare strumenti tradizionali, dobbiamo utilizzare strumenti nuovi. Lo abbiamo fatto con la manovra finanziaria del 2010 e con l’istituzione di un fondo di garanzia che abbiamo affidato alla gestione della Sfirs. Si tratta di un fondo ben dotato: 238 milioni di euro che abbiamo trasferito già nel mese di dicembre alla Finanziaria regionale e che deve essere messo a disposizione delle piccole e medie imprese. Il dottor Marcetti potrà entrare più nello specifico per spiegarci come questo fondo di garanzia potrà essere utilizzato.
È sicuramente un fondo di garanzia che può essere utilizzato per alleviare la crisi. E questo è un contributo importante perché può creare una sinergia tra sistema regionale, sistema bancario, sistema delle imprese. Poter accedere al credito, soprattutto in questo momento di crisi, è assolutamente necessario.
Noi guardiamo in particolare allo strumento sia per interventi d’altro tipo, ma anche per operazioni di consolidamento delle imprese, per debiti che siano oggettivamente onerosi e che gravino ulteriormente su una situazione già compromessa.
È uno strumento molto importante che può essere utilizzato agevolmente. Nello stesso tempo questo sistema di intervento finanziario creditizio può interagire parallelamente con il sistema di incentivi che noi vogliamo sempre più indirizzare verso l’integrazione, attraverso un pacchetto di incentivi finanziari per investimenti che siano di tipo integrato.
Attraverso questa politica degli incentivi si potrà puntare sia alla formazione che all’innovazione e alla ricerca che possono essere il volano per la ripresa.
Si potrà dire: come può la ricerca incidere in un settore come quello dell’autotrasporto? Ma se ci pensiamo un po’ invece è possibile, perché oltre l’innovazione di prodotto è importantissimo anche l’innovazione di processo.
Noi abbiamo la possibilità di competere per crescere soltanto se saremo capaci di innovare. Siamo costretti a farlo. E un punto dell’innovazione è anche quello dell’aggregazione
Soli è peggio di stare male. Questo è un male endemico, particolare della nostra isola. Dobbiamo uscire da questo problema.
Soltanto puntando sull’aggregazione delle imprese – e questo è quello che cercheremo di favorire in tutti i modi – si può uscire dalla crisi. Dobbiamo farcela perché la Sardegna ha tutte le risorse necessarie: ha le risorse materiali ma soprattutto quelle umane. Se metteremo la persona al centro della nostra attività, ce la potremo fare.
Franco Farina, presidente del Banco di Sardegna
Grazie assessore Baire. Sono lieto di intervenire a questo vostro incontro. Rappresento il Banco di Sardegna, la Banca locale maggiormente impegnata nel sostegno dell’economia dell’isola.
La crisi che interessa la nostra regione è una crisi assai grave; è stata esplicitata da tanti osservatori, è stata misurata dagli economisti, denunciata dalle istituzioni, dagli uomini della politica, dal Governo della Regione nelle diverse sedi.
La ragione fondamentale della crisi discende dalla circostanza che un capitalismo cieco ed avido di marca statunitense e inglese ha creato una serie di attività emettendo titoli, emettendo documenti di debito ai quali non corrispondeva l’effettivo valore e quindi il mercato internazionale, quello globalizzato, si è trovato alle prese con questa massa imponente di passività prive di valore che si è riflessa nei bilanci delle imprese e nei conti delle famiglie.
Tutto ciò ha portato le imprese a registrare nei propri bilanci queste inadeguatezze, a determinare poi casi di insolvenza assoggettata ad una regola fondamentale che è quella della concatenazione dell’insolvenza, cioè un effetto domino per cui se un imprenditore si trova in difficoltà non può pagare il suo fornitore e così via. Questa situazione di crisi ha influito in maniera prevalente sul fattore fondamentale di qualsiasi economia moderna che è la fiducia e, cessando la fiducia, gli scambi si sono illanguiditi, raffreddati e attenuati, per cui il processo economico ne ha sofferto moltissimo.
In Sardegna si è rilevata una forte contrazione della domanda. La contrazione della domanda comporta che le imprese, non facendo assegnamento sulle prospettive di sviluppo, non investono e quindi stanno ferme. E stando ferme, devono rimodulare i loro piani; il personale diventa esuberante, quindi viene licenziato, per cui si trasferisce l’insolvenza anche alle famiglie. È una spirale, è un effetto domino drammatico, con il quale stiamo facendo i conti e dobbiamo fare i conti.
Qual’è l’esigenza fondamentale? L’ha sottolineata prima l’assessore La Spisa. È quella di immettere liquidità nel sistema per fare in modo che ci sia una ripresa, che riprendano gli scambi, riparta un ciclo economico adeguato, quello che comunque in questo momento è possibile sostenere.
L’emissione di liquidità si è realizzata attraverso interventi della Banca Centrale Europea che ha immesso una quantità notevolissima di denaro nel sistema economico e finanziario dell’area comunitaria, anche sostenendo il sistema bancario.
Nel nostro paese la crisi si è trasferita in maniera significativa sulle grandi banche, che hanno sofferto gravemente di questa situazione, come hanno testimoniato i loro bilanci. È sufficiente indicare come Mediobanca abbia dovuto indicare nel proprio bilancio un risultato di appena 2 milioni di euro. Un risultato da piccola impresa. La più grande Banca d’affari del Paese con un bilancio da piccola impresa!
Le Banche ancorate al territorio, per la verità, hanno sofferto meno, perché non si sono esposte a tematiche di tipo speculativo, non hanno fatto speculazioni di tipo finanziario, non hanno concesso linee di credito a quei soggetti di intonazione speculativa che poi hanno determinato il ciclo perverso precedentemente descritto. Per questa ragione la crisi si è fatta sentire in maniera minore: però si fa sentire significativamente per la contrazione della domanda.
Questo è il vero problema: oggi c’è contrazione della domanda. La gente compra meno, investe meno. Le imprese di questo soffrono tanto, soffrono anche le famiglie perché l’insolvenza si rovescia dalle imprese nelle famiglie. La situazione è assai grave e colpisce l’intera collettività.
Nel momento in cui nel mercato internazionale si realizza una crisi, essa incide anche sulle grosse imprese e chi paga sono i più deboli.
Diceva bene prima l’assessore La Spisa, con riferimento all’Alcoa: il suo comportamento da luogo ad un autentico dramma nell’area sulcitana. Per Alcoa viene sottovalutato il problema del costo del lavoro: è chiaro che i magnati che sono proprietari degli insediamenti sopprimono quegli impianti che sono connotati da un maggiore appesantimento dei costi. L’impresa è uno strumento che serve per creare ricchezza per cui, nel momento in cui non genera ricchezza e i conti economici sono negativi, purtroppo deve chiudere.
Noi in Sardegna questo fenomeno l’abbiamo sperimentato in passato anche con la chimica, dove in Sardegna si è pagato un prezzo altissimo. Nella situazione attuale – e anche con riferimento al fenomeno dell’area dei trasporti e delle imprese di trasporto – il fenomeno è similare.
L’assessore Baire, prima, e l’assessore La Spisa, successivamente, dicevano: le banche devono avere come interlocutore l’uomo e non i numeri. È questa una verità sacrosanta.
Posso dire, per quanto riguarda la Banca di cui sono Presidente, che è un fatto acquisito.
È vero: esistono i numeri di Basilea, esiste il rating che viene assegnato alle imprese. Però un bravo banchiere deve conceder credito, tenendo conto della storia personale dell’imprenditore, delle sue capacità, del suo impegno, della sua attitudine a trasfondere nel processo produttivo tutte le sue energie.
Non sono i numeretti di Basilea quelli che governano la concessione del credito: quelli sono automatismi che dovranno esser eventualmente corretti e anche stravolti attraverso l’esame delle posizioni economiche e dell’impegno che l’imprenditore trasfonde nella sua impresa.
Per quanto riguarda l’incremento della domanda ed il sostegno alla domanda, io penso sia difficile ipotizzare un qualcosa di più di quello che è stato fatto. Ci sono convenzioni che l’Associazione Bancaria Italiana ha stipulato con differenti aree produttive. Si rende, così possibile posticipare le rate di finanziamento ad esercizi successivi differendo i pagamenti.
Il Banco di Sardegna ha risposto a tutte le legittime richieste di imprese e famiglie che hanno avuto impegni da soddisfare e che chiedevano di differire l’esecuzione di questo impegno. Questo viene fatto abitualmente.
Tutto ciò comporta un minor appesantimento in questo momento di crisi e di carenza di liquidità e questo si realizza per le imprese industriali, per le imprese artigiane, per le imprese agricole, per le famiglie. Per la famiglia che non è nelle condizioni, per l’insufficiente liquidità, di sostenere l’impegno di pagare le rate del mutuo fondiario, è possibile chiedere un differimento della rata, che viene concesso.
Quindi c’è un effetto di ammorbidimento molto significativo nei confronti dei soggetti che si trovano in difficoltà finanziarie. Il problema più grande è quello della liquidità. Si paga soltanto l’interesse e non la rata.
Mi dispiace che l’assessore La Spisa abbia dovuto lasciare questa sala perché chiamato ad altri impegni, però io devo dire che l’Amministrazione regionale sta facendo veramente bene. Questo fondo di 238 milioni, di cui appunto ha parlato l’assessore La Spisa, è un fondo importante. Esso viene assegnato ai Consorzi Fidi. I Consorzi Fidi cosa fanno? Negoziano con le Banche la rimodulazione degli impegni che gli imprenditori hanno con gli Istituti di Credito e quindi l’imprenditore si trova nella possibilità di riprogrammare il rientro che nel momento non può realizzare.
L’imprenditore chiude la bottega e riparte perché non si lavora con il proprio passato. Nell’uomo c’è l’impegno a lavorare per il proprio futuro. Se esistono le condizioni di riprendere con un sostegno economico finanziario adeguato, ci sono i presupposti per ripartire, per programmare un nuovo impegno e quindi il proprio futuro.
I provvedimenti che sono stati varati dalle Autorità regionali con un impegno rilevante di risorse speriamo siano nelle condizioni di creare sviluppo e far superare questo momento di difficoltà alle imprese che pur avendo basi sane hanno oggi problemi di liquidità.
Le imprese possono condursi “in bonus” e ripartire in condizioni migliori.
La Sardegna è un’area assistita, l’economia sarda è un’economia assistita. Alla fine di questo mese vi sarà un convegno organizzato dalla Banca d’Italia sugli effetti dell’assistenza nel Mezzogiorno. La Sardegna è un’entità per conto suo, non ha la cultura del Mezzogiorno, non ha la cultura del Regnum Siciliae. Ha un’altra storia, la Sardegna è fondatrice dell’Unità d’Italia: non è Mezzogiorno. Ma, ahimè, viene pareggiata al Mezzogiorno. In questo convegno si cercherà di capire qualcosa sul Mezzogiorno, di un tale flusso di risorse verso quest’area del Paese.
