Dieci anni fa, nel 2000, l’Unione europea varava la strategia di Lisbona con l’obiettivo di fare dell’Europa l’area più innovativa del mondo e di realizzare la piena occupazione nel 2010. A distanza di dieci anni, dobbiamo constatare che nessuno di questi traguardi è stato raggiunto e che anzi l’economia europea è tuttora in forte declino, con sette milioni di nuovi disoccupati fatti registrare nel 2009, per un totale di 23 milioni di persone senza lavoro, e con una crescita quasi zero rispetto a paesi emergenti quali Cina, India e Brasile. Secondo le stime rese note in gennaio nel World Economic Outlook dal Fondo monetario internazionale (Fmi), l’economia mondiale crescerà mediamente del 3,9% nel 2010 e del 4,3 % nel 2011. Sarà ancora la Cina a trainare l’economia globale. L’economia cinese tornerà infatti quest’anno ad una crescita a due cifre, avanzando ad un tasso del 10%, un punto percentuale in più rispetto alle stime ufficiali di ottobre 2009. Sempre nel 2010, tra le principali economie mondiali, l’India segnerà una crescita del 7,7%, la Russia crescerà del 3,6%, il Canada del 2,6%, gli Usa del 2,7%. Mentre, nell’Eurozona, il Regno Unito registrerà una crescita dell’1,3%, la Germania dell’1,5%, la Francia dell’1,4%, l’Italia dell’1% (lo 0,8% in più rispetto alle ultime previsioni ufficiali). Peggio dell’Italia dovrebbe fare la Spagna, la cui economia arretrerà anche quest’anno (-0,6%) per poi riprendersi lievemente nel 2011 (+ 0,9%). Insomma, la strategia di Lisbona, elaborata per rilanciare crescita ed occupazione in Europa, ha sinora evidenziato tutti i suoi limiti.
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La strategia Europa 2020
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José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea | Proprio per uscire dalla crisi e preparare l’economia dell’Ue ad affrontare le sfide del prossimo decennio, la Commissione europea ha presentato nel marzo scorso la strategia Europa 2020, individuando, in questo progetto, tre motori di crescita, da mettere in atto mediante azioni concrete a livello europeo e nazionale: una crescita intelligente, promuovendo la conoscenza, l’innovazione, l’istruzione e la società digitale; una crescita sostenibile, rendendo la nostra produzione più efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse, rilanciando nel contempo la nostra competitività; una crescita inclusiva, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro, l’acquisizione di competenze e la lotta alla povertà. Questa battaglia per la crescita e l’occupazione richiede un coinvolgimento al massimo livello politico e la mobilitazione di tutte le parti interessate in Europa. La strategia Europa 2020 propone cinque obiettivi che l’Unione dovrebbe raggiungere entro il 2020 e in base ai quali saranno valutati i progressi compiuti. «Europa 2020 – ha commentato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso – illustra le misure che dobbiamo adottare ora e in futuro per rilanciare l’economia dell’Ue. La crisi ha messo in luce questioni fondamentali e tendenze non sostenibili che non possiamo più ignorare. Il disavanzo di crescita dell’Europa sta compromettendo il nostro futuro. Dobbiamo agire con decisione per ovviare alle nostre carenze e sfruttare i nostri numerosi punti di forza. Dobbiamo costruire un nuovo modello economico basato su conoscenza, basse emissioni di carbonio e alti livelli di occupazione. Questa battaglia – ha concluso il presidente Barroso – impone di mobilitare tutte le forze presenti in Europa». Il Piano elaborato dalla Commissione – si legge nel documento – deve trarre insegnamenti dalla crisi economica e finanziaria mondiale. Le economie dell’Ue sono strettamente legate tra di loro. Nessuno Stato membro può affrontare efficacemente le sfide mondiali se agisce da solo. Da qui lo slogan: “Insieme siamo più forti”. Ciò significa che per superare con successo la crisi l’Unione europea ha bisogno di uno stretto coordinamento delle politiche economiche, altrimenti potrebbe andare incontro a un “decennio perso” caratterizzato da un relativo declino, da una crescita definitivamente compromessa e da livelli di disoccupazione strutturalmente elevati. Come abbiamo detto, la strategia Europa 2020 propone un progetto per l’economia sociale di mercato europea nel prossimo decennio, sulla base di tre settori prioritari strettamente connessi che si rafforzano a vicenda: crescita intelligente, attraverso lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; crescita sostenibile, attraverso la promozione di un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo dell’impiego delle risorse e competitiva; crescita inclusiva, attraverso la promozione di un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. I progressi verso la realizzazione di questi obiettivi saranno valutati sulla base di cinque traguardi principali rappresentativi a livello di Ue, che gli Stati membri saranno invitati a tradurre in obiettivi nazionali definiti in funzione delle rispettive situazioni di partenza:
