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Per il commercio una boccata di ossigeno

Una nuova legge per il commercio

Indice per argomento 1985-2002 del bimestrale di informazione economica "Sardegna industriale"

 

Per il commercio una boccata di ossigeno

 

L'assessore regionale del Turismo, Commercio e Artigianato, Roberto Frongia
L'assessore regionale del Turismo, Commercio e Artigianato, Roberto Frongia
La crisi c’è e si vede, ma soprattutto si sente. Come un’auto con due ruote bucate, che tira da una parte all’altra della strada, arranca e sbanda ed è difficile tenerla in carreggiata. Questa la situazione, al momento, del settore commerciale in Sardegna. Un settore in difficoltà pesante, per il quale occorrono interventi urgenti per sottrarlo alla crisi cronica. Gli ultimi cinque-sei anni sono stati disastrosi: aziende costrette a chiudere, deficit che si accumulano, concorrenza spietata dei grandi verso i piccoli. Servono massicce dosi di “ricostituente” per rinfrancare il malato, che ha mostrato ultimamente, è vero, qualche segno di miglioramento, ma che da solo difficilmente può farcela.

In soccorso è finalmente arrivata la Regione, con una nuova legge appositamente studiata per sostenere il comparto. Approvato il 9 maggio scorso all’unanimità dal Consiglio regionale, il provvedimento, fra i pochi esistenti a favore del settore del commercio e voluto fortemente dall’assessore regionale al Turismo, Artigianato e Commercio, Roberto Frongia, prevede a favore delle attività commerciali piccole e medie interventi in conto capitale, in conto interessi e per canoni di leasing.

«Una legge particolarmente importante ed urgente – è stata definita dall’assessore Frongia, nel corso della discussione del provvedimento in Consiglio regionale –, perché la grave crisi che avvolge il settore richiede interventi urgenti soprattutto per le piccole e medie imprese, che sono senza sostegno nella competizione con i grossi centri commerciali, e la cui situazione è resa ancora più critica a causa della deficitaria legislazione regionale».

Dello stesso parere si era detto anche il presidente della Commissione Industria e Commercio dell’Assemblea regionale, Nicola Rassu: «L’assenza di una normativa di incentivazione ha acuito ancor di più la già grave crisi».

«Si tratta di una legge particolarmente importante – ha successivamente dichiarato il responsabile di settore della Giunta – che tra l’altro introduce per la prima volta il sistema degli incentivi a fondo perduto nel settore della distribuzione». Ed è forse la Sardegna, l’unica regione in Italia ad aver introdotto questo principio.

«Sicuramente – ha affermato ancora Frongia – l’introduzione della nuova normativa può consentire alle piccole e medie imprese commerciali di ammodernare e razionalizzare la propria attività». Ciò consentirebbe loro infatti di dare efficienza e competitività sul mercato anche di fronte alla forte e talvolta epica concorrenza contro i grossi centri commerciali multinazionali.

Ma non si tratta ancora di una disciplina generale, di un atto definitivo. È soltanto, dicono in molti, solamente un “antidolorifico”, mentre si resta in attesa di un provvedimento che rimetta definitivamente ordine, razionalizzandolo, nell’intero settore. Su questo l’Assessore ha precisato che sul disegno di legge per una disciplina generale di settore in carico alla commissione competente la Giunta presenterà un emendamento di peso per migliorarne la struttura del provvedimento a seguito della riforma nazionale del settore. «Sarà presentato un emendamento – ha spiegato Frongia – per evitare ulteriori perdite di tempo che deriverebbero dalla necessità di riavviare un intero iter legislativo con un disegno di legge interamente nuovo».

Infine, per quanto riguarda la copertura finanziaria, su cui si era a lungo soffermata la discussione in aula consiliare, Frongia ha ricordato «l’impegno assunto dalla Giunta ad aggiornare eventualmente la copertura finanziaria esistente, accogliendo così l’ordine del giorno unitario del Consiglio su questa materia», ed ha sottolineato che sarà comunque «necessario monitorare l’applicazione della legge nei primi mesi, per verificare l’andamento delle domande e dei relativi oneri».

Che la situazione non sia delle più rosee lo testimoniano i dati forniti dall’assessore Frongia. Dal 1995 e fino a tutto il 1999, il numero degli esercizi commerciali era pesantemente calato dagli oltre 38 mila a meno di 37.500 unità. Soltanto nel 2000 vi è stata una lieve ripresa che sembra proseguire (ma molto lenta) anche per tutto il 2001. A fine dello scorso anno, secondo dati della Confcommercio regionale, il numero delle imprese attive aveva in buona parte recuperato il livello di sei anni prima, superando le 39 mila unità.