L’assistenza non è amica dell’impresa. L’assistenza è nemica della competitività. Amica dell’impresa è l’assiduità nel lavoro, l’impegno che l’imprenditore dedica all’attività alla quale ha dato vita con passione, con impegno costante. Questa è la vera metrica attraverso la quale si può venire fuori da questa crisi.
L’assessore La Spisa diceva che in Sardegna abbiamo gli strumenti per superare questo momento difficile per affacciare le giovani generazioni ad un futuro migliore. Si tratta di ridisegnare un’ipotesi di sviluppo economico.
La Sardegna ha 1.600.000 abitanti, un mercato piccolo e quindi tutto deve transitare attraverso l’ampliamento di settori attraverso i quali lo sviluppo passa, siano quelli di un turismo responsabile, di un turismo consapevole, dell’agroindustria, dell’ambiente, dell’artigianato. Questi settori sono nelle condizioni di far vivere con dignità e prospettiva di sicurezza una popolazione di queste dimensioni.
Anche per lo sviluppo occorrono strumenti che non siano solo assistenza, così come è stato con la legge per l’imprenditoria giovanile. Diamo le risorse ai giovani e non ad imprenditori che tanto giovani non sono e che lavorano tanto per utilizzare le provvidenze dell’imprenditoria giovanile che nel passato ha ottenuto incentivi significativi.
Non voglio dare numeri, perché non mi piace dare numeri, ma la legge 28 è andata male, è gremita di insolvenze, non viene rimborsato il prestito, nonostante l’impegno della pubblica autorità a sostenere l’iniziativa, a pagare i deficit dei primi anni, nella fase di inizio.
Anche su questo l’Amministrazione attuale si è impegnata con convenzioni. Il Banco di Sardegna ne ha firmata una da poco per interventi della legge 28, anche quella ispirata alla logica di rimodulare i piani di rientro per gli operatori che hanno fondamentali sani o comunque risanabili.
L’assessore Baire ha parlato del fattore umano, così come l’assessore La Spisa.
L’uomo è al centro del sistema, le logiche finanziare sono un momento di servizio del consorzio umano, non sono un momento fine a se stesso. Un capitalismo cieco è un capitalismo arido; esso ha dato enfasi al sistema finanziario emettendo passività di ogni genere con moduli che attestavano la loro redditività ingannando i risparmiatori. La finanza deve cedere il passo alla virtù dell’impresa.
Anche nel Codice Civile vigente nel nostro Paese, l’imprenditore è l’uomo, il capo dell’impresa: l’imprenditore si caratterizza per essere uno che lavora. L’imprenditore è collocato nel Libro V del Codice Civile che è il libro del Lavoro.
Occorre un maggiore impegno, perché il lavoro da un valore morale all’azione dell’uomo e il lavoro non consiste nel battere cassa negli uffici pubblici invocando assistenza, nelle Banche, ma consiste nell’operare assiduo per le esigenze della propria impresa
Io credo che questo sia il tema fondamentale con cui la comunità sarda deve misurarsi più avanti, si deve misurare strategicamente. Il lavoro significa anche mandare i figli all’università, far frequentare i master, ma anche e soprattutto insegnare loro il valore del lavoro. Il lavoro è un diritto dell’uomo: occorre quindi anche adoperarsi per crearne le condizioni, non aspettare che cada dall’alto. Occorre una ripresa autentica anzitutto nelle coscienze: perché i problemi economici si superano, l’uomo vince sempre.
Antonio Pilo, Banca di Credito Sardo
Vi porto i saluti del nostro presidente Mazzella, che non ha potuto partecipare per un impegno improvviso, ed saluti del direttore generale Teolis.
Voglio ricordare a Voi che Banca di Credito Sardo non è nata ieri e pertanto oggi non siamo qui per farci conoscere, siamo una realtà ben ancorata al territorio: ci chiamavamo Banca Commerciale Italiana, Banca Cariplo, Banco di Napoli, Credito Industriale Sardo, Istituto Bancario San Paolo di Torino, oggi siamo Banca di Credito Sardo.
È un bagaglio di storia, di crescita, di sostegno all’economia sarda che ci portiamo appresso e di cui andiamo fieri e che oggi veramente ci fa capire la nostra responsabilità che deriva anche dal nostro essere capillarmente presenti nella nostra Isola e quindi ancorati al territorio.
Mi dispiace per l’assenza oggi del Presidente e del Direttore generale, ma la presenza del collega Argentero e mia vuole assicurare l’attenzione della nostra Banca alla Vostra categoria. Noi oggi non vi diremo niente, siamo venuti per ascoltare.
L’assessore Baire e l’assessore La Spisa ci hanno chiamati in causa fin dall’inizio dei loro interventi. È stata richiamata spesso la responsabilità delle banche, soprattutto ora che gli operatori hanno bisogno di maggior sostegno per il difficile momento e non trovano adeguate risposte, percependo quasi una chiusura ed una scarsa attenzione alla persona.
Siamo consapevoli di questa responsabilità e, come ribadito dal professor Farina, l’attenzione alla persona è al centro delle nostre attività, lo sentiamo come un compito prioritario, cerchiamo di mettercela tutta per dimostrarlo.
Nel mio ruolo di Coordinatore della Rete in provincia di Cagliari sono spesso presente nelle filiali e vi assicuro che osservo con attenzione l’approccio con i clienti: è un aspetto importante, è il biglietto da visita della Banca.
Altro elemento che vogliamo curare è l’ascolto, alla base di una relazione che vogliamo acquisire, mantenere e potenziare. Dalle sensazioni emerse e dai precedenti interventi sembra che su questo aspetto le banche debbano prestare maggior attenzione perché spesso la sensazione che emerge nella realtà non sembra questa, vi assicuro tuttavia che siamo sempre solleciti con i nostri collaboratori ed in questa direzione vogliamo continuare ad operare perché è una nostra costante preoccupazione.
Sugli interventi per contrastare i negativi effetti della crisi, il professor Farina ha ricordato come ci siano degli accordi che prevedono specifici interventi di supporto alle aziende. Ma il ricorso è ancora marginale, perché richiederne degli altri?
Anche i dati riferiti alla nostra Banca confermano questo: le richieste di sospensione delle rate finora pervenute sono in numero contenuto nonostante l’attenzione sollecitata costantemente dal Direttore generale che interviene in prima persona presso i Direttori per sollecitare maggior stimolo e comunicazione affinché queste misure vengano applicate in maniera decisa.
È un aiuto concreto ed immediato che possiamo e dobbiamo dare, ridurre gli impegni finanziari significa tenere la relativa liquidità in azienda, alleggerire una situazione finanziaria tesa, contribuire a sostenerla in una situazione di mercato molto difficile. Se abbiamo la possibilità, allora facciamolo! Siamo qui. È un vostro diritto chiedere. Chiedetecelo!
Siamo qui per ascoltare quanto emerge da questo incontro e riguarda la vostra categoria e le vostre richieste, ma non è questa la sola occasione di ascolto che ci impegna specificamente. Siedono nel Consiglio di Amministrazione della Banca di Credito Sardo i presidenti delle associazioni di categoria, come già in precedenza in Banca Cis, che portano le vostre istanze. Abbiamo un accordo nazionale tra IntesaSanpaolo, Confcommercio, Confartigianato, Cna e Casartigiani per il sostegno e lo sviluppo delle imprese e proprio il prossimo lunedì avremo un tavolo di lavoro per una verifica sulla relativa applicazione. Vogliamo così assicurare ascolto anche tramite i vostri rappresentanti ma anche dare un seguito concreto.
Non possiamo nascondere che Basilea 2 prevede dei parametri di valutazione su cui ci dobbiamo ogni giorno confrontare: ma, se è vero che ci sono i criteri con i quali ogni giorno ci possiamo scontrare, è altrettanto vero che ha uno spazio ben definito la storia di una persona, di un’attività, di un’azienda che spesso abbiamo visto nascere e crescere anche con il nostro contributo determinante, della quale conosciamo limiti, potenzialità ed impegno e ci sentiamo compartecipi del loro sviluppo.
Noi oggi vi ascoltiamo. Lunedì riferiremo al nostro Presidente ed al Direttore generale, con l’impegno di dare un seguito agli spunti che verranno da questo incontro. Ci auguriamo che siano i fatti a parlare e di questo ne abbiate la percezione nelle nostre Filiali.
Carlo Marcetti, Sfirs
Porto i saluti del presidente della Sfirs, Antonio Tilocca, che si scusa per l’assenza dovuta a sopraggiunti impegni. Mi ha chiesto di sostituirlo ed ho accolto con piacere l’invito.
Gli interventi che mi hanno preceduto hanno introdotto l’argomento che tratterò e rappresentano una sorta di pubblicità d’attesa per un nuovo strumento di sostegno alle imprese che sarà gestito da Sfirs e reso operativo a breve: un nuovo Fondo di garanzia e controgaranzia costituito dalla Regione Sardegna per favorire l’accesso al credito alle piccole e medie imprese che operano nel territorio dell’isola e, tra queste, le imprese di trasporto.
Prima però vorrei dedicare poche parole per illustrare sinteticamente il nuovo ruolo della Sfirs, conseguente alle evoluzioni che hanno interessato la società in quest’ultimo periodo.
Come è noto, la Sfirs è la società finanziaria regionale. Fino a pochi mesi fa, il suo capitale sociale era detenuto in misura prevalente dalla Regione autonoma della Sardegna. Recentemente, la Regione ha acquisito le azioni che erano in possesso degli altri azionisti, prevalentemente Istituti di credito, diventando così azionista unico della Sfirs.
Tale scelta risponde all’esigenza di dotarsi di uno strumento che in modo più diretto e coordinato possa operare a supporto delle politiche di sviluppo della Regione Sardegna, orientando in tale direzione i propri interventi finanziari.
La nuova Sfirs è quindi un soggetto in house che opera in stretto rapporto con l’azionista unico Regione Sardegna, che ne esercita il coordinamento e controllo e ne definisce l’operatività attraverso specifiche delibere di indirizzo.
Rispetto al passato ciò comporta un radicale riposizionamento dell’attività della Finanziaria regionale, i cui interventi con fondi propri saranno sempre più mirati a creare sinergie con le azioni poste in essere dalla Regione, e che sempre più sarà chiamata a gestire fondi regionali con destinazione specifica.
I primi due fondi sono stati già assegnati in gestione, e consistono in una misura di microcredito e in un fondo di controgaranzia e cogaranzia. Quest’ultimo si rivolge fra gli altri, anche alle imprese di trasporto, seppure con le limitazioni stabilite per questo comparto dalla normativa Ue in materia di aiuto di stato.
La gestione del fondo è stata assegnata alla fine del mese di dicembre e si prevede la sua piena operatività entro il prossimo mese di marzo. A tal fine si sta lavorando con molto impegno per definire le norme di attuazione.
