Un “Parlamento diffuso” al posto del Senato delle Regioni. È la proposta avanzata dal vicepresidente del Consiglio regionale Michele Cossa, a Torino, alla presentazione del Rapporto 2009 sulla legislazione tra Stato Regioni e Unione europea. «È inutile – ha detto il vicepresidente del Consiglio – una seconda Camera quando ci sono venti parlamenti regionali che sarebbero perfettamente in grado di svolgere queste funzioni. Aboliamo, quindi, l’assemblea di Palazzo Madama e attribuiamo le competenze sulle materie di interesse dei territori a una “Camera diffusa” costituita dai Consigli regionali». La proposta, che rivoluzionerebbe l’attuale architettura costituzionale, è stata accolta con attenzione dagli altri rappresentanti delle regioni. Sarebbe un deciso cambiamento di rotta rispetto alle attuali politiche nazionali che non hanno le stesse ricadute in tutti i territori. «La Sardegna – ha sottolineato Cossa – è penalizzata due volte. Prima di tutto perché è un’isola e poi per il fatto che gli interventi non possono avere una dimensione sovraregionale. Le singole politiche, infatti, sono fortemente condizionate da una serie di elementi centralistici che spesso prevalgono sull’esigenza di “avere politiche diverse per realtà diverse”». Le politiche nazionali ed europee devono avere, quindi, non solo una dimensione regionale ma devono tener conto anche della specificità insulare della nostra terra. Insomma, in un’Europa “delle Regioni” si deve guardare alla “territorializzazione della legislazione” per rendere le norme adatte al territorio in cui si applicano. Le politiche nazionali devono essere “calibrate” alle esigenze di una Regione come la nostra che, per le sue peculiarità e per il suo isolamento geografico, rischia di restare in secondo piano rispetto alle altre della penisola. Per esempio, in materia di infrastrutture o di energia investire in Sardegna vuol dire investire in un territorio isolato non collegato ad altre regioni. Questo comporta che, spesso, quando si decidono interventi infrastrutturali altre regioni meno isolate siano privilegiate. Quindi, è necessario che il Parlamento sappia sempre più rappresentare ed esprimere le specificità dei propri territori anche nelle decisioni finanziarie e contabili.
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