Sulla riforma del Trasporto pubblico locale nell’isola ed in particolare sull’assegnazione delle competenze da parte della Regione Sardegna alle otto Province dell’isola abbiamo rivolto alcune domande ad amministratori pubblici, regionali e provinciali, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali direttamente interessati ai problemi del Tpl.
Questo il testo dei tre quesiti, seguito da quello integrale delle risposte: (*)
1. La legge regionale n. 21 del 7/12/2005, “Disciplina e organizzazione del Trasporto pubblico locale in Sardegna”, all’art. 9 parla di trasferimento delle competenze sul TPL alle Province, in applicazione del decreto legislativo 422 del 1997. Per quale ragione ritiene che nell’isola non siano state trasferite a tutt’oggi le competenze alle Province, così come avvenuto nella maggior parte delle altre Regioni italiane?
2. Perché nell’isola non è stato ancora costituito il Fondo regionale dei Trasporti, così come previsto dall’art.18 della legge regionale n. 21 del 2005?
3. Ritiene che il passaggio delle competenze alle Province, così come è avvenuto nella maggior parte delle Regioni italiane, sia un beneficio o un ostacolo per realizzare un servizio più consono alle esigenze degli utenti?
(*) Pur regolarmente interpellati, non hanno risposto alle nostre domande: l’assessore ai Trasporti della Regione Sardegna, Liliana Lorettu; il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici; il presidente della Provincia del Medio Campidano, Fulvio Tocco; il presidente di Unioncamere regionale, Gavino Sini.
Matteo Sanna, presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale
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Matteo Sanna, presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale | 1. Premesso che la normativa regionale attribuisce alle Province competenze proprie che esse possono esercitare anche senza alcun tipo di trasferimento, la motivazione principale di tale ritardo consiste nella mancata predisposizione ed approvazione da parte della Regione dei fondamentali atti di programmazione e pianificazione del trasporto (in primis, il Piano regionale dei trasporti) e, per quanto attiene il Tpl, la mancata approvazione dei programmi triennali regionali e la non completa individuazione della determinazione del livello dei servizi minimi, fermatasi alla definizione degli atti preliminari per la loro definizione. Le ragioni sono diverse. Una può essere il notevole ritardo accumulato nel settore e l’attenzione mostrata nell’accorpare in un’unica società il settore del trasporto locale, cercando di introdurre misure di razionalizzazione del sistema. Inoltre, la mancata sinergia tra i vari protagonisti del Trasporto pubblico locale ha notevolmente contribuito all’impasse attuale, cui non sono estranee le Province che non si sono certamente distinte per un particolare attivismo.
2. In realtà, il Fondo è istituito formalmente ma gli esecutivi regionali succedutisi dal 2005 ad oggi non hanno ancora provveduto ad attivarlo concretamente. Tale situazione è la diretta conseguenza della mancata predisposizione degli atti di programmazione e pianificazione sopra descritta.
3. L’esercizio di competenze proprie da parte di enti intermedi come le Province è certamente positivo a condizione che ciò avvenga in un quadro di certezza normativa sotto il profilo delle attribuzioni, delle competenze, della certezza delle risorse e degli strumenti con i quali ciò deve avvenire. Va, forse, ripensata la tradizionale scansione e interdipendenza tra i vari livelli (regionale, provinciale e comunale) di competenza e individuate modalità autonome di programmazione ma inquadrate in un contesto unitario.
Giorgio La Spisa, assessore della Programmazione, Bilancio e Credito della Regione Sardegna
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L'assessore regionale della Programmazione e Bilancio Giorgio La Spisa | In relazione alle competenze del dicastero di cui sono responsabile, mi limito a rispondere alla seconda domanda, aggiungendo però una sintetica considerazione in risposta al terzo quesito.
2. A causa di alcune storiche criticità legate al proprio territorio e a scelte politiche del passato, la Sardegna soffre da tempo di un sistema di trasporto pubblico locale che non risponde in modo adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini in termini di quantità e qualità dei servizi. Stiamo lavorando in stretta collaborazione con l’Assessore dei Trasporti per porre rimedio a questa situazione anche attraverso gli strumenti come il Fondo di Garanzia per le imprese dotato di 238 milioni che stiamo mettendo in campo per il credito. Attualmente la disciplina comunitaria non contempla il settore trasporti tra quelli beneficiari del fondo, però stiamo valutando la possibilità di attivare nuovi canali a livello regionale per mettere a disposizione le risorse. Parliamo di un comparto all’interno del settore dei Servizi, molto importante, fondamentale. Per cui, all’interno del Fondo di garanzia, il Tpl potrebbe trovare le risorse per fronteggiare l’attuale momento di difficoltà. Occorre però anche puntare sulla politica dell’innovazione, un compito difficilissimo, ma una via obbligata.