– il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro (gli ultimi dati Eurostat diffusi il 21 gennaio 2010 e riferiti al 2008, quindi precedenti rispetto all’aggravarsi della crisi economica, segnalavano che il tasso di occupazione aveva raggiunto il 65,9% nell’Ue/ 27 ed il 66% nell’Eurozona);
– sviluppare la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3% del Pil i livelli d’investimento pubblico e privato combinati in tale settore (secondo le ultime rilevazioni Eurostat, la somma complessiva di Pil investita nell’UE/27 nel settore ricerca e sviluppo tecnologico ammonta a circa 229 miliardi, pari, in termini percentuali, all’1,85% del Pil, mentre in Italia l’ultimo dato in termini percentuali è pari all’1,13%);
– i traguardi “20/20/20” in materia di clima-energia devono essere raggiunti;
– il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% (le ultime rilevazioni Eurostat registrano un tasso di dispersione scolastica dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni del 14,9% nell’Ue-27, del 16,5% nell’Eurozona, del 19,7% in Italia, dell’11,8% in Francia e in Germania, del 17% nel Regno Unito, del 31, 9% in Spagna) e almeno il 40% dei giovani deve avere una laurea o un diploma (attualmente sono solo il 31%);
– 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio povertà (il che equivale a ridurre del 25% l’attuale tasso di povertà).
Per raggiungere questi traguardi, la Commissione propone un programma Europa 2020 che consiste in una serie di “iniziative faro”:
– l’Unione dell’innovazione: riorientare la politica in materia di Ricerca e Sviluppo (R&S) e Innovazione in funzione delle sfide principali, colmando al tempo stesso il divario tra scienza e mercato per trasformare le invenzioni in prodotti. Il brevetto comunitario, ad esempio, potrebbe far risparmiare alle imprese 289 milioni di euro l’anno;
– Gioventù in movimento: migliorare la qualità e l’attrattiva internazionale degli istituti europei di insegnamento superiore promuovendo la mobilità di studenti e giovani professionisti. Per fare un esempio concreto, i posti vacanti in tutti gli Stati membri devono essere più accessibili in tutta Europa e le qualifiche e l’esperienza professionali devono essere debitamente riconosciute;
– un’agenda europea del digitale: trarre vantaggi socioeconomici sostenibili da un mercato unico del digitale basato sull’Internet superveloce. Nel 2013 tutti gli europei dovrebbero avere accesso all’Internet ad alta velocità;
– un’Europa efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse: favorire la transizione verso un’economia basata su un impiego efficiente delle risorse e a basse emissioni di carbonio. L’Europa non deve perdere di vista i suoi traguardi per il 2020 in termini di produzione di energia, efficienza energetica e consumo di energia. Ciò ridurrebbe di 60 miliardi di euro le importazioni di petrolio e di gas entro il 2020;
– una politica industriale per una crescita verde: aiutare la base industriale dell’Ue ad essere competitiva nel mondo post-crisi, promuovere l’imprenditoria e sviluppare nuove competenze. Questo creerebbe milioni di nuovi posti di lavoro;
– un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro: porre le basi della modernizzazione dei mercati del lavoro per aumentare i livelli di occupazione e garantire la sostenibilità dei nostri modelli sociali a mano a mano che i figli del baby boom andranno in pensione;
– una piattaforma europea contro la povertà: garantire coesione economica, sociale e territoriale aiutando i poveri e le persone socialmente escluse e consentendo loro di svolgere un ruolo attivo nella società.
Realizzare queste iniziative è una priorità comune, che richiederà interventi a tutti i livelli: organizzazioni dell’Ue, Stati membri, autorità locali e regionali. La natura ambiziosa di Europa 2020 presuppone un livello più elevato di leadership e di responsabilità. La Commissione invita i capi di Stato e di governo a far propria questa nuova strategia e ad approvarla in occasione del Consiglio europeo di primavera. Occorre inoltre potenziare il ruolo del Parlamento europeo. I metodi di governance saranno rafforzati affinché gli impegni vengano tradotti in azioni concrete in loco. La Commissione monitorerà i progressi. Le relazioni e le valutazioni nell’ambito di Europa 2020 e del patto di stabilità e crescita saranno elaborate contemporaneamente (pur rimanendo strumenti distinti) per migliorare la coerenza. Secondo la Direzione generale Affari economici della Commissione, da qui a dieci anni l’Unione si ritroverà davanti a tre possibili scenari:
– ripresa sostenibile: pieno ritorno alla situazione antecedente al 2007, anno della crisi;
– ripresa fiacca: perdita di ricchezza, situazione deteriorata;
– dieci anni andati in fumo: perdita permanente di ricchezza e possibilità di futura crescita.