La dotazione finanziaria è decisamente importante: 280 milioni di euro che, grazie all’effetto moltiplicatore, saranno capaci di un impatto significativo sul tessuto produttivo. Le direttive di attuazione, come detto, sono attualmente in fase di definizione, ma è possibile fornire alcune anticipazioni.
Il Fondo si propone di favorire l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese .
Tale risultato potrà essere raggiunto attraverso il rilascio, da parte dei Confidi, di garanzie a prima richiesta nella misura massima dell’80% sulle linee di credito che saranno concesse alle Banche.
Il Fondo potrà prestare una controgaranzia in misura pari al 50-60 per cento della garanzia rilasciata dal Consorzio Fidi alle Banche. L’impresa dunque dovrà rivolgersi al proprio Confidi che, a seguito delle risultanze di una istruttoria di merito, potrà decidere di prestare garanzia e richiedere alla Sfirs il rilascio della controgaranzia del Fondo nella misura prima indicata.
Il Fondo opera sulla base di un moltiplicatore, stabilito per il momento nell’ordine di 10 volte la dotazione finanziaria. Considerato che la dotazione iniziale è pari a 238 milioni di euro, il Fondo è capace di attivare controgaranzie per circa 2,38 miliardi. Ciò significa che l’effetto combinato Confidi + Fondo è capace di prestare garanzie per 4,76 miliardi che, rappresentando l’80% del valore delle posizioni, può determinare l’attivazione di nuove linee di credito per circa 6 miliardi. Data l’entità del Fondo, non appare necessario prevedere specifiche riserve settoriali.
Al momento, non si prevede l’applicazione di commissioni per il rilascio delle controgaranzie da parte del Fondo, e ciò rappresenta il motivo per cui l’intervento si configura come un aiuto di stato.
Riassumendo, l’obiettivo di migliorare la capacità di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese si fonda sui seguenti elementi:
– rilascio di garanzie a prima richiesta da parte dei Confidi per una quota parte consistente del debito (fino all’80%); ciò costituisce sicuramente una maggiore attrattività rispetto alle garanzie sussidiarie tradizionalmente prestate dai Confidi;
– controgaranzia del Fondo in misura del 50% della quota garantita dal Confidi, fondata su una dotazione finanziaria importante;
– compressione dei tempi di istruttoria e semplificazione delle procedure.
Naturalmente, l’utilizzo del Fondo è soggetto ad alcune limitazioni derivanti, come detto, dalla normativa europea in materia di aiuti di stato. Le principali limitazioni sono:
– la situazione dell’impresa beneficiaria: in linea generale, gli aiuti sono destinati ad imprese finanziariamente ed economicamente sane; operativamente, non sarà quindi possibile utilizzare il fondo per operazioni di salvataggio;
– utilizzo del regime de minimis, che stabilisce un limite massimo per l’ammontare delle posizioni garantite dal Fondo: per le imprese di trasporti, tale limite è stabilito in 750.000 euro (1,5 milioni per le imprese operanti in altri settori);
– le finalità dell’intervento: per le imprese di trasporti, i finanziamenti garantiti dal Fondo non possono essere destinati al rinnovo del parco veicoli, mentre sono ammessi per le altre finalità.
I vincoli sopra indicati potranno essere eventualmente derogati grazie all’applicazione del quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica la cui validità, salvo proroghe, è al momento limitata al 31 dicembre 2010.
Le direttive di attuazione al momento allo studio cercheranno di stabilire la migliore possibilità di utilizzo del Fondo in coerenza con i limiti posti dal quadro normativo di riferimento.
È comunque indubbio che il Fondo gestito dalla Sfirs presenti importanti potenzialità e rappresenti un importante strumento messo in campo dalla Regione a supporto del sistema delle imprese e, quindi, anche delle imprese operanti nel settore del trasporto.
Carla Medau, assessore alle Finanze e al Bilancio della Provincia di Cagliari
Grazie Assessore, per il gradito invito a partecipare al questo convegno che si inserisce, in modo molto opportuno, nel delicato contesto economico e sociale che stiamo vivendo.
Noi rappresentiamo un Ente pubblico, la Provincia, e così come tutti gli Enti pubblici anche ci troviamo spesso a dover lottare per garantirci le risorse necessarie a perseguire gli obiettivi di carattere istituzionale, nonché per ripartirle anche a favore delle nuove attività che la Provincia ha posto in essere al fine di dare nuovo impulso allo sviluppo economico di tutto il territorio e per garantire una maggiore coesione sociale.
Gli enti locali, sotto questo aspetto, battono sempre cassa, nel senso che non sono mai sufficienti le risorse a disposizione, per cui l’amministratore deve trovare quegli strumenti di razionalizzazione delle risorse che ha a disposizione e fissare degli obiettivi certi, mirati che diano risposte alle esigenze contingenti.
In questo clima certamente la responsabilità dell’Amministratore è quella di badare al rigore della spesa, però il rigore spesso confligge con quelle che sono le molteplici esigenze del territorio.
È chiaro che abbiamo necessità di investire risorse nel territorio, a supporto dello sviluppo economico e sociale, che si traducano in servizi di qualità per il cittadino e per la società. Questo è quello che sta cercando di fare la Provincia, cioè fissare degli obiettivi precisi con la consapevolezza che le risorse non sono sufficienti per dare risposte a tutte le esigenze. Da qui la necessità di instaurare una collaborazione e un dialogo fattivo con tutti i principali attori economici ed istituzionale della Provincia.
È fondamentale lavorare nella direzione di individuare soluzioni condivise ai già noti problemi del territorio, nonché di dare risposte ai nuovi problemi emergenti che derivano anche dalla persistente crisi economica. Crisi che mette in evidenza in Sardegna, più che in altre regioni italiane, l’inadeguatezza strutturale dei sistemi produttivi, l’inadeguatezza delle infrastrutture che soffrono di una mancanza di appropriati interventi pubblici e, non ultima, la difficoltà che nelle nostra realtà sarda si incontra con il sistema bancario e creditizio il cui intervento è insufficiente a sostenere le difficoltà, talvolta solo temporanee, delle nostre imprese.
È chiaro che il quadro economico in cui ci muoviamo non è dei più rosei, per quanto il Bollettino della Banca d’Italia, pubblicato a gennaio, che fa riferimento al terzo trimestre del 2009, parla di una timida ripresa purtroppo non confortata, come appunto diceva il professor Farina, da un aumento della produzione, da un aumento della domanda, da un aumento dei consumi.
Questo perché nella nostra regione scontiamo anche un altissimo tasso di disoccupazione che comprime necessariamente i consumi e quindi rende molto più rallentati la crescita e lo sviluppo.
L’assessore Baire, in premessa, ha fatto riferimento alla giornata di sciopero che ha coinvolto tutto il popolo sardo. E l’ha detto anche con una certa commozione. Credo che la commozione ci stia tutta, perché davvero la Sardegna sta vivendo un momento drammatico, sotto l’aspetto economico che, come dicevo, può diventare emergenza sociale se veramente non mettiamo dei punti fermi, se non otteniamo cioè dalle rappresentanze politiche regionali e dal Governo nazionale le risposte che da troppo tempo emergono dai territori e per le quali la Provincia si è fatta portavoce in tante occasioni.
Anch’io voglio portare una testimonianza di quello che ieri si è vissuto in questo lungo percorso che ci ha portato poi in piazza Jenne a gridare con più forza e con più enfasi quelle che sono le istanze di tanti lavoratori, di tanti padri di famiglia che diventano anche le nostre istanze e le nostre richieste.
C’è stato un momento molto toccante, quando alcuni operai, credo provenienti dall’industria chimica o forse minatori, ma non fa differenza in quanto potevano essere dipendenti dell’autotrasporto piuttosto che dipendenti del settore agricolo, si sono riuniti in cerchio davanti al Consiglio regionale e con i loro caschi hanno cominciato a battere insistentemente per terra. Volevano risvegliare l’attenzione di chi stava dietro quelle finestre del palazzo del Consiglio regionale ma, nell’attardarsi delle risposte, un operaio è uscito dal gruppo ed è corso seguito, in un muto consenso, da un numeroso gruppo di colleghi verso le vetrate del Consiglio regionale, nel tentativo estremo di attirare l’attenzione e con la speranza che quelle porte si aprissero al dialogo.
Ho voluto raccontare questo episodio perché in quelle facce stravolte, in quegli slogan a difesa di un elementare diritto, in quella corsa disperata verso il Consiglio, si poteva percepire, in tutta la sua gravità, il momento drammatico che la Sardegna sta vivendo in attesa di quelle risposte da parte della politica e della massima Istituzione sarda che non possono essere ulteriormente procrastinate.
Ecco perché oggi, se già la nostra sensibilità non ci avesse suggerito questo, siamo chiamati ad un sovrappiù di responsabilità. I politici, gli amministratori, ma anche tutti gli operatori sono chiamati a rispettare quell’urlo di dolore e disperazione, di quelle famiglie che sono le nostre famiglie, di quei padri che sono anche i nostri padri.
Ecco perché la politica deve fare degli sforzi, ma gli sforzi devono provenire anche da chi detiene la possibilità di intervenire in modo costruttivo nel sistema economico sardo, li deve fare anche assieme al sistema politico per trovare quelle sinergie necessarie a costruire un percorso di sviluppo e crescita dei territori in cui ciascuno opera, nel rispetto delle proprie responsabilità e competenze. Mi riferisco al sistema bancario e al sistema delle imprese.
Mi spiace che l’assessore La Spisa non sia presente tra noi, perché mi avrebbe fatto piacere potesse dialogare e sentire anche ciò che, a nostro avviso, va affrontato con maggior vigore. Ritengo corretto fare un apprezzamento per quanto si è realizzato con la Finanziaria regionale 2010 e segnatamente per la costituzione del Fondo di garanzia.
Considerato che la crisi in qualche modo sta toccando tutti i settori, però oggi siamo qui per parlare del settore dell’autotrasporto e ai problemi di questo settore dobbiamo ricondurre le nostre riflessioni e le nostre attenzioni.
Ecco, pur apprezzando la costituzione di questo Fondo di garanzia chiedo che la Regione costituisca specificamente un Fondo per l’autotrasporto. È stato fatto in altre Regioni ed in altre province d’Italia. Ci vuole massima attenzione per questo settore che, come diceva l’assessore Baire, è l’anello di raccordo tra il sistema produttivo ed il sistema distributivo.
È chiaro che se, in un’isola come la nostra, si ferma il settore del trasporto, anche tutte le attività produttive vengono fortemente penalizzate.
Invito pertanto la Regione, nelle more dell’emanazione dei decreti attuativi, a costruire un tavolo di lavoro perché con la Provincia, con i Consorzi Fidi e con le Banche si costituisca un Fondo di garanzia dedicato al settore dell’autotrasporto.
Il settore dell’autotrasporto ha bisogno di risorse finanziarie certe. È evidente che nell’ambito dello stanziamento di 230 milioni di euro, ci potranno essere anche degli interventi che ricadono a favore del settore, però vorremmo lavorare affinché si costituisca un fondo mirato per il settore dell’autotrasporto.