3. Credo che l’obiettivo prioritario sia quello di snellire al massimo i troppi passaggi legati alla burocrazia in modo da ridurre le perdite e la scarsa produttività. Il passaggio di competenze alle Province in alcuni settori può essere un beneficio per arrivare a questo risultato. Per altri, sinceramente ritengo che si debba mantenere una regia regionale. Occorre un confronto serio e senza preclusioni.
Vittorina Baire, assessore ai Trasporti della Provincia di Cagliari
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Vittorina Baire, assessore ai Trasporti della Provincia di Cagliari | 1. Il non trasferimento di competenze, in conformità alla legge 21 del 2005 ed al decreto legislativo 422 del 1997, è in parte spiegabile con il ritardo con cui è stata varata la legge regionale e forse anche dalla convinzione che l’Ente provincia nel complesso, alla luce della istituzione dei nuovi enti territoriali, non fosse in condizioni di gestire le competenze trasferite. Le Province hanno al loro interno abilità e professionalità che hanno loro consentito di rispondere con competenza e puntualità alle nuove esigenze derivate dai settori fino ad ora trasferiti.
2. La mancata costituzione del Fondo va forse ricercata nella difficoltà a quantificare le risorse necessarie per garantire il passaggio di competenze. Ma il frutto di questa situazione sarà inevitabilmente la messa fuori gioco di qualsiasi prospettiva di sviluppo e la costruzione di un adeguato sistema di mobilità nel territorio regionale e provinciale.
3.Il passaggio delle competenze alle Province può sicuramente garantire la crescita di un settore strategico per la realizzazione di uno sviluppo economico e sociale equilibrato, garantendo a tutti i cittadini, anche a quelli delle aree interne, pari opportunità di spostamento e di accesso ai servizi. Assicurerebbe, inoltre, la promozione di un sistema di mobilità sostenibile in coerenza con gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente e di vivibilità delle aree urbane. La conoscenza delle esigenze del territorio consentirebbe alla Provincia di promuovere interventi finalizzati al coordinamento dei modi di trasporto, alla realizzazione di un sistema integrato della mobilità e delle relative strutture.
Roberto Deriu, presidente della Provincia di Nuoro
1. La Regione autonoma della Sardegna è affetta da un centralismo burocratico avido ed ingordo che spesso confina nella slealtà istituzionale in violazione della nostra Costituzione che prevede viceversa che i quattro livelli di governo collaborino lealmente nella cura dell’interesse pubblico.
2. La lentezza della Regione nell’attuare il trasferimento di competenze è particolarmente accentuata quando si tratta di conferire, nel nostro caso alle Province, una reale autonomia nell’esercizio di compiti di area vasta perché tali azioni modificherebbero profondamente l’attuale assetto di potere sostanziale che esiste in Sardegna. La Regione è oggi l’ultima Repubblica socialista sovietica del mondo.
3. Senz’altro le Province sono maggiormente in grado di svolgere una più corretta e precisa valutazione delle esigenze degli utenti. Non è detto che in astratto le Province siano più capaci di apprestare un’organizzazione tecnica e logistica in maniera più efficace di una Regione. Ma senz’altro questo è impossibile nel momento in cui le Regioni, lo ribadisco, in modo sleale, non consentono in termini giuridici e finanziari che il tentativo di allestire tali servizi sia sperimentato dalle Province.
Pasquale Onida, presidente della Provincia di Oristano
1. Il ritardo nel trasferimento delle funzioni e compiti in materia di Tpl va inquadrato nel generale ritardo di conferimento di funzioni e compiti in tutte le materie indicate nelle leggi Bassanini che si è manifestato in Sardegna in relazione al suo ordinamento a statuto speciale. Tant’è che dal decreto legislativo 422/1997 alla legge regionale 21/2005 sono trascorsi otto anni e un altro anno è trascorso per l’approvazione delle direttive che ne hanno dato attuazione. Nonostante questo ritardo fisiologico, occorre evidenziare che la Provincia di Oristano, nei due anni successivi, è riuscita a predisporre il proprio piano del Tpl e si è dotata della struttura tecnica e degli strumenti necessari per l’esercizio operativo delle funzioni. Le attuali cause di ritardo sono legate ai tempi predefiniti e che non possono essere ridotti per l’approvazione dei piani, anche da parte della Regione, e per l’espletamento delle gare per l’affidamento dei servizi di Tpl.