La possibilità di raggiungere il primo scenario è legata alla capacità dell’Ue di attuare in tutti i paesi membri le riforme strutturali integrate necessarie, prima fra tutte quella fiscale, senza intaccare eccessivamente il budget comunitario.
Le valutazioni del Piano
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Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, responsabile dell'Industria | Le valutazioni del Piano presentato dalla Commissione da parte del mondo politico ed economico sono state sinora per lo più positive. «Insieme siamo più forti: Europa 2020 illustra le misure che dobbiamo adottare ora e in futuro per rilanciare l’economia dell’Ue – ha dichiarato il presidente Barroso –. Per superare con successo la crisi abbiamo bisogno di uno stretto coordinamento delle politiche economiche, altrimenti potremmo andare incontro a un decennio perso, caratterizzato da un relativo declino, da una crescita definitivamente compromessa e da livelli di disoccupazione strutturalmente elevati». Secondo Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione e responsabile dell’Industria, «la strategia Europa 2020 è un segnale politico forte che riguarda da vicino anche l’Italia e che dimostra la volontà politica di un governo dell’economia, che ci consentirà di andare verso una nuova stagione e permetterà ai cittadini europei di vivere in modo migliore». È critica invece nei confronti del Piano comunitario la posizione del presidente del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (Ccre), Michael Häupl. «Al di là dei fattori di crescita economica, le politiche europee – ha dichiarato Häupl nel corso di una sua recente visita a Bruxelles – devono tener conto del “vivere meglio” dei cittadini europei. La politica di coesione dovrebbe comprendere un più ampio ventaglio di criteri di orientamento e valutazione al fine di completare gli indicatori tradizionali basati sul Pil. La nuova strategia Europa 2020 manca di visione poiché comprende unicamente iniziative ed azioni tecniche. L’Europa ha bisogno di una strategia che indichi chiaramente la direzione verso lo sviluppo sostenibile, l’innovazione, la ricerca, la creatività. La strategia non è ambiziosa. In passato, la Commissione europea era il motore della Comunità. La nuova Commissione non svolge effettivamente il suo ruolo ed il Ccre – ha concluso – teme che i governi nazionali abbiano il predominio nella definizione dell’agenda comunitaria». A parere del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la cosiddetta strategia “Europa 2020” – nuova edizione della “Strategia di Lisbona” che nel 2000 aveva fissato l’obiettivo, mancato, di fare dell’Ue, entro quest’anno, l’economia più competitiva del mondo – «è un documento interessante, ma dovrebbe essere coordinato con la struttura della “exit strategy” dalla crisi». Per il Ministro, che ha parlato alla stampa a Bruxelles a margine del Consiglio Ecofin, «deve essere chiaro che la Commissione non può da un lato chiederci di ridurre la spesa e dall’altro di spendere. Bisogna che coordini l’impulso a ridurre il deficit con quello a spendere per gli obiettivi della strategia, considerando che siamo ancora in una fase critica». La strategia Europa 2020, proposta dalla Commissione europea, stabilisce degli obiettivi da raggiungere nei prossimi dieci anni, in termini, ad esempio, di ricerca, istruzione, ambiente e anche coesione sociale. Gli obiettivi, tuttavia, ha ricordato Tremonti, «sono ancora in fase di elaborazione». E quanto ai progetti che verranno promossi, ha concluso il ministro dell’Economia, «noi vorremmo che fossero il più possibile europei».
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Il presidente di Confindutria Emma Marcegaglia | Infine, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha così commentato il nuovo Piano europeo: «Con Europa 2020, la politica industriale e la promozione del tessuto produttivo europeo riconquistano finalmente un ruolo di primo piano nella strategia economica della Commissione, anche grazie al prezioso contributo del vicepresidente e commissario all’Industria, Antonio Tajani. Il mondo delle imprese condivide in larga misura l’approccio della Commissione e per questo auspica che il Consiglio e il Parlamento europeo lo recepiscano cogliendone il potenziale innovativo». «Confindustria – ha concluso la presidente Marcegaglia – seguirà da vicino le prossime tappe nella definizione della strategia e, soprattutto, la successiva fase di attuazione delle sette iniziative tematiche, in particolare quelle sulla politica industriale, sull’innovazione, l’agenda digitale e l’energia».
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