«I piccoli comuni non si toccano». Lo ha dichiarato il Presidente della Regione Sardegna intervenendo a proposito della possibilità di “cancellazione” dei comuni minori, prevista nella manovra finanziaria recentemente elaborata dal Consiglio dei Ministri. «Non è pensabile – ha aggiunto il Governatore – cancellare enti in cui il cittadino si identifica pienamente, che rappresentano l'identità e la storia delle comunità locali che hanno le proprie radici nel territorio e che per il territorio sono una salvaguardia ed un riferimento. Questi enti, tenuto conto degli irrisori costi di gestione che potrebbero essere ulteriormente ottimizzati anche attraverso una diversa configurazione degli organi assembleari ed esecutivi, non possono essere certo identificati come le centrali dello sperpero e il vero costo della politica; si deve invece compiere un processo che, attraverso il taglio delle province e l’eliminazione degli sprechi a tutti i livelli istituzionali, a partire da quelli più alti, restituisca il ruolo centrale a quelli che sono i primi protagonisti del governo del territorio». «La razionalizzazione delle spese – ha proseguito il Presidente – deve diventare uno strumento di fortificazione della partecipazione popolare e non certo una minaccia ed un peso per la rappresentanza dei cittadini che sempre di più sentono lontana la politica del palazzo, mentre chiedono di partecipare con responsabilità alle scelte legate alla gestione del proprio territorio e della propria realtà locale. Dobbiamo tagliare le province e i rami secchi, gli sprechi negli organismi pletorici e inefficienti, non le radici della democrazia. La Sardegna – ha concluso Cappellacci – eserciterà le proprie prerogative autonomistiche e definirà, con scelte proprie, un sistema delle autonomie locali che tenga conto delle esigenze territoriali, delle identità, delle tradizioni e della cultura del popolo sardo».
|