2. Il Fondo regionale dei Trasporti è la traduzione nel campo dei trasporti del concetto del ciclo unico di programmazione che serve ad armonizzare e ottimizzare le risorse attivabili nei diversi strumenti finanziari. E in questo senso costituisce uno strumento molto efficace; tant’è che la Provincia di Oristano, l’Ups (Unione delle Province sarde), i Comuni, le associazioni dei proprietari di aziende di Tpl, hanno promosso diversi convegni sulla mobilità con la finalità di istituire un tavolo regionale permanente per il Tpl e si sono attivati nei confronti della Regione Sardegna per la tempestiva costituzione del suddetto fondo regionale. Nel ritenere che la difficoltà di costituzione sia legata alla complessità di allineare ed omogeneizzare strumenti finanziari di diversa natura e con diversi tempi di attuazione, al contempo si ritiene fondamentale definire quanto prima questa fase quale precondizione per supportare il nuovo sistema del Tpl.
3. È sicuramente un beneficio in quanto, in relazione al tema del Tpl, è particolarmente sentita l’esigenza di collocare la funzione ad un livello più vicino al territorio in coerenza con il principio di sussidiarietà. La stessa redazione del piano del Tpl, che nella provincia di Oristano è stato sviluppato attraverso la procedura Vas, quindi con il più ampio coinvolgimento degli attori, ha consentito di evidenziare concretamente questa esigenza. Tali benefici non potranno d’altro canto manifestarsi pienamente sino a che il sistema complessivo di concreto trasferimento di funzioni e compiti non sia attivato. La nuova competenza in tema di Tpl risulta, inoltre, strategica per accompagnare le politiche provinciali di sviluppo quali, in particolare, quelle relative all’istruzione e formazione, al sostegno delle aree interne e al turismo.
Antonello Balloi, assessore ai Trasporti della Provincia di Carbonia Iglesias
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Uno traghettio della Compagnia Saremar che cura i collegamenti con le isole minori | 1. La Regione Sardegna ha attuato, in generale, con notevole ritardo i processi di decentramento conseguenti alla riforma del titolo V della Costituzione. In particolare, l’ambito del trasporto locale presenta, in Sardegna, aspetti di criticità peculiari, legati alla conformazione del territorio, alla bassa densità demografica, alla generale situazione di arretratezza delle infrastrutture viarie. La soluzione di questi problemi è assolutamente prioritaria rispetto al trasferimento di competenze alle Province. La Provincia potrà infatti intervenire sia con la programmazione che con la pianificazione di livello locale del servizio soltanto nel momento in cui esso sia stato “depurato” da decenni di assoluto abbandono, che hanno causato gravissimi deficit nelle società di gestione, obsolescenza del parco mezzi, inefficienza di organizzazione dei percorsi e, in generale, del servizio. Il trasferimento delle competenze, non accompagnato dalle risorse necessarie alla soluzione di questi problemi strutturali, scaricherebbe semplicemente a valle problemi già presenti nell’attuale gestione regionale.
2. La mancata costituzione del fondo è probabilmente da imputarsi alla mancata quantificazione delle risorse necessarie a garantire l’efficiente passaggio delle funzioni agli enti locali che, si ripete, non può avvenire senza una adeguata e sufficiente allocazione di risorse.
3. Risolti i problemi strutturali, il passaggio delle funzioni alle Province potrebbe garantire una più adeguata organizzazione del servizio, sia dal punto di vista dei costi che della soddisfazione delle richieste del cittadino. A livello locale, le istanze dei fruitori del trasporto locale sono più facilmente organizzabili e gestibili.
Giovanni Demurtas, assessore ai Trasporti della Provincia dell’Ogliastra
1. La nostra Provincia è stata tra le prime ad ultimare il Piano provinciale di Tpl dopo una fase di concertazione con il territorio, comuni, scuole e associazioni di categoria. Peraltro, fu la stessa Regione a commissionare i progetti dei Piani provinciali. Da allora nessuna azione concreta è stata intrapresa da parte della Regione, probabilmente in conseguenza delle difficoltà legate alla fusione delle aziende pubbliche esistenti sul territorio regionale (Arst, Fds e Fms).