La Sicilia, che spesso ci supera, pur essendo geograficamente più a Sud della nostra regione, ha attivato questo dialogo con le istituzioni nazionali e con il sistema creditizio: infatti, già da diversi anni ha costituito un fondo, cosiddetto Bonus ambientale, che consente al trasporto combinato delle merci strada-mare, di usufruire di un abbattimento di quasi il 30% dei costi. Ovviamente non entro nel dettaglio della proposta che ha fatto la Regione Sicilia: però questa rappresenta certamente una boccata d’ossigeno per gli autotrasportatori che possono concretamente abbattere i propri costi.
Il bonus è realizzato con finanziamento del bilancio ordinario regionale e con finanziamenti comunitari. Questo significa che l’idea del bonus, dell’abbattimento del costo di trasporto, si può realizzare, perché la stessa Commissione europea ha definito ammissibile questo tipo di intervento. Credo che il settore meriti un’attenzione specifica e sicuramente la Provincia, con la sensibilità dell’assessore Baire, assieme al sistema creditizio e di concerto, ovviamente, con la Regione, possa creare questo coordinamento.
Un’altra riflessione che voglio portare sempre all’attenzione della Regione è quella di dialogare maggiormente con gli enti locali presenti nel territorio perché è necessario anche per rafforzare il sistema delle garanzie. Con il fondo istituito si rafforza il sistema delle garanzie, che credo sia uno dei pochi strumenti utili che consentono all’Ente pubblico di disporre di risorse pubbliche senza cedere all’assistenzialismo.
La Provincia di Cagliari ha sperimentato positivamente un percorso di questo genere, proprio costituendo un fondo di garanzia, cosiddetto “Fondo di garanzia per il Microcredito” che va ad intervenire in ampi settori del nostro tessuto sociale ed economico.
Cioè, abbiamo inteso facilitare l’accesso al credito realizzando linee di intervento con la Caritas diocesana di Cagliari, a favore delle famiglie meno abbienti e dei lavoratori atipici, a favore di coloro che sono in cassa integrazione, ai pensionati, alle donne socialmente emarginate ed alle donne immigrate. Come si vede, vi è una forte attenzione all’esigenza della persona ma anche una grande attenzione alle esigenze dell’impresa, perché il terzo asse del progetto è destinato esclusivamente alle imprese.
L’aspetto importante del progetto va oltre l’aiuto diretto del prestito concesso, che consente comunque di dare risposte immediate e certe. Infatti è utile sottolineare che, a fronte di uno stanziamento di 100mila euro da parte della Provincia di Cagliari, si ottiene credito per 2 milioni di euro. Infatti, attraverso un effetto moltiplicatore di 1 a 20, vi è la possibilità di erogare finanziamenti a circa 60-70 nuove aziende o di recente costituzione, che saranno appunto facilitate nell’accesso al credito nella fase iniziale e più delicata della loro attività.
Questo è un progetto che abbiamo sviluppato e proposto a tutte le Banche presenti nel territorio della Provincia di Cagliari, benché con un certo rammarico debbo dire che ad oggi il dialogo si è interrotto con le Banche più importanti, mentre abbiamo avuto risposte significative dalla Banca di Credito cooperativo sardo.
Con la Banca di Cagliari, abbiamo instaurato un dialogo costruttivo ed infatti, al di là degli aspetti tecnici relativi ai costi e alle spese di istruttoria e di gestione del conto corrente, che abbiamo comunque curato con grande attenzione, l’aspetto più significativo è dato dal fatto che la banca ha sposato la filosofia del progetto, cioè la realizzazione di un intervento di sostegno alle aziende e alle famiglie che avesse una forte valenza sociale ed un concreto impatto nel sistema produttivo locale.
L’aspetto del moltiplicatore rappresenta in sé un dato tecnico certamente, ma è la chiave di volta per la riuscita del progetto perché con risorse modeste – ma saranno implementate già col prossimo bilancio di previsione – si moltiplica appunto la platea di beneficiari. E questo rappresenta un punto fermo per la Provincia che rispetta in modo concreto quel principio di rigore e impiego razionale delle risorse pubbliche, di cui parlavo in premessa.
È un risultato assolutamente positivo che distingue il nostro progetto da altri proposti, perché è finalizzato a produrre sviluppo e coesione sociale ma con l’intervento in termini di responsabilità anche da parte delle banche e, in questo caso, della Banca di Cagliari.
Per completare il quadro, voglio ricordare che altre Province, anche del Nord Italia, hanno ottenuto moltiplicatori di 1 a 5, da 1 a 6, quindi di molto inferiori al nostro. Ritengo che l’accordo con la Banca rappresenti un’iniezione di fiducia che ci fa ben sperare che forse la strada intrapresa è quella giusta.
Ciò che importa è il principio che ha mosso la Provincia di Cagliari: eliminare l’assistenza, ridare fiducia e dignità agli utenti e intervenire con uno strumento, forse non più innovativo, ma molto efficace.
D’altra parte l’Ente pubblico, dovendo gestire le risorse con principi di rigore e razionalizzazione, non poteva certamente fare altro che dialogare con il sistema creditizio e dare una risposta concreta alle richieste. A questo abbiamo dato seguito anche grazie al coinvolgimento nel progetto dei Consorzi Fidi che lavorano a supporto e sostegno dei diversi settori produttivi, perché l’esigenza primaria, come ho detto, era di facilitare l’accesso al credito, ma anche di puntare alla formazione della cultura d’impresa.
Vi è infatti la necessità di intervenire anche nel campo in cui spesso le piccole aziende nella fase di start up mostrano una certa carenza, e far si che i nuovi piccoli imprenditori seguano un percorso di rafforzamento delle proprie capacità imprenditoriali e che siano appunto accompagnati in tutto il percorso della loro attività.
Crediamo, anzi siamo sicuramente certi, che i Consorzi Fidi possano assolvere, proprio per come sono strutturati, a questo importante impegno dato che con le imprese ci lavorano ed hanno specifiche competenze che la Provincia non ha.
Voglio però fare un’altra riflessione. È stato citato dall’assessore Baire il problema della certificazione della capacità finanziaria. Credo che da oggi la Provincia, insieme alle banche, possa ragionare su questo aspetto. È chiaro che la certificazione della capacità finanziaria può rappresentare un ostacolo per molte imprese di autotrasporto, laddove non ci sono delle garanzie che possono essere rappresentate dai mezzi piuttosto che dalle strutture. È necessario che si intervenga in un altro modo.
Ecco io faccio una proposta, che ovviamente andrà condivisa e ragionata più a fondo, che è quella che la Provincia possa rendersi disponibile a mettere a disposizione delle risorse per costituire un fondo di garanzia specifica per favorire la certificazione di capacità finanziaria laddove lo strumento del fondo si delineasse inadeguato. Chiaro che non basta l’intervento della Provincia, sarà importante coinvolgere le associazioni datoriali e di categoria, la Camera di Commercio e le banche che dovranno fare la loro parte. È fondamentale che le banche collaborino.
Una riflessione la faccio anche sulle banche. Si è detto che le banche sono una leva importante. Il presidente Farina ricordava che le banche hanno ottenuto grosse immissioni di liquidità e sottolineava, così come anche il dottor Pilo, la necessità di mettere al centro gli interessi della persona. Bisogna però dire che il sistema creditizio sardo è quello più penalizzato. Se andiamo a vedere i dati di Banca d’Italia, questi assegnano alla Sardegna il tasso più alto del costo del denaro. E noi non possiamo certo esimerci di ragionare su questo aspetto che certamente non da una buona impressione del sistema creditizio isolano.
È chiaro che quando il sistema creditizio offre il costo del denaro al 4%, quando la media nazionale è al 2,88 %, quindi con un punto percentuale in più di differenza, una domanda ce la dobbiamo porre. È chiaro che i dati si possono confrontare, si possono e si devono considerare in modo disaggregato, ma i dati di Banca d’Italia sono abbastanza attendibili e sarebbe importante approfondire questo aspetto in un’altra occasione. Credo tuttavia che una riflessione il sistema bancario la debba fare su questa spada di Damocle che pesa sulle famiglie e sulle imprese della Sardegna. Il costo del denaro più alto, ci penalizza fortemente.
Poi c’è anche da valutare il forte differenziale tra impieghi e raccolta. In Sardegna si raccoglie per circa 15 miliardi di euro e si impiega nel tessuto produttivo per 11 miliardi. Nelle altre regioni si registra una proporzione del tutto inversa. In Emilia Romagna c’è un fortissimo risparmio ma c’è un impiego di denaro sul tessuto produttivo molto più alto.
Se vogliamo ragionare su questo che è uno dei problemi più delicati del credito dobbiamo cercare di superare anche questa criticità. Perché se è vero che da noi il denaro costa di più ed è anche vero che c’è qualche sofferenza in più, anche se non ci scostiamo moltissimo dal resto d’Italia, però non possiamo accettare che la Sardegna sia considerata periferia, in quanto ha delle caratteristiche diverse rispetto alla periferia del sud d’Italia. Però non dobbiamo nascondercelo: sotto l’aspetto del credito, la Sardegna è definita periferia e come tale viene trattata. Questo pone la riflessione sul fatto che da tempo ormai le banche non hanno più la testa, cioè il comando della gestione, in Sardegna.
Sottolineo anche la necessità, visto che mi risulta che in Sardegna non sia stato fatto, almeno non in modo del tutto ufficiale, di istituire nell’isola l’Osservatorio regionale sul credito.
Questo, secondo noi, è molto importante perché consentirebbe di partecipare in modo attivo a quelle che sono le difficoltà del momento, consentirebbe attraverso un monitoraggio tra imprese e attori economici di avere sottomano la situazione dei flussi di credito che vanno alle famiglie, che vanno alle imprese della Sardegna e quindi di avere un quadro generale dell’andamento del credito in Sardegna.
Alcune regioni si sono già dotate di questo strumento. Credo che anche in questa direzione si possa collaborare perché Regione e attori economici si possano incontrare periodicamente al fine di apportare quei correttivi necessari per eliminare le distorsioni oggi ancora presenti nel rapporto fra banche ed imprese.
Questo lo dico nel massimo rispetto della missione cui ognuno di noi è chiamato a svolgere, nel rispetto delle rispettive prerogative e degli obiettivi che ciascuno persegue, perché non mi sfugge che laddove per l’ente pubblico i cittadini sono utenti, per le banche sono clienti. Tuttavia, nonostante le diversità di visione, si possono fare degli sforzi per il raggiungimento di comuni obiettivi perché sono convinta che saranno tanti i punti di condivisione rispetto a quelli di divisione.
La Provincia in questo senso è disponibile e lavora in prima fila, sicuramente con l’assessorato ai Trasporti e l’assessorato alle Finanze e Bilancio, così come tutti gli altri assessorati che hanno avviato numerose politiche di sviluppo e sostegno al sistema economico così come al sistema sociale con misure di welfare importanti e significative.
