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Più dinamismo nell'economia del Sud Sardegna
di Gherardo Gherardini
Per il capoluogo sardo un nuovo sistema portuale
di Gianni Dessì
Una legge per Cagliari, città-guida della Regione

Osservatorio economico

 

Una legge per Cagliari, città-guida della Regione
di Gianni Dessì

 

Una proposta di legge dei consiglieri regionali Sergio Pisano e Pierpaolo Vargiu ritiene indispensabile da parte di tutti i sardi un importante sforzo di consapevolezza perché Cagliari possa svolgere pienamente il suo storico ruolo di città-guida, trainante per lo sviluppo dell’intera isola. Un ruolo che negli ultimi anni è stato più desiderato e annunciato che realmente svolto.                                                                     

 

La “risorsa Cagliari” per cambiare volto alla Sardegna. Questo il succo della proposta di legge presentata da Sergio Pisano e Pierpaolo Vargiu, consiglieri regionali dei Riformatori, che ritengono indispensabile, da parte di tutti i sardi, un importante sforzo di consapevolezza, perché Cagliari possa svolgere pienamente il suo storico ruolo di città-guida, trainante per lo sviluppo dell’intera isola. Un ruolo che dal dopoguerra ad oggi è stato più desiderato ed annunciato che realmente svolto. «In altre parole – spiega Vargiu – non è possibile pensare a “Cagliari  città turistica” o a “Cagliari capitale del Mediterraneo” senza interrogarsi su quali siano i motivi che abbiano sinora impedito la realizzazione concreta delle aspettative contenute all’interno di quegli slogan. E questo, sia ben chiaro, non per rivendicare diritti o primati nei confronti di altri, ma soltanto per mettere al servizio dello sviluppo e della crescita della Sardegna tutte le risorse, attuali e potenziali, del capoluogo di regione».
Secondo i Riformatori, deve farsi strada la consapevolezza che il “cambiamento di pelle”, che oggi tutti desiderano in Sardegna, passa attraverso la valorizzazione del suo capoluogo che, anche culturalmente, attraverso secoli di inurbamento, è davvero diventato la città-comunità di tutti i sardi, anche di quelli che hanno le loro origini nei centri fisicamente più lontani. «Negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento – prosegue Vargiu – coniugando la sua versatilità portuale con l’apertura mentale della sua popolazione, che cresceva numericamente alimentata dall’intera Sardegna, ma anche da apporti d’oltremare, Cagliari ha saputo porsi alla guida dei processi di innovazione che hanno attraversato e trasformato l’intera isola, promuovendo le radicali trasformazioni sociali e la crescita culturale ed economica che hanno di fatto traghettato la Sardegna nell’era moderna».
Oggi, quel ruolo si è affievolito e va recuperato. «Soltanto un grande sforzo di riappropriazione delle responsabilità del capoluogo nei confronti del resto dell’isola può aiutare a vincere la scommessa», sottolinea Massimo Fantola, leader dei Riformatori sardi. Una posizione, quella di Fantola, che nasce da lontano. Risale infatti ai primi anni Novanta, quando sosteneva con forza l’idea della costituzione dell’area metropolitana, alla stregua di quanto previsto dalla legislazione sugli enti locali e, soprattutto, sulla scia di quanto stava avvenendo in tutta Italia per regolamentare le grandi conurbazioni metropolitane, Roma e Milano in testa.
«Forse i tempi non erano maturi – riflette – e le resistenze e diffidenze dei comuni contermini hanno fatto il resto. E anche la stessa classe politica del capoluogo, va detto, non ha compreso appieno le implicazioni della proposta». Ma oggi, secondo Fantola, nessun cagliaritano, nessun sardo può essere così miope da vedere in Cagliari una “città matrigna”, cui rivolgersi di malavoglia per i servizi che offre e per le opportunità che comunque in essa sono concentrate. O, peggio ancora, una città che assorbe le risorse economiche e “scarica” sull’hinterland i problemi esistenziali e residenziali.
«Occorre dunque una visione diversa, innovativa – aggiunge Sergio Pisano – partendo da un dato inconfutabile: a fronte della contrazione del numero dei residenti, registrata negli ultimi vent’anni all’interno dei confini comunali, anche per via dell’autonomia raggiunta da Monserrato, Elmas e Quartucciu, la popolazione complessiva dell’area metropolitana ha superato i 400 mila abitanti. Questo fatto, unitamente al conseguente sviluppo economico, ha determinato un profondo cambiamento del ruolo della città di Cagliari, che ha visto ampliarsi e rafforzarsi la sua funzione di servizio nei confronti dei comuni dell’area vasta, diventando il baricentro di una notevole quantità di spostamenti veicolari e di persone».