2. Andrebbe chiesto all’Amministrazione regionale, insieme alle ragioni per cui l’entusiasmo con cui fu avviata la fase progettuale dei Piani provinciali non ha portato alla definitiva attuazione dell’iter, risorse incluse.
3. Per quanto riguarda la Provincia dell’Ogliastra si tratterebbe di una conquista. Per la prima volta il nostro territorio con la redazione del Piano Provinciale di Tpl ha programmato il servizio di trasporto più consono alle esigenze e alle peculiarità degli utenti. Il nostro territorio necessita di un’attenzione particolare che solo la programmazione dal basso, con uno strumento flessibile gestito dalla Provincia, può essere in grado di sopperire alle difficoltà legate alla scarsa accessibilità dell’Ogliastra.
Massimo Putzu, presidente di Confindustria Sardegna
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Massimo Putzu, presidente di Confindustria Sardegna | 1. Non sono stati approvati il Piano regionale dei trasporti (in fase di rivisitazione) e i programmi triennali regionali di trasporto pubblico locale, previa intesa con le Autonomie locali. Le Province avrebbero dovuto predisporre e approvare i piani provinciali di trasporto pubblico locale e i comuni con più di 30mila abitanti i piani urbani del traffico. Sarebbero dovute seguire le gare per l’affidamento dei servizi minimi, individuati dalla Regione, dalle Province e dai Comuni.
2. Fino al 30 giugno 2009, i servizi di trasporto pubblico locale venivano remunerati dalla Regione con un contributo di esercizio per la copertura dei disavanzi, basato sui costi standard. Dal primo luglio 2009, la Regione Sardegna ha stipulato con le aziende pubbliche e private un contratto di servizio ponte della durata di un anno. Il nuovo corrispettivo contiene una considerazione dell’utile d’impresa pari al 5% e l’automatico adeguamento all’indice Istat. La mancata costituzione del fondo regionale è stata motivata con la necessità di mantenere un’unica cabina di regia e di spesa, considerato che la Regione è proprietaria della maggiore azienda regionale di trasporto e che ha acquisito dallo Stato le competenze sulle Ferrovie della Sardegna, sulle Ferrovie Meridionali e sui collegamenti con le Isole minori. Occorre aggiungere che è attualmente incerto il quadro normativo nazionale sulla liberalizzazione del settore e sul ricorso alle gare essendo tuttora in discussione, in sede di Conferenza Stato-Regioni, il Dpr recante il regolamento in materia di Servizi pubblici locali. Se le imprese pubbliche svolgono un servizio di Tpl e la compagine sociale è a totale capitale pubblico, le stesse possono essere assoggettate al “controllo analogo” e gli enti locali affidano loro il trasporto, come se fosse un proprio servizio. Tale condizione consente di soprassedere alle gare e di utilizzare gli affidamenti diretti con il sistema del “in house”.
3. Il passaggio delle competenze agli enti locali richiede tempi lunghi. Il trasferimento delle competenze senza il personale adeguatamente preparato, come è successo per altri settori, può generare un disagio per i cittadini anziché garantire un servizio. Il processo va governato con prudenza, competenza e risorse per migliorare la qualità del trasporto affinché lo stesso dia risposte più puntuali all’utenza. Il rinnovo del parco autobus regionale e i recenti investimenti in infrastrutture è stato possibile per l’esistenza di un unico centro decisore. Il futuro, comunque, se vogliamo spendere una parola in favore del federalismo, non può prescindere dal decentramento delle competenze agli enti locali, per il controllo della spesa del Tpl e la limitazione degli sprechi.
Italo Senes, presidente dell’Api sarda
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Il presidente dell'Api sarda, Italo Senes | 1. In base alle nostre ricerche, dopo l’approvazione della legge regionale 21/2005, nel novembre 2008 è stato approvato il Piano regionale dei Trasporti, atto di programmazione che ha rinviato alle Province l’adozione dei Piani provinciali. Questi ultimi sono stati definiti dagli esperti, in larga parte tecnici delle Università sarde, e sono stati consegnati alle Province che però non li hanno ancora formalmente adottati né l’Assessorato regionale dei Trasporti, che pure ne è in possesso, ha accelerato il processo. Credo che i tempi siano più che maturi per attuare la riforma, anche perché i Piani provinciali contengono i piani di gara che possono essere immediatamente pubblicati in vista dell’individuazione dei soggetti appaltatori dei servizi.