La dottoressa Baire faceva riferimento a quel bel momento vissuto con suo padre. Io dico, abbiamo seminato ma ora è anche tempo di raccogliere i frutti del lavoro che è stato fatto e proiettarci verso un’idea di sviluppo che dia finalmente risposte anche al settore dell’autotrasporto.
Giulio Dedoni, Anav Sardegna
Grazie, Assessore, per l’invito e per lo sforzo che sta facendo. Grazie per l’altro Convegno che ha organizzato sul Trasporto pubblico locale e la Sicurezza stradale. Purtroppo non ero presente, ma è stata un’iniziativa molto importante. L’Anav, l’Associazione che oggi qui rappresento, raggruppa 54 aziende private che operano nel trasporto pubblico locale in Sardegna.
Oggi, io non volevo intervenire, ma mi ha dato lo spunto il professor Farina per un passaggio che ha fatto.
Prima però voglio fare una breve precisazione. C’è una grossissima confusione data dal fatto che quando devono pagare le fatture tutti dicono: «Ma questi sono dei privati, possono aspettare». E questo è un principio molto brutto, perché non capiscono che noi facciamo lo stesso servizio che fanno le aziende pubbliche. Non vi è nessun contratto, ma bensì una convenzione. È auspicabile che nel servizio di trasporto pubblico aziende pubbliche e private possano coesistere tranquillamente, in uno spirito di massima collaborazione. Questo è anche il principio del decreto 422 del 1997.
Ritorno allo spunto che mi ha dato il professor Farina. Dal 1996, noi non prendiamo i conguagli dalla Regione, quindi abbiamo un arretrato enorme, abbiamo un contenzioso per 35 milioni di euro. Dal 1996 la Regione non paga i conguagli. Nel 2008 abbiamo iniziato una collaborazione con la vecchia amministrazione per cercare di risolvere il problema, stavamo per arrivare ad una soluzione. Allo stato attuale siamo arrivati ad un accordo: la Regione acquista i pullman con i soldi che ci deve. Sono soldi nostri, ma siccome non ci sono fondi, allora la Regione sta facendo un contratto di leasing con la Sardaleasing. E abbiamo così sanato una situazione. Invece di comprarci le macchine ci pagano le rate, con la differenza che i soldi che vengono impiegati non sono soldi della Regione, ma soldi nostri. Perché se noi avessimo avuto quanto ci spettava fin dal 1996 non avremmo avuto il contenzioso che abbiamo con le banche. Purtroppo questi soldi non li abbiamo avuti. Adesso speriamo di iniziare bene con un buon rapporto e vediamo che cosa succede.
Speriamo che la situazione si risolva quanto prima, perché voglia di lavorare ne abbiamo tanta, vogliamo però stabilire rapporti chiari.
Speriamo che alle Province vengano attribuite quanto prima le competenze che loro assegna il decreto legislativo n. 422 del 1997, ed essere la Sardegna e gli operatori nelle stesse condizioni in cui si trovano le altre Province italiane.
Noi siano a disposizione per la realizzazione di quanto specificato dal decreto 422. Nell’attesa, con il nostro lavoro cerchiamo di contribuire al superamento della crisi.
Ignazio Schirru, Casartigiani
Ringrazio l’Assessore per l’invito. È la prima volta che intervengo ad un convegno da lei promosso. Sono stato informato più volte delle sue iniziative e le apprezzo.
Ho ascoltato attentamente le relazioni degli assessori Baire, La Spisa e Medau e anche le altre dei rappresentanti degli Istituti di credito.
È stato detto che la Provincia si doterà di un fondo fidi. Attualmente c’è una corsa per arrivare a concedere credito con maggiore velocità attraverso i Consorzi fidi.
C’è una corsa perché si possa arrivare a concedere credito con maggiore velocità, attraverso i Consorzi Fidi. Noi che siamo all’interno dell’organizzazione abbiamo molte difficoltà, ma non solamente per la categoria degli autotrasportatori, ma per tutte le categorie. Quando si fa riferimento a una richiesta di credito o di affidamento se non c’è un Consorzio Fidi o un qualcosa che possa garantire, è molto difficile che le banche mandino avanti una richiesta di fido. Questo per dire che per circa 1.600 aziende della provincia di Cagliari esiste questa difficoltà, una difficoltà che può essere superata se gli Enti pubblici mettono fondi a disposizione per questo tipo di interventi.
Vorrei qui accennare alla situazione delle imprese dell’autotrasporto, perché non c’è solo il credito; il credito è essenziale per la gestione dell’impresa, ma ci sono altre cose che l’Amministrazione provinciale può fare.
Molti di voi sapranno che sono state abrogate le tariffe a forcella, è stato tolto quel minimo di tutela che gli autotrasportatori avevano nei confronti del committente. Oggi non hanno nessuna arma in mano per potersi difendere da un eventuale contraddittorio con il committente. Molti credono che non ci siano delle soluzioni, invece ci sono, perché si può portare in giudizio anche il committente attraverso l’applicazione di un tariffario elaborato dalle Associazioni sindacali e approvato da un organismo con competenza in materia, in modo tale da avere quello strumento attraverso il quale, se nasce una controversia, lo si può produrre in tribunale per difendere l’operatore. Questo noi, come Casartigiani, lo riteniamo molto importante.
Si è parlato vagamente della capacità finanziaria, si è parlato vagamente della capacità professionale e, a monte, non si è parlato – ma abbiamo affrontato questo argomento in un precedente convegno – degli obblighi che hanno gli autotrasportatori in relazione alla sicurezza stradale. Ad esempio, ne cito uno molto importante. Esiste l’obbligo di avere la scheda di presenza, in duplice copia, una vidimata dall’Ispettorato del lavoro e una vidimata dall’impresa, cioè sono le stesse cose che dovremmo giustificare tutti i giorni: le malattie, le ferie etc.
In quest’ultimo periodo stanno arrivando anche molte multe, anche se sono di 150 euro.
In relazione poi alla capacità finanziaria, c’è ancora opposizione. Noi come Casartigiani abbiamo fatto anche una lettera – che abbiamo inviato per conoscenza anche a Lei, assessore Baire – in cui chiediamo di parlare della capacità finanziaria, perché c’è molta confusione su questo tema, e della capacità professionale.
La normativa sulla capacità professionale è cambiata. Prima, fino a 35 quintali uno era libero e poteva esercitare: oggi, con una macchina, con un furgone non può far niente.
Molte persone – e sono numerose – entro agosto devono sostenere un esame. Prima di sostenere l’esame hanno l’obbligo, se non sono diplomati o laureati, di frequentare un corso, con molte spese, per quanto mi risulta, da 1.500 a 2.000 euro, sempre che passi all’esame.
Io dico, Assessore: questi autotrasportatori fino a 35 quintali, che sono gente che non ha neanche la licenza media, è difficile che riescano a fare il corso per la loro tipologia di lavoro e a superare l’esame. Bisogna quindi modificare la normativa attraverso le autorità e fare leva attraverso la Regione ed il ministero dei Trasporti affinché venga approvata una sanatoria.
Chi fino ad oggi poteva lavorare d’ora in poi se non fa il corso e non supera l’esame non potrà esercitare. Io mi domando: se anche per esercitare l’attività di autotrasportatore – parlo di collettame, Bartolini etc. – sia necessario avere il diploma o la laurea. Ricordiamoci poi che l’esame è molto difficile. C’è il diritto internazionale, ci sono alcune prove impegnative che devono essere sostenute.
È difficile per queste persone: sono lavoratori. Possono seguire un corso sulla sicurezza, ma qui è diverso. Anche questo fatto è da prendere in considerazione perché le competenze sono passate alla Provincia e nessuno meglio di questa Istituzione può trattare con la Regione.
Non voglio aggiungere altro, mi fermo qui, perché concordo, in linea generale, con tutti gli interventi che sono stati precedentemente fatti.. Voglio però precisare che le priorità assolute sono quelle che ho illustrato e che le aziende di autotrasporto sentono veramente.
Ciro Rubiu, Cna-Fin Sardegna
Ringrazio l’assessore Baire per l’opportunità che ci viene data. Per correttezza devo precisare che faccio parte del Consorzio Fidi della Cna. Un Consorzio Fidi che da un anno è stato certificato, vigilato dalla Banca d’Italia secondo l’art. 107 del Testo unico bancario.
Il Consorzio Fidi vigilato può rilasciare una certificazione di capacità finanziaria? Ritengo di no, perché c’è stata una modifica della normativa che ha chiarito in maniera inequivocabile la cosa. Quindi, da questo punto di vista, noi possiamo supportare il sistema bancario nel rilascio di questo tipo di certificazioni. Però il discorso non cambia.
Prima mi sono sentito chiamato in causa come rappresentante di un consorzio fidi, in quanto nel corso di questo incontro si è spesso fatto riferimento ai consorzi fidi accomunandoli spesso alle banche. Ma devo precisare, a questo proposito, che ognuno deve svolgere il proprio ruolo. La Banca, giustamente, ha delle esigenze di un certo tipo. Il consorzio fidi, in quanto rappresentante dell’impresa, deve cercare di sostenere, per quanto possibile, il mondo imprenditoriale proprio nel rapporto con il sistema bancario.
Il comparto dell’autotrasporto, da me conosciuto per esperienze di lavoro precedenti a quella attuale, devo dire che è una categoria spesso sottovalutata e non considerata a pieno in relazione alle professionalità che ha manifestato spesso al suo interno.
Sicuramente è necessario che si realizzi un miglioramento della capacità di governance dell’azienda, delle sue capacità professionali, che non sono solo quelle tecniche ma anche e soprattutto quelle gestionali. E in questo senso il Consorzio Fidi può essere uno strumento utile per la Banca, perché è in grado di rappresentare quelle che sono le capacità di governance e professionali dell’azienda.
Devo precisare che, nonostante l’affermazione del professor Farina, quando parlava di insolvenze elevate, dal nostro punto di vista, come Consorzio Fidi, le percentuali di insolvenza dei nostri soci legate all’autotrasporto ci risultano essere non certamente elevate.
C’è da dire, a questo proposito, che nel tempo è avvenuta una qualificazione del settore.
Dieci anni fa il rapporto con le imprese di autotrasporto era difficoltoso, si parlavamo due linguaggi diversi. Adesso, anche dal punto di vista professionale, gli autotrasportatori stanno migliorando, stanno crescendo. Quindi, in questo senso, ritengo che la conoscenza che il Consorzio Fidi ha dell’azienda, anche nel settore dell’autotrasporto, può essere utile al sistema bancario.
I fondi di garanzia cui si è fatto riferimento precedentemente, sia quello della Sfirs, con una dotazione finanziaria importante, ma pure quello, pur limitato nel tempo, della Provincia, possono costituire un ottimo elemento di partenza. Ma sono strumenti che sicuramente non sono risolutivi. In questo momento di grosse difficoltà danno però un sostegno notevolissimo alle imprese. Non bisogna dimenticarlo.