«Ma la nostra proposta non si ferma qui – osserva Pierpaolo Vargiu. Oggi Cagliari non rappresenta soltanto un pur importante “punto di riferimento interno all’isola”, ma costituisce la porta di ingresso dell’intera Sardegna, l’immagine urbana della sardità, la città “biglietto da visita” dell’isola, quella che maggiormente può contribuire ad attirare risorse umane e capitali esterni, funzionali al complessivo sviluppo di tutta la Sardegna. In altre parole, molto più che in altre regioni italiane, il capoluogo rappresenta una vera e propria “città-regione”, pienamente integrata nel contesto della sua area vasta, che è estesa ben oltre i confini della stessa provincia, sino a ricomprendere idealmente l’intero territorio isolano».
Per fare un esempio, è come se la Sardegna, con poco più di un milione e mezzo di abitanti, fosse un’unica città di medie dimensioni, con un terzo degli abitanti concentrati nella grande conurbazione cagliaritana e le periferie sparse diffusamente sul resto del territorio.
Si sposa con questa visione l’affermazione che una “legge per la capitale” è in realtà “una legge per l’isola”, per cui si sgombra il campo dalle paure di chi potrebbe pensare ad un’iniziativa di consiglieri regionali “cagliaritani” per sancire la supremazia del capoluogo, a scapito delle altre realtà isolane. Lo conferma quanto scritto nella relazione che accompagna la proposta di legge dei Riformatori: «Oggi, proprio dall’inesauribile spinta al cambiamento di cui Cagliari è capace, tanti sardi aspettano quel vento di civiltà nuova che può far viaggiare la Sardegna, fiera della propria millenaria cultura e delle proprie tradizioni, verso la prospettiva dell’integrazione europea, all’insegna di una competitività che trova solidità e radici nelle peculiarità della nostra terra. Quelle peculiarità di isolamento, di scarsa densità demografica, di piccola dimensione dei comuni, di ampie zone interne di elevato pregio ambientale che sino a ieri sono state un freno allo sviluppo, ma che oggi possono invece diventare le colonne portanti della nostra competitività, nella diversità».
Ed ecco la ricetta dei Riformatori: prima di tutto, individuare i fattori che ostacolano lo sviluppo e condannano la città di Cagliari e l’isola intera ad una visione politica che rincorre i problemi, sempre condizionata dalle logiche dell’emergenza. In secondo luogo, adottare una visione strategica proiettata verso il futuro, individuare le finalità da perseguire e su di esse calibrare l’attività di programmazione.
Nella “legge per Cagliari” vengono individuate nove grandi aree di intervento, ciascuna delle quali meritevole di sviluppi e approfondimenti.
La prima riguarda il completamento del sistema portuale per le funzioni commerciali e turistiche e le necessarie connessioni intermodali, con l’obiettivo di realizzare il porto turistico e la “grande piazza sul mare” lungo la via Roma, interrando la viabilità di scorrimento e consentendo l’accessibilità pedonale del lungomare, sino a Sant’Elia. «Il recupero dell’area di water front, il rilancio di attività sia produttive, che di turismo e di tempo libero, legate all’acqua – spiega Fantola – consentono di riesaminare la relazione tra la città e il porto, riattribuendo a quest’ultimo il ruolo di “porta di accesso” alla città e alle risorse presenti oltre la costa, nell’entroterra. Progettare sull’acqua, o nelle sue prossimità, significa voler rivitalizzare l’area cittadina circostante, recuperare gli antichi edifici portuali e di contorno per nuovi usi, creare armoniche compresenze a cavallo tra conservazione e innovazione, riallacciare un dialogo, da troppo tempo interrotto, tra il porto e le sue trasformazioni e la città intera».
La seconda area di intervento riguarda la riqualificazione delle aree degradate del Centro storico cittadino, curandone la connessione con le aree subcentrali e periferiche, in un complessivo piano di risanamento e caratterizzazione dei singoli quartieri della città.