2. Il Fondo unico è uno strumento utile per la flessibilità che consente nell’attuazione delle politiche. Inoltre, è anche uno strumento trasparente: si sa quanto è disponibile e come vengono ripartite le risorse. Non è stato costituito per le stesse ragioni di cui ho parlato prima.
3. I capisaldi della legge regionale 21/2005 sono l’integrazione dei sistemi di trasporto pubblico locale; la specifica conoscenza delle esigenze territoriali e quindi la finalizzazione specifica dei trasporti locali. Infine, il passaggio dalla logica dell’assegnazione a quella della gara che, almeno sulla carta, genera l’effetto più importante della riforma: la trasformazione del cittadino da utente in cliente, che quindi consuma il servizio e lo valuta e chiede un miglioramento continuo ai governi regionale, provinciali e comunali competenti. In Sardegna, purtroppo, troppo spesso le riforme, ancorché migliorabili, rimangono solo sulla carta perché non vengono attuate a livello decentrato. D’altra parte non si può sempre aspettare che la Regione provveda su tutto. In conclusione, diciamo che le Province hanno una volta di più l’opportunità di dimostrare la loro utilità...
Giulio Dedoni, presidente dell’Anav Sardegna
1. Negli anni successivi al 1997, il settore del trasporto pubblico locale è stato inserito nella legge di riforma degli enti locali. Solo alla fine del 2004, il legislatore ha definito il comparto come settore economico suscettibile di affidamento tramite appalti ad evidenza pubblica. Dal 2005, si è iniziato ad affermare il criterio che i servizi di trasporto in concessione o in affidamento diretto dovevano superare l’esistente regime di monopolio per costruire il mercato dei trasporti. Il progetto regionale di apertura al mercato, con il decentramento delle competenze alle Province e ai Comuni per l’appalto dei servizi minimi, ha segnato una battuta d’arresto. Lo Statuto speciale della Sardegna e la competenza primaria della Regione sulla materia, ha pesato sull’attuazione della riforma, rispetto alle Regioni con statuto ordinario. L’impianto regolatorio in materia di affidamento dei servizi, dopo l’entrata in vigore dell’art. 23-bis della legge 133/2008, ha ridisegnato la strategia di ampliamento degli spazi di mercato. I contratti di servizio in essere scadono a giugno 2010. Le imprese di trasporto della Sardegna auspicano regole e risorse certe ed adeguate, nel rispetto delle regole comunitarie in materia di obblighi di servizio pubblico.
2. Con un quadro regolatorio di norme complesse in continuo mutamento, orientato alla realizzazione di un mercato del trasporto, costituire il fondo regionale e i vari fondi per le otto Province e i Comuni con le aree vaste, avrebbe significato la dispersione degli stanziamenti per insufficienza di risorse materiali e umane nei territori e per le inevitabili spinte localistiche.
3. Certamente è un beneficio, ma con la riforma legislativa inattuata e la mancanza di un piano industriale, è quasi impossibile affrontare il decentramento territoriale delle competenze sul trasporto pubblico locale. Da troppo tempo questi problemi pesano sul settore e impediscono una crescita all’altezza delle esigenze di mobilità nella nostra regione. Spetterà alla politica decidere gli interventi strutturali per rilanciare il sistema su cui si gioca la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della collettività.
Ottavio Castello, direttore generale Confservizi Sardegna
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Il parco automezzi dell'Azienda regionale sarda dei trasporti (Arst), recentemente rinnovato | 1. A tutt’oggi le Province di Cagliari, di Sassari e di Oristano, in base al principio del decentramento, hanno elaborato il piano di individuazione dei servizi minimi nelle aree di propria competenza. E questo costituisce indubbiamente un grosso passo in avanti. Per le altre province ci risulta che detto piano è in fase di studio. Come Confservizi Sardegna, sindacato dei gestori dei servizi pubblici, riteniamo che la Regione debba decentrare e applicare tutto quello che è previsto dalla legge regionale 21/2005, con l’assegnazione alle Province delle competenze dovute sul Tpl.
2. Confservizi Sardegna sta per proporre agli organi competenti un disegno di legge finalizzato alla costituzione di uno specifico fondo a favore del Tpl, per investimenti ed in conto esercizio. Le disponibilità del Fondo saranno alimentate da una diversa distribuzione dell’accisa sui carburanti, con preciso vincolo di destinazione.