Oggi, il Fondo di garanzia può essere utile, ma non basta. Perché se un imprenditore non è in grado di stare sul mercato, la garanzia non serve. E questo è il ragionamento che fa anche la Banca.
Ricollegandomi all’intervento dell’assessore Medau, voglio precisare di essere d’accordo sull’utilità della coesistenza di più fondi di garanzia per il sostegno dell’impresa. Un sostegno che può riguardare anche l’importante aspetto della formazione professionale.
Un altro punto di rilievo è quello dell’opportunità di fare sistema. Fare sistema fra consorzi fidi, fra consorzi fidi ed enti pubblici, fra consorzi fidi e banche, ognuno naturalmente operando nel proprio ambito e rispondendo a determinate regole.
Fare sistema può essere una delle soluzioni per favorire, se non per risolvere e migliorare, il problema del credito e, comunque, il rapporto fra autotrasportatore e sistema bancario.
Pier Paolo Cotza, Confartigianato
Voglio ringraziare l’Assessore per l’invito. Parlando a nome della Confartigianato sono fermamente convinto che le imprese di autotrasporto sarde non abbiano bisogno di alcuna forma di assistenzialismo. Penso che abbiano bisogno di essere messe alla pari con tutte le altre imprese di autotrasporto, sia italiane che europee.
In Sardegna non abbiamo infrastrutture. Nessuno ha detto che abbiamo tempi di percorrenza superiori al 30% della media nazionale. Nessuno ha detto che abbiamo densità salari pari al 50% della media nazionale.
Si parlava prima del costo del denaro: è un costo altissimo. Mi dispiace che non ci sia il Presidente del Banco di Sardegna, perché voglio qui sottolineare che nell’isola paghiamo i soldi un punto e mezzo in più rispetto alle imprese del Centro Italia in relazione alle sofferenze. Allora probabilmente c’è qualche calcolo che non funziona, perché le sofferenze in Sardegna sono superiori alle sofferenze del Centro Italia di mezzo punto; per cui non capisco perché a fronte di un mezzo punto in più di sofferenze ci sia un punto e mezzo di maggior costo del denaro.
Dovremmo anche aggiungere a questo riguardo che le imprese in sofferenza non sono tutte imprese di trasporto. Come anche sarebbe opportuno ricordare che in Sardegna a giugno nascono tante srl che muoiono a settembre. E questo stato di sofferenza è legato soprattutto al territorio della Gallura, dove nascono queste srl che poi muoiono lasciando un tasso di sofferenza più alto degli altri tassi. Dovremmo ricordarcelo.
Potremmo anche valutare le categorie a questo punto. Il professor Farina ha anche parlato delle imprese in sofferenza che dovrebbero chiudere bottega. Io non concordo. Penso che le imprese in sofferenza siano imprese malate, non imprese morte. E, pertanto, hanno bisogno di essere curate. L’ambulatorio oggi, con l’accordo che abbiamo sottoscritto tutti quanti, esiste ma le imprese in sofferenza non hanno diritto all’ambulatorio. Non possiamo aiutare le imprese che sono fortemente capitalizzate e penalizzare quelle sottocapitalizzate.
Si diceva che nessuno fa domanda perché gli siano posticipate le rate: ma per caso queste imprese che non fanno domanda sono in sofferenza? Sono forse segnate nella centrale rischi per una sofferenza di mille euro? Qualcuno si è mai chiesto questo?
Questi sono i problemi delle imprese di trasporto in Sardegna.
Concludendo questo mio intervento, vorrei riprendere il tema iniziale, quello dell’appartenenza del comparto dell’autotrasporto al settore Servizi. È vero, apparteniamo al settore Servizi, ma comunque i contributi non aiutano: i contributi sono assistenza. Noi dobbiamo avere le infrastrutture e la possibilità di lavorare alla pari con tutti i nostri concorrenti.
Ottavio Castello, Confservizi
Ringrazio l’Assessore a nome di tutto l’esecutivo della Confservizi Sardegna e del presidente Antonello Sanna che è impegnato ad Olbia in una vertenza.
Confservizi Sardegna è l’Associazione regionale che associa i soggetti gestori dei servizi pubblici operanti in Sardegna e che, oltre ad occuparsi del comparto dei trasporti, si interessa anche dell’ambiente in quanto rappresentiamo nell’isola la Federambiente e lo stesso dicasi per i settori dell’acqua e dell’elettricità che rappresentiamo con la Federutenti.
Il nostro impegno come Confederazione dei servizi pubblici è quello di aumentare la cosiddetta cultura dei servizi affinché possa essere un settore di sviluppo per la nostra isola.
Gli interventi sul sistema bancario meritano la nostra attenzione.
Per la mia esperienza del comparto dei servizi pubblici, non me la sento di piangere al capezzale delle banche. C’è qualcosa che ancora non è chiaro o c’è una comunicazione che non è molto sincera. Esponenti di grosso spicco sostengono che la crisi non c’è più; che la crisi è passata, è passata talmente veloce che nessuno di noi se ne è reso conto. Altri esponenti, e mi riferisco al Ministro dell’Economia, dicono che le banche non fanno abbastanza contro la crisi. E qui siamo davanti a delle posizioni autorevoli, ma a chi è dentro a questa crisi, e noi in Sardegna lo siamo, queste affermazioni creano un po’ di sbandamento.
Allora noi dobbiamo cercare di capire meglio questo fenomeno e di affrontarlo insieme. Questo è il problema, che né l’Anav, né la Confservizi, né tanto meno le altre associazioni datoriali non possono assolutamente risolvere da soli. Qui ci vuole unità di intenti, perché il settore del trasporto privato ha gli stessi problemi di quelli che gestiscono i servizi pubblici.
Si sa che le banche i migliori affari li fanno con la speculazione sui titoli e non sull’intermediazione o, per meglio dire, sul finanziamneto del credito alle imprese ed alle famiglie. Tutti i giornali finanziari trattano ed hanno trattatto questa materia. Però, vedete, qualche lacuna bisogna piuttosto addebitarla al mondo politico che ancora oggi considera il trasporto, ed il trasporto pubblico in particolare, come un problema residuale, un problema marginale, come un servizio sociale prestato solo ai meno abbienti e non certo come elemento di competitività del sistema produttivo. Il capezzale dove io mi sentirei di versare le lacrime è il capezzale del Governo e di qualche settore della nostra Regione.
Io giro tutte le province e non mi stanco di dire che Cagliari ha avuto il coraggio di uscire da una situazione nebulosa in materia dei trasporti pubblici locali e del trasporto in Sardegna. Ritengo che il lavoro fatto non tarderà a dare i suoi frutti, come, ad esempio, la politica dei servizi minimi, cioè di riconoscere alla nostra gente il diritto alla mobilità, un diritto costituzionalmente garantito.
In Sardegna c’è tanto da fare. E un passo in avanti, un grosso passo in avanti, dobbiamo riconoscere che la Provincia di Cagliari lo ha fatto e lo sta facendo. Fra poco dovremmo vedere anche i primi risultati.
Noi come sindacato delle imprese pubbliche che gestiscono servizi pubblici guardiamo con attenzione al Governo ed alla Regione che sono i nostri termini di riferimento.
Al primo compete una politica di sostegno al settore; alla Regione, invece, l’organizzazione; in particolare, l’applicazione dell’articolo 18 della legge regionale 21/2005 che non è altro che il Fondo regionale dei Trasporti.
È per questo Fondo che noi in Sardegna ci dobbiamo battere. Per il varo della legge regionale, la legge 21 del 2005, ci sono voluti otto anni, perché tanto è rimasta nei cassetti del Consiglio regionale. Ma oggi possiamo dire che è una buona legge che ha visto l’unanimità di tutti i componenti l’Assemblea. E di questo dobbiamo dare atto alla nostra Istituzione.
Noi come sindacato non diamo coppe o medaglie né a destra né a sinistra; esprimiamo soltanto un riconoscimentosincero per chi si è impegnato.
Perché questo Fondo diventi finalmente operativo dobbiamo portare avanti le nostre istanze tutti uniti: Anav, Cnai e Confservizi .
Vi leggo ora alcuni dati rilevati a livello nazionale su ciò che avviene nel comparto del Trasporto pubblico locale.
Le gare di appalto aggiudicate tra gennaio e settembre nel 2009 sono state 411, contro 618 dell’anno precedente. E quindi si vede già una crisi. A livello nazionale, l’età media degli autobus va dagli otto ai nove anni, contro i sei della Francia.
In Sardegna – ecco, l’altra nota dolente – gli autobus urbani in circolazione hanno un’età media di 16 anni. Cosa vuol dire mettere in circolazione autobus di 16 anni nei centri della città? Significa inquinare le città: questo è un triste primato che la Sardegna ha con automezzi che hanno un’usura di 16-17 anni. Lo diceva il presidente Dedoni: è vero che abbiamo fatto una battaglia con la Giunta precedente, e l’abbiamo vinta. Non avete soldi, signori della Regione, fate un leasing. Noi ritiriamo dal tribunale amministrativo le nostre vertenze e voi stipulate i leasing per i pullman.
In arrivo ci sono 274 mezzi. La gara è stata già espletata.174 mezzi andranno al Ctm, gli altri 100 andranno al servizio urbano di Sassari, Nuoro, Olbia e, in minore quantità, alle aziende private che gestiscono servizi urbani.E questa è stata una vittoria.
Però, tornando al nostro tema, dobbiamo ricordare che, a livello nazionale, vengono dati alle banche milioni di euro dal settore Trasporto pubblico locale: 60 milioni di euro tutti gli anni sotto forma di interessi passivi per prestiti che le aziende di trasporto sono obbligate a chiedere per pagare gli stipendi e fare il pieno di gasolio in attesa di ricevere i fondi dallo Stato e dalla Regione.
Questa negligenza a livello nazionale costa 60 milioni di euro (120 miliardi delle vecchie lire) che le aziende di trasporto sono tenute a versare alle banche.
Per quanto riguarda la nostra Regione, stiamo elaborando un’analisi per stabilire come il comparto del Trasporto pubblico locale sostiene certe banche .
Concludo con un augurio per quanto riguarda le problematiche che investono il comparto sardo.
Dove vanno a finire le accisse sui carburanti? Sono 12 anni che mi occupo di questo problema ma non ho ancora capito niente. Come autotrasporto, come servizio di Trasporto pubblico locale dobbiamo conoscere la ripartizione dell’accisa sui carburanti che lo Stato versa alle casse della Regione. Perché per esperienza se ne rimangono vanno al trasporto, ma la fetta più grossa se la portano via la Sanità e l’Agricoltiura. Noi non vogliamo più essere la cenerentola della ripartizione di un qualcosa di cui abbiamo bisogno.