La terza: definire il sistema dei parchi urbani e delle zone umide dell’area metropolitana, inserendolo in un complessivo progetto di qualità delle risorse ambientali e culturali con valenza regionale, che preveda anche il ripristino del “sistema spiaggia” sino a Capoterra, con delocalizzazione oltre lo stagno della viabilità veloce.
«La quarta area di intervento – spiega Vargiu – punta a sviluppare il “sistema turistico cittadino”, attraverso la connessione e la valorizzazione dei siti di interesse archeologico, monumentale, museale e tipico presenti all’interno della città, la costituzione di un polo del turismo, dello spettacolo, della congressualità, che preveda la riqualificazione degli spazi fieristici e la loro fruibilità per l’intero anno, l’acquisizione e il riuso degli edifici della Manifattura Tabacchi e del Carcere di Buoncammino».
Al commercio e al suo sviluppo è dedicato il quinto obiettivo, che prevede di supportare, anche con forme di compartecipazione pubblico-privato, il “centro commerciale naturale” rappresentato dalle attività e dalle peculiarità del Centro storico, anche attraverso la definizione di percorsi guidati dello shopping, della degustazione, della ricostruzione della storia della città e attraverso lo sviluppo sistematico dell’utilizzo della concessione degli spazi pubblici all’aperto per attività di ristoro e svago.
La sesta e la settima area di intervento riguardano il patrimonio immobiliare cittadino. Da una lato, si propone il censimento dei beni cittadini di proprietà del Comune, della Provincia e della Regione, predisponendo un progetto di utilizzo di interesse generale, che preveda anche la possibile acquisizione da parte di privati di aree o edifici funzionali a tali obiettivi. Dall’altro lato, il censimento delle aree cittadine di proprietà del demanio dello Stato, individuando quelle di maggior interesse sociale per la città e attivando tutte le procedure (comprese quelle onerose) finalizzate all’acquisizione.
Una specifica area di impegno riguarda la ricerca scientifica, la formazione universitaria, la diffusione delle conoscenze informatiche e della lingua inglese. «Infine – conclude Sergio Pisano – abbiamo previsto l’istituzione del premio internazionale “Cagliari città futura”, da abbinarsi ad un convegno biennale che metta a confronto le possibili scelte di sviluppo della città con altre realtà europee e mondiali».
«Ovviamente – rileva Fantola – la funzione più importante è quella di coordinamento per il raggiungimento degli obiettivi e l’individuazione delle priorità, anche alla stregua di tutti i progetti esistenti che abbiano una ricaduta sulla città di Cagliari. Per questo motivo, abbiamo previsto l’istituzione di una specifica Commissione, presieduta dal presidente della Regione e composta dal Sindaco di Cagliari, dal Presidente della Provincia e da un sindaco, eletto dalla Conferenza dei sindaci dell’area vasta cagliaritana». Sarà questa Commissione a redigere un Piano annuale e un Piano quinquennale degli interventi, che dovranno essere approvati dal Consiglio comunale del capoluogo. E sempre la stessa Commissione potrà proporre il coinvolgimento dei privati nella pianificazione degli interventi, tramite l’attivazione dello strumento del project  financing.
La gestione amministrativa e contabile dell’attività prevista nella proposta di legge dei Riformatori è affidata ad uno specifico ufficio, da costituirsi presso la Presidenza della Giunta regionale, tenuto anche a presentare una relazione annuale sullo stato di attuazione del programma. Infine, la dotazione finanziaria: cento milioni di euro all’anno per cinque anni.
Per concludere, va detto che l’accoglienza riservata alla proposta di legge di Vargiu e Pisano è stata delle migliori: consensi e sostegno sono arrivati dal sindaco di Cagliari, Emilio Floris, e dal presidente della Provincia, Graziano Milia, nonché dal rettore dell’Università, Pasquale Mistretta.
E adesso? «Abbiamo gettato un sasso nel centro dello stagno – afferma Fantola – e aspettiamo che le onde si propaghino in tutte le direzioni L’imminenza delle elezioni politiche e amministrative suggerisce una pausa, anche per evitare che la nostra proposta venga strumentalizzata o malintesa. Subito dopo la tornata elettorale, torneremo sull’argomento e chiameremo tutte le forze politiche a confrontarsi sul nostro progetto per Cagliari, e la Sardegna, del futuro»