3. Il trasferimento delle competenze e la costituzione di un Fondo potrebbero realizzare nell’isola un riequilibrio territoriale e socio-economico, oltre ad un efficace e reale diritto alla mobilità della popolazione sarda. Come Confservizi, ci auguriamo che questo decentramento avvenga quanto prima.
Giovanni Antonio Mellino, presidente regionale e vice presidente nazionale Confartigianato Trasporti
1. Nelle passate legislature il sistema era quello di accentrare piuttosto che dare poteri agli enti territoriali. Le varie Giunte, evidentemente, hanno ritenuto più importante far convergere tutto in una unica “cabina di regia regionale” piuttosto che responsabilizzare i territori. Ciò non ha fatto altro che depotenziare le Province e i Comuni che, per forza di cose, continuando così, dipenderanno sempre in modo esclusivo dagli organi centrali.
2. L’idea di un Fondo unico che servisse da convogliatore e raccoglitore di fondi era giusta. Solo che non ha avuto seguito perché, secondo noi, non c’era la voglia, o la possibilità, di interfacciarsi con dei solidi organismi territoriali. Tanto è vero che se per il trasporto aereo è stato fatto tanto, poco o nulla è stato realizzato per l’altro “emisfero” dei trasporti. Ovvero c’è stata una sottovalutazione del problema del “sistema integrato dei trasporti,” come la movimentazione delle merci e l’infrastrutturazione viaria. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: si è puntato molto sulla ferrovia, e troppo poco sulla gomma. Tanto è vero che la 131, la Sassari-Olbia e le altre arterie fondamentali, da e per il centro dell’isola, sono tuttora in pessime condizioni. Però, a onore del vero, dobbiamo sottolineare che idee, progetti e buone intenzioni c’erano tutte.
3. Il passaggio agli enti locali non può che essere un beneficio. Si eviterebbero sprechi e, soprattutto, si conoscerebbero in modo più approfondito e specifico le vere problematiche e i veri bisogni territoriali. In questo modo si responsabilizzerebbero fortemente Province, Comuni e organismi locali. In ogni caso è fondamentale che esista un robusto raccordo tra Regione ed enti di secondo livello.
Bruno Marras, presidente Cna sarda
1. Di fatto la Sardegna ha recepito la norma in ritardo rispetto ad altre Regioni. Il decreto che ha trasferito le competenze agli enti locali è stato emanato a fine ’97 e alcune Regioni hanno legiferato subito dopo. Pensiamo alla Basilicata, con una legge del ’98. In Sardegna abbiamo dovuto attendere sino a dicembre 2005 per l’emanazione della legge di disciplina ed organizzazione del Tpl. A ciò si aggiungano le incertezze iniziali dovute al raddoppio delle Province, cosa che non ha di certo facilitato il successivo conferimento delle funzioni dalla Regione alle Province stesse.
2. Il Fondo regionale dei trasporti rappresenta il fulcro del conferimento di funzioni agli enti locali, in quanto è là che vengono indirizzate le risorse comunitarie, regionali ecc. Tali risorse vengono poi impiegate in investimenti, infrastrutture e in altre attività fondamentali per lo sviluppo del Tpl. È fondamentale pertanto che si provveda rapidamente alla sua costituzione affinché il Tpl possa essere reso più moderno ed efficiente.
3. La programmazione dei servizi che riguardano la mobilità delle persone è un’attività fondamentale e delicata, in quanto deve necessariamente tener conto delle caratteristiche dei singoli territori e dei relativi bacini di utenza, potenziali ed attuali. Pertanto, riteniamo che le Province siano gli enti più idonei alla valorizzazione delle preferenze dei viaggiatori, organizzando una efficiente rete di servizi di trasporto, adeguata alle esigenze di mobilità dei viaggiatori stessi. Peraltro, a nostro avviso, è imprescindibile anche un’attività di coordinamento, di verifica e di “controllo” – attuata dalla Regione – volta a garantire livelli qualitativi omogenei del servizio offerto.