E allora per non andare più a piangere dovremmo andare, fra 10-15 giorni, alla Quarta Commissione del Consiglio regionale, per presentare la proposta che con Anav, Upi ed Anci abbiamo predisposto; una proposta per la costituzione di un fondo specifico, intoccabile che vada al Fondo regionale per il Trasporto pubblico locale, il famoso articolo 18 per il finanziamento di un Piano mirato al rinnovo sistematico dei mezzi di trasporto e delle relative infrastrutture.
Questo perché riteniamo il Tpl un comparto fondamentale. Perché se finalmente realizziamo che le problematiche del settore del Tpl in Sardegna sono un fatto di interesse regionale, questo settore può assumere un ruolo importante per lo sviluppo a favore di tutta la popolazione sarda. Altrimenti, continueremo sempre a dibattere ma non otterremo niente.
Ci vogliono azioni concrete.
Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari
Innanzitutto un ringraziamento all’assessore Baire per la sensibilità con la quale ha assunto la delega che le ho conferito, di occuparsi di Trasporti e Mobilità.
È da meno di un anno che ricopre questo incarico e mi pare che ci stia mettendo tutto l’impegno di cui avevamo bisogno. Sta svolgendo un ruolo che rientra nelle nostre competenze, fra cui quella generale di occuparci di problemi che riguardano la nostra comunità.
Il tema di oggi mi sembra un tema particolarmente importante. Connettere il credito con l’autotrasporto è naturalmente un elemento di vitale importanza che può consentire alla Provincia di contribuire, unitamente alla Regione ed agli Istituti di credito, di dare risposte agli operatori dell’autotrasporto merci e passeggeri.
L’assessore Baire, nell’introduzione, ha parlato di come sia cambiato lo scenario economico mondiale in un solo anno e che l’Asia svolgerà un ruolo molto forte: la sua sfera di influenza aumenterà sempre di più e si affermeranno nuovi motori di sviluppo.
Le turbolenze di mercato, hanno messo in evidenza gli effetti drammatici di questa crisi recessiva, delineatasi nel 2008, manifestatasi in pieno nel 2009, con una coda anche in questo 2010 e speriamo che si tratti soltanto di una coda che non si protragga anche nel prossimo anno.
La storia dell’attuale crisi economica è infettata da un virus letale, il sistema del credito, la cui gestione ha travolto milioni di persone mandandole sul lastrico. Ma anche senza approfondire in questa sede i fattori che hanno determinato la crisi finanziaria e la sua rapida propagazione all’economia reale, è utile richiamarne alcuni passaggi perché gli elementi di discontinuità sono stati tali da produrre effetti diretti sul commercio mondiale, sui flussi di traffico che lo alimentano, sulle scelte di investimento o di riposizionamento degli operatori del trasporto e della logistica.
Dal 2008, sullo scenario economico si è assistito a:
– una restrizione del credito, per effetto di reazioni a catena, all’interno dei mercati finanziari, moltiplicate dai primi clamorosi fallimenti di istituti di credito, in particolare negli Stati Uniti;
– l’impennata del greggio, salito fino ai 147 dollari al barile a luglio 2008, mentre l’accesso al credito manifestava segnali sempre più evidenti di sofferenza, sia in termini di quantità sia in termini di costo;
– la rincorsa al ribasso delle principali Borse del mondo dall’inizio del 2008 e, a settembre, l’esplosione della crisi finanziaria su scala globale, infiammata dal fallimento di Lehman Brothers e trasmessa all’economia reale con una rapidità inedita, in un arco di tempo misurabile in settimane;
– una caduta della fiducia e della domanda, alla quale da allora e fino ai primi mesi del 2009 il mondo ha assistito, mentre i governi attivavano contromisure mirate e di impatto immediato, a partire dal sostegno pubblico al comparto creditizio per evitare il tracollo del sistema globale.
Il passaggio da uno scenario previsto in espansione alla presa d’atto di un’implosione generalizzata è avvenuta in modo repentino e ha lasciato tutti gli attori, dai decisori pubblici agli operatori economici, senza radar né bussola davanti alla necessità di reagire con prontezza e con la progettazione di nuovi equilibri all’interno di nuove regole.
In uno scenario così mutato l’autotrasporto ha recepito tutti i fattori negativi e di contrazione del processo di produzione e consumo della ricchezza. Infatti, nel 2009, l’autotrasporto merci italiano ha registrato una flessione del 10 per cento e per il 2010 si prevede un ulteriore decremento del 3 per cento. Come conseguenza della crisi si prevede la scomparsa di 20-25 mila imprese nel biennio 2010-2011. La situazione italiana dell’autotrasporto, sia di merci che di passeggeri, è peraltro in linea con altri Paesi europei, come Spagna e Francia.
Anche se la natura stessa dell’attività di autotrasporto resta fortemente condizionata nei risultati economici aziendali dalle due componenti principali dei costi d’esercizio, riconducibili al “costo del lavoro” e a quello del “carburante” (che però per noi hanno diverso impatto rispetto ad altri Paesi europei, quali Germania, Francia, Spagna), il vero confronto in termini competitivi sta su un altro fronte. La competitività delle aziende riguarderà più le innovazioni, ed in particolare quelle organizzative e di mercato, rispetto a quelle strettamente tecnologiche che i costi di esercizio
Secondo Anita (Associazione Italiana Autotrasporto) il comportamento “virtuoso” di alcune imprese, nonostante gli scenari di crisi recessiva, consentirà di lavorare in direzione di una prospettiva di sviluppo che sarà in grado di generare valore aggiunto e risultati economici significativi. Ciò a partire dall’investimento continuo verso nuovi mercati, nelle risorse umane, nella formazione continua e nell’innovazione tecnologica.
La consapevolezza di un tale comportamento, avverte Anita, sta nella capacità di costruire una prospettiva di sviluppo per un migliore posizionamento competitivo del proprio business aziendale, una volta fuoriusciti dall’attuale crisi recessiva.
Ma le imprese oggi sono schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltà di incasso dei pagamenti e la penuria del credito. I due assessori provinciali, Baire e Medau, nei loro interventi, come anche gli operatori, hanno lamentato la difficoltà di accesso al credito.
Ma se viene a mancare il credito tantissime imprese sane, ma penalizzate dalla violenza con cui la crisi ha colpito, non ce la faranno ad arrivare all’appuntamento con la ripresa.
L’assessore La Spisa ha parlato del Fondo di garanzia istituito dalla Regione ed affidato alla Sfirs che si aggiunge a quello già operativo del ministero dei Trasporti.
È un provvedimento importante ma occorre fare presto in modo che i provvedimenti per la liquidità diventino operativi ed efficaci e si traducano in maggior credito alle imprese e alle famiglie.
Il 2009 è stato un anno difficile. Ma tutti, istituzioni, banche, imprenditori, dobbiamo fare di più. Le istituzioni devono supportare con iniziative mirate le imprese perché il sistema finanziario con investimenti e controlli mirati sostenga chi con la propria azienda e i suoi collaboratori si impegna per far crescere l’economia. Le banche non possono abbandonare le imprese proprio nel momento del bisogno
I rappresentanti del Trasporto pubblico locale lamentavano la mancata istituzione del Fondo regionale dei Trasporti da parte del Governo regionale, così come recita l’art. 18 della legge 21 del 2005. Ecco, per questo mi sento di poter prendere impegno, con l’assessore Baire, di sollecitare e incalzare la Giunta e il Consiglio regionale perché questo fondo venga creato presto. Perché è veramente grave che le imprese debbano ottenere quanto dovuto ricorrendo alla magistratura e soltanto dopo quindici anni.
La crisi è tangibile e la si deve affrontare, tenendo ben presente che la risoluzione non può essere affidata né alle banche centrali, né ad organismi nazionali e sovranazionali ma rafforzando tutte le possibilità di sviluppo locale.
Questo significa coinvolgimento dell’imprenditoria, creazione di una mobilitazione collettiva dove tutti, anche le singole persone, siano partecipi degli esiti e progettare il loro futuro.
La mobilitazione collettiva, il muovere tutte le energie è l’unico strumento valido per contenere gli elementi della globalizzazione, che coinvolge un gran numero di persone, pur essendo governata da pochi.
Anche la Sardegna e la nostra provincia risentono di questa situazione ed oggi più che mai dobbiamo cambiare registro dando il meglio di noi stessi. Dobbiamo valorizzare le nostre risorse operando sullo sviluppo locale ed in particolare su quelle identitarie, senza dimenticare le risorse industriali che abbiamo, seppure modeste.
Una regione che non ha comparti produttivi industriali, è una regione anche culturalmente povera. Infatti lo sviluppo industriale è un elemento che garantisce al territorio crescita culturale e sociale. L’esperienza industriale, quella, ad esempio del Nuorese, se non fosse fallita ci avrebbe consegnato un Nuorese completamente diverso, non così conservativo, ed avrebbe dato luogo ad una partecipazione consapevole alla vita sociale, economica e politica.
E la Sardegna di partecipazione consapevole ne ha veramente bisogno se vuole partecipare come attore responsabile alla sfida globale ed alla politica di allargamento dell’Unione europea, superando gli egoismi statali e regionali.
Ci dobbiamo preparare ad affrontare le macroregioni, cioè zone di interesse che non si identificano necessariamente in uno Stato. Questo è un passaggio essenziale, poiché dal 2013 le risorse comunitarie saranno destinate direttamente alle macroregioni: significa che se la Sardegna non progetta con le macroaree non avrà più accesso alle risorse.
La Sardegna ha due possibilità: la prima è la macroregione delle isole mediterranee, credo di difficile costruzione perché le isole del Mediterraneo sono tra loro distanti, l’altra è che la Sardegna vada ad inserirsi nella macroregione che la Catalogna ha creato con Aragona, le isole Baleari, la regione Languedoc-Roussilon.
Sono convinto che per la Sardegna sia più naturale inserirsi in quella creata dalla Catalogna anche per la comunanza delle origini, la storia, anche se per la nostra regione sarebbe una sfida difficile perché i catalani sono economicamente più avanti di noi. Credo però che questa sia la battaglia che dovremo condurre.
Con queste convinzioni mi sono adoperato perché la Provincia di Cagliari e il Consiglio delle Autonomie Locali, seppure con funzioni diverse, lavorassero perché la Sardegna e la sua classe dirigente possa operare alla pari degli altri partecipanti alla macroregione.
È con il pensiero a quanto avviene in Europa e nel Mediterraneo che dobbiamo operare. E sono certo che gli operatori dell’autotrasporto merci e passeggeri della nostra regione sapranno superare questo momento di difficoltà, perché, come diceva l’assessore nell’ introduzione, sono “imprenditori veri”.
L’attività dell’Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una forte innovazione legislativa finalizzata a modificare profondamente le modalità di governo e di gestione della Pubblica amministrazione ed in particolare degli Enti locali. Si è pertanto realizzato un ampio processo di riorganizzazione dell’apparato normativo ed il trasferimento alle Province – con riferimento ai trasporti – di competenze su autoscuole e scuole nautiche, centri di revisione, autotrasporto merci in conto proprio e conto terzi. Fra i nuovi compiti vi è anche la pianificazione dei trasporti e dei bacini di traffico nel territorio di loro competenza.
