Quasi 380 milioni di abitanti, 15 stati membri, un grande mercato, una politica monetaria e l’euro, moneta unica di 12 stati membri a partire dal 2002, un nucleo di diritti fondamentali e di politiche sociali, la libertà di circolazione di lavoro, una politica di solidarietà verso le sue regioni meno favorite, uno spazio di giustizia che si sta formando, una politica estera, di sicurezza e di difesa, in via di sviluppo, il rispetto delle diversità, culturali e politiche: l’Unione europea, oggi, è tutto questo.
La sua ragione d’essere è la creazione di uno spazio di pace, libertà e benessere; il suo principio conduttore è di fare insieme ciò che consente di realizzare economie di scala.
L’Europa comunitaria non ha mai voluto essere un club esclusivo, un club di ricchi. Fin dalla sua costituzione ha manifestato l’intenzione di ingrandirsi, aprendosi anche a paesi meno prosperi. Ciò non ha impedito a tutti gli Stati membri di ottenere benefici dai successivi ampliamenti.
Oggi sono 13 i paesi che bussano alla porta della Comunità europea: 10 paesi dell’Europa centrale ed orientale – Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Repubblica ceca – e tre paesi del bacino del Mediterraneo – Cipro, Malta e Turchia. Con i primi dodici paesi i negoziati sono iniziati, mentre è stata riconosciuta la vocazione della Turchia a divenire un giorno membro dell’Unione europea.
L’Unione è disposta ad accogliere tutti i paesi candidati, a condizione che rispettino una serie di condizioni politiche ed economiche. Il processo negoziale è complesso: sono in gioco, infatti, principi riguardanti i diritti dell’uomo e la democrazia, ma anche gli interessi economici. I problemi di coesione economica devono essere trattati con rigore. I paesi candidati devono accettare e applicare le leggi e il diritto europeo, ciò che viene denominato l’acquis.
Quali sono le prospettive? In primo luogo, esse sono politiche nel senso più ampio del termine: creare uno spazio europeo di libertà e di pace. Unire, riconciliare e stabilizzare un’Europa per lungo tempo separata e divisa. Vi sono poi prospettive economiche: potenzialmente un mercato di 500 milioni di consumatori, sostenuto da un’unione economica e monetaria, avrà un maggior peso sui mercati mondiali e in seno all’organizzazione economica mondiale.
Il quinto ampliamento dell’Unione rappresenterà quindi un passo decisivo. Come è stato detto nel corso di un dibattito parlamentare, esso è «moralmente auspicabile, strategicamente necessario e politicamente realizzabile».
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Per la realizzazione di questo numero monografico sull’Allargamento dell’Unione europea ci siamo avvalsi dei contributi dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo, della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, della Direzione della rivista Dossier Europa, che in questa sede vogliamo ringraziare.