Alessandro Bianco, segretario generale Filt-Cgil Sardegna
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La metropolitana leggera di Sassari | 1. È ormai evidente che l’assenza di risorse certe, messe a disposizione dalla Regione e dal Governo centrale per il funzionamento dei servizi di trasporto pubblico locale, impedisce alle Province, ma anche alla Regione, di effettuare le gare per l’assegnazione dei servizi, così come previsto dalla legge 422 e pertanto tali servizi continueranno a essere gestiti direttamente dalla Regione attraverso l’Arst spa e l’Arst Gestioni Fds srl, che ormai sono un’unica Azienda. Il Sindacato è ormai da anni impegnato in una lunga vertenza col Governo nazionale per aumentare gli stanziamenti per sostenere e implementare il Trasporto collettivo. Purtroppo a tutt’oggi dobbiamo constatare che il Trasporto pubblico è ridotto al trasporto dei meno abbienti: studenti e pensionati.
2. Il fondo non viene attivato sempre per le solite ragioni: non vi sono risorse e la programmazione dei servizi avviene non in base alle esigenze di trasporto ma unicamente in base ai fondi stanziati da Regione e Governo nazionale.
3. In una regione come la nostra, con otto Province, dove sono sempre meno i cittadini che ne riconoscono la loro utilità, con una popolazione di 1.600.000 abitanti, di cui 1/3 risiede nel Campidano di Cagliari, il passaggio delle competenze alle Province significherebbe solamente un aumento dei costi indiretti a discapito dei servizi erogati alla cittadinanza. Bene hanno fatto le Province a predisporre i propri Piani provinciali di trasporto stabilendo i servizi minimi da garantire nei loro territori eseguiti dall’Azienda regionale Trasporto e quindi dalla Regione Sardegna. In conclusione, possiamo affermare che nella nostra Regione così come nella penisola il Trasporto pubblico locale ha necessità di risorse certe. I Governi locali e quelli centrali devono riappropriarsi del ruolo programmatorio lasciato per troppo tempo nelle mani delle aziende di trasporto urbano, extraurbano ma anche marittimo, ferroviario e aereo.
Giampaolo Corona, segretario generale Filt-Cisl Sardegna
1. Le responsabilità non stanno mai tutte da una parte. Intanto continua ineluttabile la storia del passato caratterizzata nel settore da una ingente quantità di studi e piani regionali dei trasporti che non hanno trovato applicazione nella nostra regione, ma sembrano essere stati funzionali solo per i committenti, per i redattori e per i successivi aggiornamenti. Non vivendo un momento “alto” della politica ritengo sia preminente da una parte la considerazione che trasferire le competenze comporti perdita di potere per la classe politica e per tutto l’apparato burocratico e, dall’altra, mancanza di determinazione nel rivendicarne le competenze anche per le comprensibili difficoltà a doversi misurare con problemi aggiuntivi in assenza di risorse certe.
2. La mancata applicazione è in parte spiegabile col fatto che il decreto legislativo 422 è diventato operativo da noi con oltre un lustro di ritardo, con una struttura ingessata e con l’esigenza di una razionalizzazione degli assetti resi saturi da una miriade di concessioni date a pioggia ai privati, alcune di dubbia utilità. Il cambio di governo alla Regione non ne ha facilitato il processo e l’iter programmatico (penso, soprattutto, alle scelte delle infrastrutture, alla definizione delle competenze dei diversi ambiti istituzionali, alla costruzione di modelli uniformi per la loro applicazione, alle risorse di competenza governativa ed a quelle aggiuntive regionali).
3. In teoria, i bisogni della gente possono essere meglio rappresentati dalle Province. Il rischio è che il clientelismo non prevalga sulle opportunità e che il potere contrattuale tra Province forti e deboli non alimenti sperequazioni nel sistema.
Pierfranco Meloni, segretario generale Uil Trasporti Sardegna
1. Approvata fuori tempo massimo grazie all’incapacità e all’inerzia della politica regionale, la legge regionale rappresenta oggi uno strumento di programmazione obsoleto e superato comunque dalle nuove disposizioni nazionali e comunitarie che, a fatica e con non poca confusione, cercano di mettere ordine in un settore da sempre segnato dagli sprechi e dalle inefficienze. A quasi cinque anni dalla sua approvazione, la legge 21 ha prodotto risultati irrilevanti e il Trasporto pubblico locale in Sardegna continua a essere mediocre e incapace di rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei sardi che rivendicano il diritto a un trasporto pubblico di qualità. Appare tradito, oggi, lo spirito della 422-Bassanini che si poneva come obbiettivo primario l’esigenza di riformare profondamente il settore attraverso il trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni e quindi alle Province, le quali, purtroppo, fino a oggi hanno dovuto rinunciare al loro ruolo di programmazione del Trasporto pubblico locale, grazie all’egoismo di una Regione sempre più matrigna che ha preferito invece accentrare tutte le competenze in materia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un trasporto di bassa qualità, mediocre e insufficiente soprattutto nelle zone più deboli e che continua a costare abbastanza al contribuente.