Nel complesso l’attività dell’Assessorato si è sviluppata in Attività amministrativa, progettuale, di comunicazione.
1- Attività amministrativa
Sono stati predisposti ed approvati i seguenti regolamenti per:
a) il conseguimento dell’idoneità professionale per l’esercizio dell’attività di consulenza alla circolazione dei mezzi di trasporto;
b) la tenuta dell’Albo provinciale quale articolazione dell’Albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l’autotrasporto per conto terzi;
c) l’autotrasporto su strada di cose in conto proprio;
d) gli esami di conseguimento dell’idoneità professionale di autotrasportatore per conto terzi e di autotrasportatore di persone su strada;
e) il rilascio di autorizzazione alle imprese di autoriparazione per l’esecuzione delle revisioni e controllo amministrativo sulle imprese autorizzate.
È stato anche predisposto un Regolamento per gli esami per il conseguimento dell’idoneità professionale all’esercizio dell’attività di insegnante di teoria e istruttore di guida delle autoscuole per conducenti di veicoli e moto.
2 - Attività progettuale
È stata portata a termine un’intensa attività, conclusasi con questi progetti:
a) Piano di individuazione dei servizi minimi nell’area in continuità urbana di Cagliari
Il Piano interessa 16 centri della provincia (Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Pula, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Sarroch, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro) con una popolazione complessiva di 420.258 abitanti pari al 75% del totale della provincia di Cagliari;
b) Progetto SI.MO.NE (Sistema di Mobilità nelle aree metropolitane)
Il progetto – in partenariato con i Comuni di Torino (soggetto capofila), Bologna e Genova, la Provincia di Firenze e le Regioni di Piemonte e Toscana – intende mettere a punto un sistema di supporto alle decisioni per la gestione della mobilità delle persone con l’obiettivo di migliorare la mobilità nelle aree metropolitane con il potenziamento dell’infomobilità;
c) P.IM.EX ( Piattaforme logistiche integrate per lo sviluppo delle relazioni commerciali import - export nello spazio transfrontaliero)
Il progetto, che fa parte del Programma di Cooperazione transfrontaliera Italia/Francia “Marittimo” 2007-2013, è un’iniziativa interregionale in partenariato con i Comuni di Savona e Olbia, le Province di Livorno, Lucca, Massa Carrara e la Camera di Commercio di Bastia. Obiettivo del progetto è quello di sviluppare le relazioni e gli scambi commerciali e promuovere lo sviluppo;
d) Sistema logistico regionale per il trasporto intermodale delle merci
Il progetto – in partenariato con operatori della logistica, del trasporto merci, dell’armamento, spedizionieri, operatori nazionali del trasporto ferroviario, sindacati, associazioni datoriali, università, consorzi industriali, amministrazioni pubbliche – interessa l’intero territorio regionale a partire da una ipotesi di ottimizzazione degli assetti logistici sui maggiori snodi portuali (Cagliari, Golfo Aranci, Olbia e Porto Torres) integrata da una azione di groupage mirata a ricondurre ad economicità la distribuzione e l’export verso i territori dell’interno.
e) Piste ciclabili e bike sharing
Nato con l’obiettivo di incentivare e sviluppare la ciclabità mediante l’interscambio con il trasporto pubblico, il progetto interessa allo stato attuale due percorsi: Piazza Matteotti (stazione Ferrovie dello Stato-Quartu Sant’Elena (Via della Musica) passando dallo Stadio Sant’Elia, Canale San Bartolomeo e Medau su Cramu; Canale Terramaini-Policlinico universitario, interessando Via Vesalio-Parco Terramaini fino al Policlinico.
f) Interventi relativi alla pendolarità dei lavoratori nelle aree industriali della provincia
Obiettivo del progetto è quello di contribuire a sviluppare un servizio di trasporto pubblico dedicato ai lavoratori della zona industriale di Elmas, ove lavorano circa 3.300 lavoratori che si muovono al 90% con auto privata, in mancanza di alternativa di collegamenti pubblici.
g) Osservatorio delle Politiche della Mobilità
L’Osservatorio si connota come strumento di supporto alle decisioni per le attività di programmazione del sistema dei trasporti della provincia mediante la Consulta delle politiche della mobilità; il Comitato scientifico; il Gruppo di lavoro.
h) Osservatorio sulla sicurezza stradale e criteri di scelta degli interventi
Il progetto interessa la rete infrastrutturale provinciale ricadente nelle competenze dell’amministrazione con lo scopo di individuare le criticità relative alle condizioni di sicurezza degli archi di rete. I risultati del progetto saranno fondamentali per attivare politiche di concertazione con gli Enti interessati alla sicurezza stradale e con la Polizia stradale per costruire una cultura della sicurezza stradale.
3 - Attività di comunicazione
A. Convegni
1. Portualità e Mediterraneo, Giugno 2007
Il convegno ha affrontato il tema della portualità italiana – e quella sarda in particolare – nel contesto dello spazio mediterraneo a seguito della realizzazione della zona di libero scambio. Il mutato assetto dello shipping mondiale, i nuovi scenari di sviluppo, le nuove rotte commerciali e la crescita stimata dei traffici mondiali, che interesseranno il bacino del Mediterraneo, sarà un’opportunità di rilancio per il sistema marittimo sardo.
2. Trasporti e nuove competenze degli Enti locali, Dicembre 2008
Il settore dei Trasporti, ed in particolare quello del Trasporto pubblico locale, è stato oggetto negli ultimi anni di un’attività legislativa tesa ad attuare il decentramento amministrativo mediante il trasferimento alle Regioni ed agli Enti locali di funzioni e di compiti statali. Il convegno ha affrontato il tema del trasporto pubblico locale e delle competenze che la legge 21 del 2005 della Regione Sardegna, che recepisce il decreto legislativo 422/97, trasferisce alle Province.
3. Autotrasporto merci e province, Maggio 2009
Il convegno ha affrontato le ripercussioni che le normative nazionali ed europee hanno sull’attività dell’Autotrasporto. In particolare sono state analizzate le conseguenze che il decreto legislativo 345 del 2000, che istituisce la professione di trasportatore, ha sulla quotidianità del trasporto di merci per conto di terzi.
Infatti l’autotrasportatore non è più considerato un operatore ma un professionista, con tutto quello che ne consegue nei rapporti verso i clienti, verso le autorità di controllo, verso le istituzioni.
4. Autotrasporto e credito, febbraio 2010
L’incontro ha avuto lo scopo di mettere a confronto istituti di credito ed operatori dell’autotrasporto merci e passeggeri, in un momento di grande difficoltà economica, perché le imprese potessero conoscere le diverse opportunità che le Banche offrono al settore dell’autotrasporto per consolidare la presenza sul mercato e la competitività.
A conclusione dei lavori, si è potuto registrare l’impegno degli Istituti di credito, della Regione, rappresentata dall’Assessore alla Programmazione e Bilancio, perché nell’attuale congiuntura economica possa esser garantite alle imprese l’accesso al credito facilitato.
5. Giovani e sicurezza stradale, marzo 2010
L’incontro ha affrontato il tema dei giovani e del loro rapporto con la sicurezza stradale, perché l’incidentalità giovanile appare numericamente elevata, ma anche associata ad alti tassi di mortalità e di lesività, in specie con riferimento alla mobilità con veicoli a due ruote.In questi ultimi anni, l’Unione europea ha varato una serie di regole che impongono un linguaggio europeo sulla sicurezza stradale ed un’omogeneità nella formazione dei giovani dell’Ue. La comunicazione e la formazione delle giovani generazioni continuano a rappresentare pertanto una delle maggiori misure di prevenzione, con l’obiettivo specifico di puntare soprattutto alla diminuzione degli incidenti, rispondendo in tal modo agli obiettivi del Libro Bianco sui Trasporti e al Piano della Sicurezza stradale dell’Ue e dello Stato italiano.
6. Mobilità nello spazio Mediterraneo, maggio 2010
Nell’ultimo trentennio, lo spazio mediterraneo ha visto aumentare la mobilità in misura superiore all’economia ed alla demografia, con una prevalenza del traffico su gomma per i trasporti terrestri e del traffico di transito per i trasporti marittimi.
La crescita stimata dei traffici mondiali che negli anni a venire riguarderà il bacino del Mediterraneo, rappresenta un’opportunità di rilancio dell’intero sistema marittimo e logistico italiano e di quello sardo in particolare. Un’opportunità da non perdere perché in una logica europea i porti italiani e quelli sardi potrebbero rischiare di essere relegati a ruoli marginali
B. Seminari
Con i seminari si è instaurata una proficua collaborazione con il Comando provinciale della Polizia stradale sul tema della sicurezza stradale con riferimento all’autotrasporto delle merci e al Trasporto pubblico locale e alle implicazioni che le normative varate dall’Unione europea nella seconda metà del 2009 hanno sull’operatività delle imprese di autotrasporto e di tutta la filiera del trasporto.
1. Sicurezza Stradale e Autotrasporto merci, Ottobre 2009
Rivolto agli operatori dell’autotrasporto merci, il seminario ha interessato la normativa varata dalla Unione europea e dallo Stato italiano finalizzata a creare una mobilità sicura e sostenibile, riducendo il drammatico tributo di vittime imposto giornalmente dagli incidenti stradali e gli ingenti costi sostenuti dallo Stato, dal sistema delle imprese e dalle famiglie a causa di tali incidenti.
2. Contratto di trasporto e sicurezza stradale, Novembre 2009
Il seminario ha affrontato le ultime normative varate dall’Unione europea e recepite dallo Stato italiano, in particolare con l’adozione delle norme sull’entrata in vigore della scheda di trasporto si risponde del comportamento su strada del conducente, vettore o impresa, committente, caricatore e proprietario della merce.
Gli atti dei due seminari unitamente alla normativa sono oggetto di un quaderno (Autotrasporto merci e sicurezza stradale) di prossima in pubblicazione, in collaborazione con Il Comando regionale della Polizia stradale.
3. Trasporto pubblico locale e Sicurezza stradale, Novembre 2009
Il seminario ha proposto una riflessione sul rapporto tra Sicurezza stradale e Trasporto pubblico locale con l’intento di promuovere la sicurezza come cultura e responsabilità comportamentale di imprese ed operatori. Con questo incontro l’Assessorato ha inteso portare a conoscenza degli operatori del settore le misure importanti sulla sicurezza stradale ed il trasporto passeggeri con il fine di diminuire gli incidenti e creare una maggiore consapevolezza della mobilità. Il seminario è stato ripetuto a marzo 2010, su richiesta delle imprese del Tpl ed è stato rivolto ai lavoratori.
Gli atti del seminario, unitamente alla normativa, saranno pubblicati in un quaderno (“Trasporto pubblico locale e sicurezza stradale”) in collaborazione con il Comando regionale della Polizia stradale.