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Cosa è rimasto della New economy?

 

È in distribuzione presso le migliori librerie il nuovo numero di «Nuntium», la rivista culturale della pontificia Università lateranense. «Nuntium» è un quadrimestrale monografico, che affronta temi di attualità mettendo a confronto esperti internazionali e fornendo così un qualificato contributo ai dibattiti in corso.

“New economy dopo il boom” è il tema che Nuntium vuole affrontare nel Dossier del numero 14 . Qualche tempo fa, infatti, in modo improvviso e radicale, ci fu l’esplosione del fenomeno new economy che fece apparire “vecchia” tutta l’organizzazione sociale ed economica del mondo. Basta con la civiltà delle macchine, basta con l’industria tradizionale, basta con un lavoro regolamentato ed inquadrato. Era arrivato il tempo della creatività, dei beni immateriali, del commercio pulito. Le Borse di tutto il mondo ci credevano e premiavano (come mai avevano fatto con la old economy): democrazia della conoscenza e democrazia finanziaria sembravano poter finalmente andare di pari passo.

Poi, altrettanto improvvisamente, l’incantesimo si è spezzato: in Borsa la new economy ha conosciuto dei rovesci paurosi, la capacità di creare il “nuovo modo di lavorare” così come nuovi posti di lavoro si è fortemente ridimensionata, vecchi poteri sono rimasti inalterati e in molti casi sono anzi riusciti a giovarsi delle novità senza minimamente entrare in crisi.

Oggi si parla meno di new economy e molto più di net economy, oppure di e-economy. E cioè sembra che si debba ammettere che in realtà non ci sia stata alcuna rivoluzione e che siano state deposte le ambizioni di palingenesi; alla fine sono stati “soltanto” scoperti nuovi redditizi mercati e nuovi più comodi sistemi di commerciare.

Ma è davvero così? Cosa ha veramente mutato la new economy? Cosa resta di quella travolgente spinta al cambiamento? Quali problemi ha risolto e quali no?

Nel tentativo di rispondere alle domande che riguardano lo scenario di fondo, il Dossier si articola secondo vari filoni di riflessione, su cui intervengono grandi nomi di settore, tra i quali: il cardinale Ngueyn Van Thuan, Roberto Colaninno, Savino Pezzotta, Sergio Cofferati, Luigi Angeletti, Cesare Romiti, Antonuio D’Amato, Jeremy Rifkin, Giorgio Cittadini, Gianni Bedogni, Gianni Manzone, Giuseppe De Rita, Luigi Abete, Sergio Ricossa, Giulio Tremonti, Michel Camdessus.