«È proprio in questa fase – sottolineava ancora la relazione dell’assessore Frongia che accompagnava il disegno di legge in Consiglio regionale – che la Regione è chiamata a intervenire per dare nuovo impulso e per sostenere questo processo di crescita. In tale ottica rientra la nuova legge che non si limita a prevedere interventi ristretti e limitati a determinate categorie di operatori commerciali, bensì si rivolge ad un ampio ventaglio di beneficiari e ad una grande varietà di iniziative».

 Positivo anche il giudizio della Confcommercio. «Attendevamo questa legge da tre anni – ha affermato Gavino Sini, vice presidente dell’Unione regionale Confcommercio – è stato un lungo parto, ma anche se dopo tanto tempo ora rappresenta un fatto importante per l’intero settore».

Il rappresentante dei commercianti sardi ha spiegato a questo riguardo che il provvedimento del Consiglio regionale raggiunge un obiettivo importante che rappresenta anche una pietra miliare nella storia del commercio, il fatto che, ha detto Sini, «la legge attribuisce al settore della distribuzione pari dignità rispetto agli altri settori produttivi. Infatti, l’aver introdotto i contributi in conto capitale pone il commercio sullo stesso piano dell’industria, dell’artigianato e dell’agricoltura».

Pur considerando che la legge si rivolge alle sole piccole e medie imprese, quelle cioè che hanno meno di 15 dipendenti, per Gavino Sini, tuttavia, «incassiamo una legge importantissima, perchè finalmente l’intero Consiglio regionale con questo provvedimento esprime il pieno riconoscimento del settore commerciale al pari degli altri comparti».

Secondo il rappresentante della Confcommercio, non ci devono essere «locomotive e vagoni al traino, ma il sistema economico deve essere considerato come un tutto omogeneo con le tre componenti essenziali sullo stesso piano: imprese, mondo del lavoro e consumatori ed il suo sviluppo va affrontato in modo omogeneo».

Riferendosi infine alla questione della disciplina generale del comparto ed al recepimento della legge Bersani, Sini ha ricordato la ormai avvenuta modifica del titolo quinto della costituzione e l’attribuzione di nuovi poteri alle Regioni affermando che i ritardi scontati finora dalla Regione Sardegna potrebbero addirittura favorire la stesura di una legislazione totalmente innovativa anche rispetto alla legge Bersani.

Composto da nove articoli, il provvedimento di legge recentemente approvato (di cui riportiamo il testo integrale nelle successive pagine) si presenta abbastanza snello per una rapida operatività. Innanzitutto si prefigge lo scopo di contribuire a modernizzare e rendere più efficiente la rete distributiva commerciale, e per fare ciò «stimolerà la ristrutturazione, l’ammodernamento e la riqualificazione» delle aziende anche attraverso la promozione «l’introduzione e l’uso del commercio elettronico».

Le agevolazioni consisteranno in contributi in conto capitale fino ad un massimo del 40 per cento, contributi in conto interessi pari a due terzi del tasso di riferimento, ed infine in contributi sui canoni di leasing. Queste agevolazioni andranno a favore del commercio al dettaglio, sia fisso che ambulante, ed anche al settore dell’ingrosso; a favore dei «servizi ausiliari al commercio», e anche alle imprese commerciali che «somministrano al pubblico bevande e alimenti». Un’importante innovazione è rappresentata dal fatto che le agevolazioni concernono anche il sottosettore del commercio elettronico, e cioè il commercio al dettaglio di beni e servizi per via elettronica.

C’è tuttavia un limite importante: possono beneficiare dei contributi le imprese che non abbiano più di 15 dipendenti, operino in Sardegna e limitino all’isola l’intero complesso dei loro investimenti. L’intero settore della grande distribuzione è pertanto esclusa dai benefici previsti dalla nuova normativa.

Una parte importante della legge riguarda i programmi di spesa ammessi alle agevolazioni. In primo luogo sono previsti «la costruzione, l’ammodernamento e la ristrutturazione, oltre alla trasformazione, all’ampliamento ed all’acquisizione degli immobili». Ad esse si affiancano le spese per la dotazione od il rinnovo delle attrezzature strettamente inerenti l’attività commerciale. Ci sono quindi gli investimenti specificamente finalizzati alla certificazione di qualità. Per quanto riguarda il commercio elettronico, gli incentivi possono riguardare anche i programmi d’investimento rivolti allo sviluppo ed al miglioramento qualitativo dell’e-commerce. Molto importante infine il fatto che le agevolazioni riguardino anche il credito d’esercizio, aspetto che ha sempre rappresentato un vero e proprio “tallone d’Achille” per le nuove imprese, soprattutto quelle realizzate dai giovani.