2. Per le stesse ragioni sopraesposte, oggi non vi è alcun interesse della politica a creare il Fondo regionale dei Trasporti, che rappresenterebbe un ostacolo e un impedimento a una maggiore libertà e discrezionalità nella gestione delle risorse finanziarie da destinare al settore.
3. Trasferire le competenze sul Tpl alle Provincie sarebbe stato fondamentale oltreché virtuoso in un processo democratico di riforma strutturale del Trasporto locale. Le Province sarebbero state protagoniste nelle scelte economiche del territorio utilizzando i trasporti come leva di sviluppo. Invece, si è preferito non coinvolgerle scaricando per giunta su di esse i costi insostenibili e le pesanti diseconomie esistenti oggi nel sistema dei trasporti. Per queste ragioni la Uil-Trasporti auspica un veloce intervento legislativo regionale che, superando le contraddizioni della Legge 21, consenta di pervenire rapidamente a una nuova legge del Trasporto locale in Sardegna che renda giustizia e dignità alle Province e crei le necessarie condizioni per un effettivo rilancio del settore che deve poter realizzare un reale trasporto di qualità nell’isola.
Adriano Cabigiosu, segretario generale Ugl Trasporti Sardegna
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Treni per il trasporto dei pendolari in sosta nella stazione di Cagliari | Le tre domande trovano un’unica risposta nel Regolamento europeo n. 1370 del 23 ottobre 2007. Le disposizioni relative al servizio di trasporto pubblico locale, recate dal menzionato decreto legislativo 422/1997, sono state emanate allorché era in vigore il regolamento n. 1.191/69 (modificato. con il regolamento 893/91) ora abrogato dal regolamento n. 1.370/07 (che ha, altresì, abrogato il regolamento Cee n. 1.107/70. Va precisato che la Commissione europea nella proposta del nuovo regolamento poneva come punto fondamentale dello sviluppo del Tpl la concorrenza per la fornitura di trasporti pubblici. Pertanto, nella proposta la Commissione prevedeva che i contratti di servizio pubblico dovevano essere “aggiudicati mediante gara pubblica” per una “durata non superiore a cinque anni”. L’aggiudicazione “diretta” non era esclusa, ma era relegata a casi eccezionali. Molte Regioni hanno dato attuazione alla 422/97 prima dell’entrata in vigore del Regolamento europeo n. 1.370, mentre la Sardegna ha attivato tale processo con la precedente Giunta regionale con la 422/97. A tutt’oggi, non essendo ancora chiuso il processo dell’unificazione dell’Azienda unica regionale, a causa della presenza dell’Arst Gestione FdS srl, ex Gestione governativa, la nuova Giunta si trova a gestire quanto precedentemente iniziato sotto la nuova regolamentazione europea n. 1.370 del 23 ottobre 2007. Il nuovo sistema di affidamento del servizio di trasporto pubblico di passeggeri, introdotto con il regolamento n. 1.370/07, si può così riassumere: l’“autorità competente” sceglie l’“operatore” al quale affidare, mediante un contratto di servizio pubblico, la fornitura e la gestione dei servizi di trasporto pubblico di passeggeri sottoposti ad obblighi di servizio pubblico. L’“autorità competente” è un’amministrazione pubblica o un gruppo di amministrazioni pubbliche di uno Stato membro o di Stati membri, che ha il potere di intervenire in una zona geografica determinata, o qualsiasi altro organismo investito di tale potere. L’autorità competente può anche essere a “livello locale” se la zona di competenza geografica non è estesa al territorio nazionale. L’attuale Giunta, con le delibere n. 9/16 del 2/3/2010 e n. 12/21 del 25/3/2010, consolida il percorso iniziato dalla precedente legislatura regionale creando una spa regionale con un sistema di trasporto integrato di tipo ferroviario, che sicuramente diventerà un servizio tranviario suburbano, un servizio tranviario urbano e un sistema di trasporto su autobus provinciale e regionale.(1) Pur regolarmente interpellati non hanno risposto alle nostre domande: l’assessore ai Trasporti della Regione Sardegna, Liliana Lorettu; il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici; il presidente della Provincia del Medio Campidano, Fulvio Tocco; il presidente di Unioncamere regionale, Gavino Sini.
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