La normativa contiene una serie di norme di dettaglio per disciplinare i vincoli di destinazione, il monitoraggio degli interventi, i criteri e le direttive di concessione, la copertura finanziaria.

Ma vediamo su quale scenario questi provvedimenti vanno ad incidere.

Secondo dati elaborati dall’Unione regionale della Confcommercio, delle 39 mila imprese commerciali attive in Sardegna al settembre 2001, oltre 25 mila erano aziende al dettaglio. Raffrontate al totale delle imprese di tutti i settori (agricoltura, industria, commercio, turismo e servizi) operanti nell’isola, il commercio ne rappresentava ben il 28,7 per cento.

Riferendosi alla natalità ed alla mortalità delle imprese commerciali, nel periodo gennaio-settembre 2001 le nuove aziende superavano abbondantemente le 1.500 unità, contro le 1.250 circa di imprese che erano state costrette a chiudere battenti, con un saldo positivo che si avvicinava pertanto alle 300 imprese in più rispetto all’inizio del periodo preso in considerazione, essendo sopravissute ben il 20 per cento delle aziende nate. Facendo un raffronto con settori che potremmo definire “collaterali” in termini di caratteristiche dell’offerta verso il mercato, ad esempio quelli del turismo o dei servizi, si può facilmente osservare, sempre secondo i dati elaborati dalla Confcommercio (che si è basata su dati grezzi Istat) che nel turismo il numero delle imprese totali rappresenta meno del 20 per cento di quelle commerciali, e quello dei servizi solamente la metà circa. Sul piano della natalità e mortalità, inoltre, nel turismo solo il 10 per cento delle imprese nuove nate erano sopravissute, mentre nel campo dei servizi vi è stato un autentico boom con oltre il 30 per cento delle imprese rimaste come saldo fra natalità e mortalità.

Un capitolo importante riguarda ovviamente il mercato del lavoro, attorno al quale, certamente, ruotano gran parte delle politiche di sviluppo sia pubbliche che private. Emerge che su una popolazione di occupati di poco oltre 550 mila unità nel terzo trimestre del 2001, oltre il 16 per cento (più di 90 mila in termini unitari) era occupata nel settore della distribuzione. Con una divisione quasi a metà fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, con una leggera prevalenza (in proporzione al totale) per i primi.

Un dato significativo per comparare le diverse posizioni, viene inoltre dai dati concernenti la consistenza della grande distribuzione. Secondo fonti del ministero delle Attività produttive elaborate dal Banco di Sardegna, nel 2001 gli ipermercati sono saliti da 9 a 10 sul territorio regionale, i grandi magazzini hanno avuto un incremento superiore passando da 26 a 43 e così i supermercati cresciuti di 8 unità. Per quanto concerne la distribuzione delle nuove aperture commerciali per tipo di esercizio, si evidenzia che la crescita maggiore si è avuta in tutto il 2000, ultimi dati disponibili, fra gli esercizi che si potrebbero denominare “di vicinato”, e che gli incrementi tendono invece a scendere man mano che si passa agli esercizi medi, o grandi, segno di una nuova vitalità, presumibilmente, nel campo dei negozi “di affezione” legati alla dimensione di quartiere.

Se la legge è stata, come detto, approvata all’unanimità, tuttavia il dibattito nell’aula del Consiglio regionale è stato ampio, approfondito ed a tratti anche vivace e polemico. La discussione si è protratta per diverse sedute. In particolare è stato sottolineato il passo avanti che col provvedimento si compie, ma anche il fatto che per ora costituirebbe solamente un passo limitato, che non darebbe risposte esaustive al settore. Per quanto concerne le critiche rivolte da parte di alcuni settori della minoranza consiliare riguardanti la non sufficiente tutela delle piccole imprese e soprattutto delle “microimprese”, di fronte allo strapotere dei grossi centri finanziari della grande distribuzione (“le città mercato”), l’assessore Frongia ha replicato affermando che al contrario la grande distribuzione è stata bloccata in quanto da circa due anni non sono state rilasciate autorizzazioni.

Resta aperto ancora il nodo riguardante la classificazione delle imprese commerciali ed in particolare la determinazione dei confini entro i quali è possibile annoverare le “piccole imprese”.

Su questo dovrà incidere al momento opportuno la legge di disciplina generale dell’intero comparto, sulla quale si prevede potranno essere realizzate le fondamenta di un settore economico sempre più strategico in un quadro di sviluppo armonico ed omogeneo dell’economia sarda.